Il Priorato dell’Albero delle Arance

Era una tranquilla giornata di inizio marzo a Fanficcinopoli. Gli alberi iniziavano a ricoprirsi di foglioline e di fiori e le giornate finalmente stavano perdendo il freddo pungente che le aveva caratterizzate fino a quel momento.

Ononoki si stava dirigendo nuovamente verso la casa dei recensori per potersi dedicare ad una nuova recensione, questa volta molto più breve. Non era accompagnata da nessuna delle sue precedenti compagne di viaggio: Komi-san e Kanna avevano scuola e non potevano assentarsi mentre Mangle si era letteralmente persa nell’immenso Freddy Fazbear’s Mega Pizzaplex e non era ancora riuscita a trovare il modo di uscirne. Sicuramente sarebbe andata a cercarla, ma adesso la precedenza l’aveva la recensione.

Per non muoversi totalmente da sola, aveva deciso di reclutare un’altra delle innumerevoli waifu che abitavano la mente di MangleTheFox96, ovvero Alcina Dimitrescu, che nel tragitto dall’ingresso della città (in cui si era ritrasformata dalla sua forma di “drago” in “umana” dopo aver offerto un passaggio a Noki) al condominio dove si trovava l’appartamento dei recensori aveva attirato un sacco di sguardi da parte degli abitanti e non solo perché era bellissima e molto formosa, ma soprattutto perché era alta 2,90 metri.

«Dimmi di nuovo il motivo per cui mi sono dovuta scomodare dal mio castello» disse Alcina in tono abbastanza seccato, chiaramente non proprio lieta di essere lì.

«Siamo qui perché devo scrivere una recensione. La casa dei recensori è un posto tranquillo dove posso scrivere in santa pace e senza disturbi» rispose Noki in tono monocorde, come al solito.

«E il mio castello non andava bene? Potevi stare in una delle sue innumerevoli stanze e io non mi sarei dovuta prendere un tale fastidio» replicò la donna.

«No che non andava bene… in quei pochi minuti che ho trascorso lì dentro per chiederti di farmi compagnia, sono stata aggredita a turno dalle tue figlie, che mi sono venute addosso sotto forma di sciame di insetti e sono dovuta scappare per non essere mangiata viva, tutto puzza in maniera insopportabile di sangue e morte e da fuori si sentono continui lamenti e urla e altri schiamazzi degli abitanti del villaggio o degli zombie prigionieri nelle tue segrete. Non mi pare un posto vivibile da una persona sana né tantomeno è un posto dove poter lavorare» rispose Noki questa volta con un tono pieno di disapprovazione, girandosi a guardarla con un’espressione che sembrava dire “Ma sei seria?”.

«Uuuuuh quante storie per un po’ di cattivo odore e di rumore… e poi le mie figlie si annoiano a stare sempre tra di loro, avranno visto una nuova persona in giro e volevano coinvolgerti in qualche loro gioco. Comunque ho un’altra domanda: perché devo tenerti in braccio come fossi una bambola… e perché la tua borsa pesa così tanto?! Cosa ci hai messo dentro, dei macigni?» chiese Alcina.

«Uuuuuh quante storie per un po’ di peso in più» rispose Noki con tono canzonatorio, con braccia e gambe penzoloni data la sua posizione sopraelevata tra le braccia di Alcina, «Non penso sia un problema per un donnone come te sollevare me e la borsa. E poi nella borsa c’è il soggetto della recensione, senza mi sarebbe un po’ difficile scriverla».

Dopo essere arrivate al condominio, dato che avevano trovato il portone aperto, entrarono e salirono fino al terzo piano. Noki provò a suonare il campanello più volte, ma nessuno aprì la porta.

«Mi sa che non c’è nessuno in casa…» disse Noki in tono pensieroso. «Però magari c’è una chiave di riserva da qualche parte.

«Non dirmi che siamo venute qui per nie- oh, forse è questa…» disse Alcina, che procedeva con la testa leggermente chinata per via del soffitto basso, prendendo qualcosa da sopra lo stipite della porta.

«Solo Evgenij – sama può averla messa lì la chiave… dovrebbe essere più comprensivo per le persone basse come me» disse Noki, aprendo la porta d’ingresso e guardando all’interno, «Sembra proprio che non ci sia nessuno» sussurrò, entrando poi dentro casa.

«Aaaah la mia povera schiena… però almeno questa casa ha i soffitti abbastanza alti» disse Alcina soddisfatta, andando poi a controllare il resto delle stanze della casa per assicurarsi che non ci fosse veramente nessuno in casa.

Noki invece si sistemò al tavolo dopo aver aperto una finestra. Poi, dopo aver recuperato una sedia che sembrava abbastanza resistente, ci fece sedere sopra Alcina, ritornata dal suo giro di perlustrazione, e si sedette a sua volta sulle gambe della contessa.

«Allora, hai trovato qualcuno?» chiese Noki, sistemandosi per bene sulla sua nuova “sedia”.

«No, nessuno… a parte un tizio che stava chiuso in un armadio. Me ne sono accorta perché avevo visto del fumo uscire fuori dallo spiraglio tra le due ante e pensavo che qualcosa avesse preso fuoco… e invece era lui, che stava fumando quello che penso sia oppio dall’odore che aveva e che, appena mi ha vista, ha detto “Non fare caso a me. Di solito vengo qui perché non posso beccarmi qualcosa qua dentro”… gli ho anche chiesto chi sia e mi ha detto che è uno dei recensori e si chiama Spectrethief» spiega Alcina senza mostrare il benché minimo turbamento.

«Oh, lo conosco». Dopo qualche secondo di silenzio, Noki fece spallucce e disse:«Se la prossima volta è ancora lì, gli chiedo di fare un cameo nella mia prossima recensione».

«Quindi il mio scopo oggi è solo quello di farti da cuscino?»

«Esattamente. Bene, possiamo cominciare».

Buongiorno e benvenuti in una nuova recensione! Io sono MangleTheFox96 e oggi sono qui per parlarvi non di una fyccina, ma di un libro che mi è effettivamente piaciuto, e anche molto.

Sto parlando de “Il Priorato dell’Albero delle Arance” di Samantha Shannon, libro del 2019 che ho acquistato in una libreria di Orvieto l’anno scorso, mentre ero lì per partecipare ad una campagna di scavo archeologico.

Ad attirarmi non solo è stata la mole del libro, perché stiamo parlando di un mattone di ben OTTOCENTO PAGINE, ma anche la singolare caratteristica di avere tutti i tagli (superiore, davanti e inferiore) di colore arancione acceso e anche e soprattutto una meravigliosa copertina sui toni dell’arancione e del blu con un dragone che si avvolge con le sue spire intorno alla torre di un edificio. Inoltre mi era anche stato consigliato da alcuni miei amici con cui ero andata in libreria e avevo proprio voglia di un nuovo mattone autoconclusivo da leggere.

Ma parliamo ora di cosa contiene questo libro, che è il motivo principale per cui ho voluto scrivere questa recensione.

Come sinossi vi riporto quella presente nella quarta di copertina, perché io non sono brava a riassumere qualsiasi cosa, soprattutto se mi è piaciuta, e finirei per lanciarvi addosso qualche sgradevole spoiler.

“La Casata di Berethnet ha regnato sul Reginato di Inys per mille anni. Ora però sembra destinata a estinguersi: la regina Sabran Nona non si è ancora sposata, ma per proteggere il reame dovrà dare alla luce una figlia, un’erede. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell’ombra e i tagliagole inviati ad ucciderla da misteriosi nemici si fanno sempre più vicini. A vegliare segretamente su Sabran c’è però Ead Duryan: non appartiene all’ambiente della corte e, anche se è stata istruita per diventare una perfetta dama di compagnia, è in realtà l’adepta di una società segreta e, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita ad Inys.

Al di là dell’Abisso, in Oriente, Tanè studia per diventare cavaliere di draghi sin da quando era bambina. Ma ora si trova a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. In tutto ciò, mentre Oriente e Occidente, da tempo divisi, si ostinano a rifiutare un negoziato, le forze del caos si risvegliano dal loro lungo sonno.”

Da dove posso partire? Iniziamo dagli aspetti solitamente problematici nelle fyccine.

Le protagoniste, come credo abbiate capito leggendo la sinossi, sono tutte delle donne, anzi delle ragazze, data la loro giovane età. Questo è un aspetto che mi è piaciuto molto, dato che non si vedono spesso delle protagoniste femminili cazzute come lo sono loro. Ovviamente ci sono anche dei personaggi maschili, anche parecchi, ma coloro che portano avanti la trama sono fondamentalmente Ead e Tanè, soprattutto per un aspetto che verrà rivelato verso il finale.

Parlando in generale dei personaggi… sono tanti. Tantissimi. Soprattutto nella parte iniziale del libro, che è ambientata alla corte di Sabran Nona, popolata da stormi di cortigiani, dame di corte di diversi livelli, guardie e quant’altro. Personalmente parlando, ho impiegato circa un centinaio di pagine per riuscire a ricordare i nomi dei personaggi più rilevanti con relativo ruolo, quindi non spaventatevi, basta darvi un po’ di tempo e pagine e riuscirete a sopravvivere alla mole dei personaggi.

Per quanto riguarda la costruzione dei personaggi, la trovo fatta molto bene. Ovviamente ci sono personaggi che ho amato dall’inizio, che ho odiato dall’inizio e su cui mi sono ricreduta strada facendo, ma le loro azioni e le loro decisioni sono coerenti con il loro carattere e la loro personalità.

Mai mi sono sorpresa delle loro scelte, perché leggendo arrivi a conoscerli bene e quindi capisci che agiscono coerentemente con il loro modo di pensare, quindi fortunatamente non ci sono personaggi che vanno totalmente OOC (out of character, per chi non conosce il gergo internettiano) e si mettono a fare robe totalmente a caso. Anche le relazioni che si sviluppano tra i vari personaggi, sia passate che presenti, le ho trovate molto emozionanti e coinvolgenti e soprattutto naturali e non forzate, ed ho apprezzato particolarmente le due relazioni LGBTQ+ che sono presenti. Ammetto di essere leggermente di parte perché sono una fujoshi accanita, però in un mondo di relazioni etero che ci sono sparate addosso da ogni direzione, è stato un inserimento che ho apprezzato.

Passando alla questione POV, il libro è narrato in terza persona e non sono presenti POVs, o meglio, sono presenti, ma in una forma diversa. Non abbiamo i POVs in terza persona del Trono di Spade, ma dei POVs “spaziali”: a seconda del personaggio protagonista del capitolo, c’è la regione dove si trova a dare il nome al capitolo, ovvero “Occidente”, “Oriente” e “Meridione” (accompagnate da un disegnino carino), il che è molto utile visto che nel romanzo ci sono molti personaggi che fanno lunghi viaggi, quindi in questo modo subito ricordi dove si trovano.

In nostro soccorso arriva anche una comodissima mappa presente tra le prime pagine del libro, che illustra il mondo in cui è ambientata tutta la storia, con nomi di città, monti, laghi, fiumi, deserti e ogni altro elemento fosse necessario. Solo un paio di luoghi erano assenti dalla mappa, mentre il resto erano presenti e sono stati di enorme aiuto per non perdermi mentalmente.

La mappa è assolutamente necessaria perché si tratta di un mondo enorme, variegato, con caratteristiche proprie, che vanno dal clima alla religione alle usanze e agli abitanti stessi. La dovizia di particolari e la cura con cui ogni posto è stato reso unico è veramente impressionante. Leggendo, ti accorgi che sei in un posto differente anche senza leggere il “nome” del capitolo, proprio perchè ogni posto ha una propria identità.

Purtroppo non tutti i luoghi hanno avuto la stessa presenza di altri all’interno del libro, come ad esempio l’Impero dei Dodici Laghi, presente solo nella parte finale e a mio parere molto affascinante e del quale mi sarebbe piaciuto leggere altro, e il Regno di Hròth, solamente citato e per nulla trattato, di cui è presente solo un ambasciatore nel corso della storia, ma è bastato ad incuriosirmi e farmi venire la voglia di conoscerlo meglio.

La particolare attenzione riservata alla costruzione di miti e di religioni mi ha colpito non solo perché hanno una grande importanza all’interno della storia, ma anche perche contribuiscono a rendere uniche le varie regioni. In particolare è stato molto interessante, durante la lettura, scoprire pian piano la “vera” versione di uno dei miti: ero lì, incredibilmente curiosa, a chiedermi il perché era stata creata l’altra versione e ad avere una spasmodica voglia di sapere tutta la storia.

Altro elemento della storia che mi è piaciuto molto sono i draghi. Sì, gran parte della storia ruota attorno a loro, come si può capire anche dalla copertina, e, in un certo senso, l’autrice è riuscita a rendere uniche anche delle creature iper abusate come i draghi, con delle caratteristiche che non ho visto altrove. I miei preferiti sono i draghi dell’Oriente e dell’Impero dei Dodici Laghi, e spero che questo non sia uno spoiler troppo grande. Inoltre, il libro ha parecchie altre creature, ovviamente legate a determinati luoghi che vanno quindi a creare anche una fauna specifica in ogni regione.

Parlando dello stile di scrittura, l’ho trovato, fluido, curato, con delle descrizioni che sono riuscite a farmi immaginare abbastanza bene i luoghi, i personaggi e gli eventi (nonostante io abbia una certa difficoltà ad immaginare una qualsiasi cosa leggendo le descrizioni in generale). Non mi ha creato difficoltà iniziali, come mi è successo con la saga dell’Attraversaspecchi (quando ho iniziato il primo libro, lo stile particolare mi ha stranita e mi ci è voluto un certo numero di pagine per abituarmici), e letteralmente mi sono ritrovata a divorare interi capitoli senza che nemmeno me ne accorgessi. Inoltre il testo presenta diversi vocaboli inusuali, quindi vi consiglio di consultare di tanto in tanto il glossario che si trova a fine libro. Io ne ho scoperto l’esistenza mentre leggevo la parte finale del libro, quando ormai non mi serviva più consultarlo *inserire faccina triste*.

Ma il pezzo forte, ovviamente, è la trama. Parte lenta, con una lunga parte iniziale piuttosto statica perché i personaggi rimangono tutti nello stesso luogo, ma man mano prende velocità e all’improvviso ti ritrovi a correrle dietro, cercando di stare al suo passo. Iniziano a susseguirsi una serie di colpi di scena che ti lasciano letteralmente a bocca aperta, ma non fai in tempo a riprenderti che succedono altri eventi imprevisti e ti ritrovi con le palpitazioni e gli occhi incollati alle pagine senza avere la minima voglia di staccarli. Soprattutto nella seconda parte del libro, in cui l’universo si espande e inizi ad esplorare tutto il mondo conosciuto e iniziano a susseguirsi scontri e combattimenti all’ultimo sangue, diventa veramente difficile interrompere la lettura. Ricordo di essermi ritrovata a leggere nella luce scarsa all’interno del pullman, in uno dei miei viaggi di ritorno all’università verso le 18 del pomeriggio, mentre sforzavo la mia vista ma non riuscivo a chiudere il libro, poi la voglia di strapparmi i capelli dalla disperazione perche dovevo metterlo via per forza visto che dovevo scendere dal bus.

Era veramente da tanto tempo che non leggevo qualcosa di così travolgente, affascinante, appassionante, emozionante. Un libro che mi ha preso pagina dopo pagina e mi ha lasciato un immenso vuoto dopo averlo finito. Ecco, ho provato le stesse sensazioni che ho provato quando ho finito la quarta stagione di Attack on Titan, quel misto di incredulità al pensiero che sia finito, di vuoto interiore e di immensa tristezza nel dover abbandonare quei personaggi che hai finito per amare dopo ottocento pagine insieme.

Ci sono stati dei momenti in cui pensavo che l’autore fosse diventato all’improvviso George Martin (lascio a voi la scelta del motivo) e il mio povero cuoricino si è ridotto in tanti pezzettini, ma fortunatamente tutta quest’epopea ha un lieto fine. Un lieto fine che mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, ma sono sicura che è solo un mio pensiero, dato che preferisco dei finali felici e soprattutto non aperti. L’unica cosa che mi ha lasciato veramente perplessa è il “finale” di Tanè: cosa è successo, perché è successo, ma prima di tutto ditemi che sta bene! Non potete tagliare la faccenda così! E pensare che il libro è autoconclusivo mi fa arrabbiare! DITEMI COME STA TANÈ! NON POSSO RIMANERE CON QUESTO DUBBIO!

Inoltre questo è un libro che ti sorprende anche una volta chiuso. Guardate cosa ho scoperto per caso all’interno della sovraccoperta! Absolutely gorgeous!

In conclusione è libro che consiglio assolutamente. Costa ventisette euro ma sono assolutamente ben spesi. E so che l’autrice ha già pubblicato un nuovo libro, ovvero un prequel de “Il Priorato dell’Albero delle Arance” che si chiama “Un Giorno di Notte Cadente”, e scopro adesso che è stato finalmente tradotto in italiano. Leggo la trama e già fremo dalla voglia di leggerlo… e c’è un personaggio del Regno di Hròth! Yay!

Sarà mio, su questo potete esserne certi… e magari tornerò a consigliarvi anche questo secondo volume. Prima di quel giorno, statemi bene, leggete, scrivete e fate quello che più vi piace. Ci vediamo con la recensione di “Lost Heart”… e spero di non impiegarci un anno e mezzo questa volta.

«Quando mi hai scritto che mi avresti cercata, io ti ho pure creduta… ma dopo cinque ore mi sono detta che era impossibile che ancora non mi avessi trovata… ed ecco il motivo» disse Mangle in tono irritato, mentre si avvicinava ad una Noki impegnata a liberare dalle cianfrusaglie un certo vano dentro un certo qualcosa.

«Se avessi continuato a cercarti, probabilmente l’avrei perso di vista… sai quanto sono attivi… tu ne sei un esempio, insomma» rispose Noki, ancora con la testa dentro al vano.

«Ti ho trovata solo perché uno S.T.A.F.F. Bot completamente a caso mi ha detto che c’era un intruso in questa zona… probabilmente pensava fossi una dei quattro… avresti almeno potuto avvisarmi, qui il cellulare prende, non hai scuse» continuò Mangle, iniziando anche lei a spiare dentro il vano per vedere cosa ci fosse di così interessante.

Noki tacque per un momento, finalmente mostrando un po’ di senso di colpa per essersi dimenticata dell’amica, poi ritornò alla sua solita espressione:«Se ti ha scambiata per Roxanne, bisognerebbe veramente fare un miglioramento della vista a questi robottini. Insomma, si vede lontano un chilometro che non sei lei, anche se eri nella tua forma “migliore”»

«Non so se prenderlo come un insulto o un commento neutrale… ma si può sapere cosa stai combinando? E cos’è tutta questa spazzatura per terra?» chiese Mangle, indicando tutto il ciarpame sparso sul pavimento.

«Vorrei usare questo vano per infilarmici e farmi trasportare da lui fino alla casa dei recensori, quando andremo a recensire il prossimo capitolo della serie, “Lost Heart”… e tutta questa roba l’ho trovata all’interno, probabilmente l’avrà lasciata quel marmocchio durante una delle sue numerose “visite”… ah, ho anche trovato una torta al cioccolato molto carina qui dentro, potremo mangiarla noi più tardi» disse Noki allegramente, chiaramente contenta per la torta.

«Ma non hai paura di farti male là dentro?» chiese ancora Mangle, osservando adesso con scetticismo il vano.

«Oh suvvia, questa di certo non è una springlock suit e Gregory non è mai morto in una delle sue incursioni qua dentro, quindi stai tranquilla che non mi succederà niente» affermò con sicurezza Noki, cercando di tranquillizzare l’animatronico.

Mangle decise di ignorare Noki e di rivolgersi direttamente a lui:«Senti, io non posso fermarla dal fare questa cosa rischiosa, quindi assicurati che sia al sicuro e che non si faccia male là dentro, se no sarò costretta a smontarti peggio di Monty Gator e Chica messi insieme. Sono stata abbastanza chiara, Freddy?» proferì con tono gelido, lanciando via il sound illusion disc e ritornando alla sua forma originale, con i suoi occhi gialli che brillavano nella penombra.

«Certo, puoi fidarti di me… campionessa» disse Glamrock Freddy con un sorriso.

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