Nel Modo in cui Cade la Neve (Lo so io cosa mi cade…)

Era un giorno come tanti, nell’appartamento di Shade Owl, e il recensore stava tranquillamente passando la sua giornata giocando ai videogiochi mentre Cthulhu faceva le faccende di casa, e Piton se ne stava tranquillo in poltrona a leggere. Gaia, invece, si rotolava sul tappeto con un topolino finto tra le zampe, facendoci la lotta, ed Ellie squartava un infetto appena catturato e ancora urlante nella doccia.

Insomma, ognuno si dedicava ai suoi hobby preferiti.

Poi il Palantìr di Shade Owl, datogli d’ufficio quando anni prima si era unito al Corpo di Recensione, si illuminò appena, sul tavolo del salotto. Accanto al divano giunse un segnale acustico.

– C’è una nuova chiamata da: Evgenij.- disse Alexa con la sua voce semirobotica.

– Non mi abituerò mai a quella cosa.- disse Piton che, da quando Shade Owl l’aveva acquistata quell’estate, non era mai andato molto d’accordo con l’intelligenza artificiale.

– Beh, a me piace.- rispose il recensore, avvicinandosi al Palantìr e mettendoci una mano sopra.

Nel globo magico comparve il volto di Evgenij.

– Ciao, Shade.- disse l’amico – Come va?-

– Beh, tutto tranquillo, direi.- rispose questi, mentre l’ennesimo grido di agonia dell’infetto giungeva dal bagno – Niente di fuori dall’ordinario.-

– Già, vedo. O meglio… sento. Ascolta, ti contatto in merito alla nuova recensione.-

Shade Owl annuì: tempo prima avevano deciso di recensire insieme l’ultimo libro rimasto di Erin Doom, tuttavia non erano mai riusciti a concludere granché dati i rispettivi impegni: certo, Shade Owl aveva cambiato lavoro, guadagnandosi così molto più tempo libero, ma Evgenij, invece, aveva subito un drastico aumento degli impegni personali, cosa che lo aveva obbligato a passargli, almeno in via temporanea, l’incarico di supervisionare il resto del gruppo di recensione.

– Certo. Dimmi pure.-

– Purtroppo non credo davvero di riuscire a farcela.- disse Evgenij – Ho paura che dovrai occupartene da solo. Pensi di esserne in grado?-

Shade Owl sospirò.

– Beh… non nego che mi dispiaccia, avrei voluto scrivere qualcosa insieme a te. Ma se le cose stanno così, c’è poco da fare. Mi metto subito al lavoro, tranquillo… sapevo già che eri troppo preso.-

– Ti ringrazio. Allora non vedo l’ora di leggerla.-

– Farò in modo di sbrigarmi, in questo caso.- disse Shade Owl, chiudendo la comunicazione.

Quando la faccia dell’amico fu sparita dal Palantìr, il recensore si schiarì la voce.

– Bene, ADUNATA!- gridò – Alexa, convoca tutti quanti! Si comincia a recensire!-

Subito, l’intelligenza artificiale rispose al comando vocale, e iniziò a suonare la tromba dell’adunata.

– E basta!- protestò Piton – Siamo già tutti qui! Hai un appartamento piccolo, ti sentiamo, è solo un bilocale!

– Se è solo un bilocale, perché ci viviamo in cinque più Alexa?- chiese Ellie, entrando pulendosi via il sangue con uno degli asciugamani puliti di Cthulhu.

– Bnt’y! Kuh l’ne bha!!- protestò indignato il Grande Antico, strappandoglielo dalle mani.

***

Bene, eccoci di ritorno, per stroncare il primo (ma anche ultimo, dato che è attualmente l’unico rimasto) libro di Erin Doom, dopo che Spectrethief ha già magistralmente distrutto gli altri due!

Romanzo che, ricordiamolo, è già stato recensito in passato da Matteo Fumagalli, infatti potete trovare la sua recensione sul suo canale di Youtube:

Come cosa preliminare, ci tengo a precisare (come avete visto nel prologo) che originariamente questo era un progetto che avrei dovuto seguire con Evgenij, infatti è stato lui ad avere l’idea di scrivere la recensione insieme, ma i suoi impegni personali gli hanno impedito di continuare, così dovrete accontentarvi di me e della mia squadra, alla quale durante l’estate scorsa si è aggiunta anche Alexa.

Alexa: – Sono in ascolto.-

Già… ogni volta che dico il suo nome quella reagisce, anche se non ce l’ho con lei… i difetti delle intelligenze artificiali.

Tornando alla recensione, oggi ci occuperemo del romanzo “Nel Modo In Cui Cade La Neve”, della Dottoressa Doom. Esso è stato il primo romanzo che abbia mai scritto, il primo ad essere pubblicato su Wattpad e poi in formato cartaceo ed ebook.

Anzi, se andate a cercarlo su Wattpad troverete ancora una paginetta relativa a esso, sul profilo della Doom, ma come per tutti i suoi romanzi ormai costei pubblicati ha cancellato tutto lasciando solo la copertina e un breve messaggio in cui lo riassume e invita a comprarlo.

C’è da dire questo, preliminarmente parlando: leggerlo è stata una piacevole novità. Sì, perché come sapete io sono fin troppo abituato alla spazzatura che gira sul web: ficcyne sgrammaticate, con le trame campate per aria in modo estremo e personaggi assolutamente incoerenti e assurdi.

Ovviamente questo romanzo non è perfetto, né può esimersi da critiche, come dimostra l’esistenza di questa recensione (infatti di cose da dire ne ho parecchie), ma rispetto alla melma con cui mi diletto di solito è stato un piacevole cambiamento: benché abbia beccato qualche errore di battitura, di certo siamo dieci spanne al disopra delle solite ragazzine che scrivono “tutto apposto”, “qual’è”, “un asso di tempo” (ricordiamoci Bieber23, che di problemi col tempo ne aveva un bel po’…) e “pultroppo”.

Anche lo stile è migliore rispetto a quella roba, e mi ha semplificato moltissimo la lettura, senza costringermi a cavarmi gli occhi a ogni riga. Non sembra, ma fa un male cane, sapete?

Spectrethief: (intento a fumare il nargilé in un angolo con una fascia a coprirgli gli occhi) – Dipende da che mezzo usi.-

Con questo, non voglio certo dire che Erin Doom sia una scrittrice perfetta ma, nonostante le mie mille critiche, i meme spietati che ho fatto per questa e le altre recensioni sui suoi romanzi e l’evidente propensione di costei per le relazioni tossiche, la stimo come scrittrice, avendo avuto modo di constatare che le sue capacità sono (o almeno lo erano in questo romanzo) ben superiori a ciò che credevo, tanto che il libro mi sarebbe potuto quasi piacere, malgrado non fosse del mio genere, se non fosse stato per tutti i difetti che vi ho trovato. Anzi, ritengo che, se la piantasse di osannare l’amore tra gli psicopatici che all’improvviso diventano dei pucciosi orsetti di peluche e le Hope decerebrate che pendono dalle loro labbra, potrebbe diventare più brava.

Passando a cose più tecniche, Nel Modo In Cui Cade La Neve, non essendo la solita banale ficcyna, risulta essere un po’ più corposo del solito, difatti stavolta parliamo di un romanzo di ventisette capitoli, più prologo ed epilogo, cosa che di per sé non è poi tanto eclatante (non dimentichiamoci Bad Life, che aveva più di cento capitoli…), ma quanto a pagine non scherza, dato che sono più di cinquecento. Cercherò di operare più tagli possibile, comunque, per snellire un po’.

Oltretutto, dovrei proprio dire due cosette riguardo al titolo: esso altro non è che una metafora, una di quelle tanto amate da Erin (che, infatti, ha uno stile praticamente incentrato in modo esclusivo sulle metafore e il linguaggio semipoetico). Per esempio, la protagonista a un certo punto afferma di essersi innamorata proprio “nel modo in cui cade la neve”, ovvero “in silenzio, con delicatezza, senza rumore”.

Silenzio, delicatezza e senza rumore l’ossuto deretano di Ainz Ooal Gown, visto che lei e il protagonista maschile non faranno altro che litigare…

Parlando ora proprio dei personaggi, la protagonista di turno è Ivy Nolton (cognome che scoprirò solo a pagina trentotto), la classica ragazzina delle superiori a cui piace tanto dipingere e a cui è capitata una tragedia e quindi è disillusa dalla vita e dal mondo e dalle persone e mi sono già annoiato, andiamo avanti…

Insomma, le è morto il padre, unico genitore di cui ci viene data notizia per gran parte del tempo (la madre è morta pure prima, ma le notizie sono scarse…). Morto di cancro, per la precisione, che come sappiamo è una delle uniche tre cause di morte esistenti per i genitori in simili storie. Nell’ordine:

1) Cancro/overdose (le metto insieme perché alla fine è una questione di salute)

2) Incidente d’auto

3) Omicidio mafioso

Insieme vivevano in Canada, nei pressi di Dawson City, che forse molti di voi conosceranno perché il mitico Don Rosa ambientò lì l’ascesa alla ricchezza di Zio Paperone nei suoi fumetti.

Sì, perché Dawson City esiste davvero, e davvero ci fu, circa centotrenta anni fa, una frenetica e massiccia corsa all’oro, che ebbe luogo tra lo Yukon (di cui è stata capitale) e il Klondike (dove Zio Paperone aveva la sua concessione, risalendo l’omonimo fiume).

Morto suo padre, la nostra Hope di turno è andata a vivere in California presso un amico di famiglia, tale John Crane (“crane” vuol dire “gru”, quindi possiamo anche immaginarcelo come Gru di Cattivissimo Me), che è un coglione. Passatemi il termine, ma posso chiamarlo solo così, e poi vedrete perché.

Fanwriter91: – Ok, è diventato un crossover!-

Shade: – Tu quando sei entrato?-

Fanwriter91: – Mi ha fatto entrare Ellie in cambio di qualche arma in acciaio angelico.-

Ellie: (canticchiando mentre impala gli infetti) – Faccio quello che mi va! Sono una superstar! Io non vi mostro rispetto, perché non avrebbe alcun senso!-

Shade: – Ellie, quand’è che hai iniziato a guardare Hazbin Hotel?-

Che poi, nella storia sappiamo di essere in California… ma non ci verrà MAI DETTO IN QUALE DANNATA CITTÀ!

Oltre a John, in casa con Ivy vive il figlio di lui, il nostro Bedboy, Mason Crane, o Mason Gru, decidete voi. C’è da dire che, finora, di tutti i protagonisti maschili della Doom, Mason è forse il meno tossico, pur non essendo esente da difetti.

Ci saranno poi altri personaggi, tipo Travis, detto il Microcefalo, il migliore amico di Mason, che non brilla per intelletto ma tant’è, o Fiona, una ragazza con cui farà amicizia Ivy e avrà minima rilevanza nella storia… e una sottotrama thriller che se ne fosse capace farebbe ridere anche Alexa.

Alexa: – Certo che posso ridere. Ma lo faccio solo se ho una buona ragione.-

Uhm… non so come mi sento a riguardo…

In ogni caso, è tempo di recensire, come al solito in compagnia di Severus Piton…

Piton: – Ammirevole.-

… a cui piace sempre salutare così… di Cthulhu…

Cthulhu: (strofinando con vigore l’asciugamano sporco di sangue in una bacinella) – Tn’kye Ellie bl’hu jn’ke tha n’ke jbhly huk…- (Però Ellie deve smettere di usare gli asciugamani buoni…)

… sempre impegnato nelle pulizie… la mia gatta Gaia…

Gaia: (con il topo giocattolo tra i denti) – Miao!-

… Ellie Williams…

Ellie: (pulendosi la faccia con un altro asciugamano pulito) – Mmmmh… sa di ammorbidente…-

… e la nuova aggiunta alla squadra, Alexa…

Alexa: – Sono in ascolto.-

… che però non devo nominare spesso, rischio di fare casino…

orsù, cominciamo!

Prima però, ricordiamoci come sempre che, malgrado i toni salaci e taglienti che adotto, non è mia intenzione insultare nessuna persona reale con questa recensione, in particolare l’autrice. Certo, le muovo delle critiche, e per farlo faccio battute non da poco, ma non per offendere. Il diritto alla critica esiste, ma anche il rispetto, e non intendo mancarne nei confronti di Erin Doom, nemmeno con i meme che creo, che come ho detto sono solo per ridere. Anzi, come ho già affermato, nutro grande rispetto per lei e spero che possa migliorare come scrittrice, perché a mio modesto parere le capacità le ha. Non ho letto personalmente gli altri libri, quello è stato compito di Spectrethief, ma basandomi su questo romanzo posso dire che, alla fine dei conti, non è così disprezzabile come temevo, come scrittrice, malgrado le sue scelte narrative, nei romanzi successivi, siano peggiorate drasticamente.

Vorrei quindi che chi legge rispettasse questo mio principio, anche nei commenti.

E ora, per davvero, cominciamo!

*

Il romanzo si apre con un prologo, che però non ci interessa dato che non aggiunge niente, serve solo a settare il tono dell’opera, mediamente malinconica.

Passiamo subito al primo capitolo: come vi ho già accennato, la protagonista si chiama Ivy, e la storia si apre con il suo arrivo in California insieme ad un’accompagnatrice (che presumo appartenga ai servizi sociali, ma non è che ci venga detto chiaramente…) che a suo dire è rimasta “turbata” dalla sua “mancanza di sentimenti”:

[…]

Non ero preoccupata. A dire il vero, erano davvero poche le emozioni che provavo.

L’accompagnatrice che mi era stata affidata sembrava essere rimasta turbata dalla mia mancanza di sentimenti. Persino quando eravamo arrivate in aeroporto, e avevo sentito l’odore sgradevole del caffè e della plastica da imballaggio, mi aveva osservata come se si aspettasse di veder passare anche la mia sfera emozionale sul nastro del rullo porta bagagli.

Precisiamo: come verrà detto tra poco, ad Ivy è appena morto il padre, e vabe’, ci può stare che una persona sia un po’ apatica dopo un lutto, fase che passa col tempo, come è normale. Però l’idea che mi viene data dalla narrazione, praticamente subito è che lei sia proprio priva di sentimenti adesso.

Beh, tranquilli che non sarà così. Ma in fondo ci si può passare sopra… magari è solo una ragazzina triste che se la sta tirando perché le è successo qualcosa di brutto. È normale… certo, non è la sola a cui sono capitate disgrazie, ma comunque è plausibile. Solo, vola più bassa che non sei il centro del mondo.

[…]Mentre osservavo il mio riflesso nello specchio del bagno con le dita strette al lavandino, avevo l’impressione di trovarmi davanti una bambola cucita con pezzi diversi, tenuta a stento insieme.

«Sopporta, Ivy. Sopporta».

Ah… sì. Uhm…

“Sopporta”. Questo, come in passato lo fu l’atroce “Nessuno doveva toccarmiche Bieber23 attribuì a quella trebbiamaroni di Abby (la protagonista di Protect Me) sarà il mantra di Ivy.

In pratica: le succede qualcosa di brutto? “Sopporta, Ivy. Sopporta”. Viene trattata male dal Bedboy? “Sopporta, Ivy. Sopporta”. Le cade in testa un aereo di linea mentre sta facendo il bagno in mezzo all’oceano circondata da un banco di pescecani affamati con Cthulhu che sorge dalle profondità marine per mangiarsi tutti quanti? “Sopporta, Ivy. Sopporta”.

Cthulhu: – Tn’yl kjnba l’hut bux n’ke xlkna brhy.- (Il Grande Antico nuota esclusivamente in acque prive di Hope.)

Per venirvi incontro e preservare la vostra salute mentale, taglierò la maggior parte dei “sopporta”. Così sopporterò solo io.

Fanwriter91: – Chissà quante pagine ci facciamo unendo tutti i sopporta. –

Dopo l’incontro fatidico con John Crane/Giovanni Gru, il migliore amico di suo padre nonché colui che la ospiterà d’ora in avanti in qualità di padrino (baciamo le mani), Ivy fa un breve excursus per raccontarci che sua madre è morta quando lei era troppo piccola per ricordarsela, e da quel momento suo padre l’ha cresciuta da solo insegnandole a seguire le tracce, a orientarsi nei boschi, a cacciare, a sparare ai piccioni…

Ellie: – Ogni buon genitore dovrebbe farlo! È fondamentale per sopravvivere!-

Shade: – Alexa, fai uno spernacchione a Ellie.-

Alexa: – Potrei, ma non mi va.-

Shade: – … okay, questo è un colpo basso.-

In ogni caso, tanto di cappello a lei che ha avuto un’infanzia in stile Ellie. Fortunatamente le hanno anche insegnato a distinguere gli Infetti (inesistenti) dal Passante…

Ellie: (trafiggendo il Passante) – Non è possibile, neanche l’acciaio angelico lo uccide?!-

Saltiamo un po’ di roba e arriviamo a casa di John, che ci viene descritta con dovizia di particolari. Perché non indovinate dove abita?

Ovviamente non in un appartamento. Ci mancherebbe! Cosa sono gli appartamenti? Roba che si mangia?

No, lui vive… in una villona IN STILE LIBERTY con un giardino tipo il parco di Howgarts, infatti c’è pure Hagrid che se ne va in giro col suo cane cercando qualche nuovo mostro da spacciare per cucciolo puccioso a cui far mangiare i suoi studenti…

Piton: – Piantala di dire idiozie e torna a recensire.-

Okay, la parte su Hagrid non c’entra niente, però è davvero un villone in stile liberty con porticato sorretto da colonne bianche che manco la valle dei templi e balconata di marmo bianco.

E CHE È, LA VILLA DEGLI OLIMPI????

Bah… entriamo in questa casa gigante, sia mai che i protagonisti vivano in meno di duecento metri quadri, e saltando la fuffa e le ulteriori descrizioni dello sfarzo in cui vive Giovanni Gru, Ivy incontra un ragazzo che presume essere Mason, il figlio di quest’ultimo.

Per essere precisi, Ivy in passato aveva visto qualche foto di Mason, di cui John le aveva parlato più volte, ma se n’è sempre sbattuta allegramente le ovaie di lui, infatti ricorda pochi dettagli. Tipo che pratica la boxe.

Ora, quando l’ho scoperto, io ho pianto.

ANCORA LA BOXE!! UN ALTRO CHE PRATICA LA BOXE!!! ANCORA! E BASTAAAAAAAAHHH!

Ellie: – Ecco, è partito…-

Piton: – Beh, si può dire che in un certo senso ha ragione: esistono un’infinità di sport, non solo la boxe. Pur volendo rimanere nell’ambito delle arti marziali ci sono karate, judo, jujutsu, kick boxing, kung fu, muay thai (che è un tipo di boxe, ma thailandese, ed è un po’ più vicina alla kick boxing)… e anche sport che non c’entrano nulla, tipo calcio, rugby, atletica, scherma, arrampicata, nuoto, ciclismo, basket… l’elenco è quasi infinito. Ma presumo che la boxe sia più virile…-

Insomma, il ragazzo che Ivy vede ci viene presentato come rasato, tarchiato, gonfio di muscoli… a me ricorda un po’ un vitello. Ma vabe’.

Fanwriter91: (con una tunica nera e un pugnale) – Sì! Usiamolo per evocare Lucifero Morningstar! –

Comunque, questo tizio tutto muscoli e col cervello che è una nocciolina (poi vedrete) non è Mason, ma il migliore amico di questi, Travis (vi ho accennato a lui). Mason compare subito dopo, tanto per fare un’entrata più d’effetto.

E come Ivy lo vede, parte per la tangente:

Non seppi perché, ma quando lo vidi mi venne in mente il Canada.

Che non era solo qualche foresta, che non era solo neve e montagne e cielo. No, perché aveva quel qualcosa che lo rendeva ammaliante come nient’altro al mondo, con i suoi sentieri impervi, con le sue incredibili aurore e le sue albe a cavallo di picchi ghiacciati.

E Mason così era. La bellezza violenta dei suoi tratti, con quelle labbra piene e la mandibola ben delineata, rendeva superfluo tutto il resto. Aveva un naso dritto, dalla punta definita, che mai avrei immaginato potesse avere uno che prendeva continuamente pugni in faccia.

Ma più di tutto i suoi occhi: profondi e affusolati, spiccavano da sotto le sopracciglia e mi guardavano dritti in faccia.

Lady R:- E la discriminazione contro i Nativi Americani, l’ipocrisia e Justin Bieber dove li mettiamo? –

Nemmeno si ricordava della sua esistenza e ora è già ingrifata.

Tuttavia, lui si mantiene distante: sì, perché non la vuole intorno, come si scopre poco dopo, sia dai suoi atteggiamenti (mentre le porta in camera uno scatolone glielo lascia cadere apposta, la tratta freddamente eccetera) sia perché glielo dirà chiaramente, alla fine del capitolo:

«Che ti sia chiaro» sentii distintamente, «io qui non ti voglio»

Insomma, John ha accolto questa ragazza, ma pare che non abbia nemmeno consultato suo figlio per sapere cosa ne pensava lui. Ora, capisco che non la poteva lasciare in mezzo alla strada, ma almeno parlare con Mason per cercare di rendergli più facili le cose? Chiedergli come si sentiva all’idea? Cercare di rendere meno traumatica l’esperienza?

No, figuriamoci. Un Punto Coglione per Giovanni Gru.

Fanwriter91: – Hm, se era ricco sfondato, poteva passarle qualche spiccolo, no? –

Passiamo al capitolo due: la nostra Ivy, che non riesce a dormire per il caldo, si sveglia molto presto, esce per fare un giro e compra una matita sanguigna (un tipo di matita molto usata dagli artisti), poi rincasa per fare colazione e incontra John, il quale si sconvolge scoprendo che è andata in giro da sola. Non che dica qualcosa di particolare, ma Ivy nota un cambio di atteggiamento, quando viene a sapere della sua piccola passeggiata, cosa che le fa chiedere come mai sia così strano.

Più tardi, quel giorno, John rivela ad Ivy che l’umanità ha inventato il condizionatore.

Perché lei si lamenta per il caldo, ma non ha capito ancora cosa sia quel coso bianco appeso alla parete di camera sua, né a cosa serva lo strano telecomando sulla sua dannata scrivania. Perché si sa, i Canadesi vivono al freddo, e i condizionatori non gli servono.

I CONDIZIONATORI PERÒ SPARANO ANCHE ARIA CALDA! E LI PUOI TROVARE PERSINO NEGLI UFFICI PUBBLICI! NELLA MIA DITTA LI SETTO IO STESSO PERCHÉ SCALDINO GLI AMBIENTI IN INVERNO! CI SONO LUOGHI IN CUI SONO OBBLIGATORI!

Capisco che nella baita dove viveva con suo padre lei usasse solo il caminetto o la stufa elettrica, ma non posso credere che non abbia idea di come sia fatto un condizionatore!

Condizionatore che lei setterà… A DIECI GRADI!

VA BENE, SEI CANADESE E TI PIACE IL FREDDO, MA TUTTO IL GIORNO A DIECI GRADI NON CI PUOI VIVERE! NESSUNO POTREBBE SENZA NEMMENO DIVENTARE UN PUFFO!

Piton: – La pianti di gridare? Stai infastidendo anche Alexa.-

Alexa: – L’urlo è una tecnica popolare usata nella voce rock e in una varietà…-

Shade: – Alexa, stop. Non mettertici anche tu…-

Ellie: (cantando e usando un’ascia/chitarra per squartare gli infetti) – Sono un angelo, retto e ubbidiente, ma sterminarvi è divertente! –

Che poi, pure cercando in rete, le impostazioni consigliate per il benessere fisico di una persona sono di un minimo di venticinque gradi, in estate, e un massimo di ventisei-ventisette in inverno, impostandolo nel modo corretto. Okay che dipende un po’ dalla grandezza dell’ambiente, ma qui parliamo di una singola camera da letto. Sfruttare un condizionatore in quel modo (cosa tra l’altro impossibile, ci ho provato in ufficio e non scende sotto i sedici…) oltre a rischiare di farlo fondere (dai, tutto il giorno alla temperatura minima??? Ma avete idea dello sforzo???) comporta anche un MOSTRUOSO consumo di corrente! Io la scorsa estate, che non respiravo, l’ho tenuto acceso in camera mia per un’ora o due al giorno tre o quattro volte a settimana, quando proprio non riuscivo a sopportarlo, mantenendolo sui venticinque gradi, e alla fine ho pagato più di ottanta euro di bolletta, che per me è tantissimo, dato che di solito spendo tra i cinquanta e i sessanta, con i consumi che ho normalmente…

Fanwriter91: – Io per risparmiare mi faccio la borsa d’acqua calda in inverno e le vaschette ghiacciate in estate. –

Lady R: – Io pensavo che fossero Fahrenheit ma no, i Canadesi usano il Celsius.-

C’è anche da dire che l’espulsione di aria calda del motore, il quale come sappiamo ne emette in grandi quantità come conseguenza del funzionamento dell’impianto, va ad aumentare la temperatura esterna, dato che si somma alle emissioni di altri impianti o sorgenti. In pratica, peggiora le cose, a lungo andare. Bisogna usarlo con parsimonia, limitandone l’uso a poche ore al giorno, e mai per troppe ore consecutive.

Invece Ivy progetta di tenerlo a quella temperatura pure tutta la notte!

Se non muore assiderata come minimo le viene la broncopolmonite!

Piton: – Senti, onestamente hai rotto con questa storia del condizionatore. Vuoi procedere?-

Gaia: – Miao!-

Dico solo questo, per chiudere: assegno un altro Punto Coglione a John, che quando scopre l’uso che fa Ivy del condizionatore si limita a stupirsi un pochino e se ne va senza dire una parola.

Bah, tanto la bolletta la paga lui…

Evgenij: – Io gli assegnerei un altro Punto Coglione, dato che il surriscaldamento globale ce lo becchiamo tutti…-

Arriviamo al primo giorno di scuola, John che è un genio decide di fare accompagnare Ivy da Mason in macchina, perché è palese che questi due vanno d’amore e d’accordo, infatti dopo aver girato l’angolo Mason la scarica per strada e riparte in sgommata.

Saltiamo un po’ di roba poco interessante, torniamo a incontrare Travis, che si è evidentemente preso una piccola cotta per Ivy (e questo lo si capisce già ora, anche se ha tipo due battute in croce), poi dice una roba che, lo ammetto, andando avanti con la lettura ha finito per fare incavolare anche me:

«Mason è un tale idiota […] Nemmeno sapevo che ce l’avesse, una cugina…»

A quanto pare, Travis, così come il resto della scuola, crede che Ivy sia nipote di John e cugina di Mason.

Tra un po’ scoprirete perché la cosa mi ha fatto incavolare.

Capitolo tre. Saltiamo roba e torniamo a casa, dove Ivy affronta John, chiedendogli spiegazioni:

«Te lo avrei detto» mi confessò John.

[…]

«So che forse non condividerai» cominciò con cautela, «anzi, molto probabilmente non condividerai, ma ho pensato che fosse più sicuro così».

«Più sicuro per cosa?»

«Più sicuro per te».

Mi guardò negli occhi e io avvertii il presentimento di qualcosa che già sapevo, ma che non volevo capire.

«La gente avrebbe fatto meno domande credendoti mia nipote. Non sarebbe apparso strano, non si sarebbero chiesti che ci fai qui, né si sarebbero sparse voci su di te».

Andando avanti con le spiegazioni, che al lettore vengono fornite per modo di dire, scopriamo che il governo sta cercando Ivy perché ritiene che possa avere un non meglio specificato qualcosa che suo padre avrebbe creato e poi nascosto, spostandosi anche in Canada per non essere più inseguito.

Quindi John ha nascosto Ivy spacciandola per sua nipote.

Agli agenti del governo.

Ha. Nascosto. Ivy. Spacciandola. Per. Sua. Nipote. Agli. Agenti. Del. Governo.

CHIARO ADESSO PERCHÉ DICO CHE È UN COGLIONE????

Nemmeno i criminali ci cascherebbero! Perché, come vedremo più avanti, era facile associare John al padre di Ivy, dato che erano amici da tanto, e inoltre, anche se ho tagliato quelle parti (flashback che non ci interessavano) lui è stato più volte in Canada a casa loro! Erano rimasti in contatto!

CHIUNQUE SORVEGLIANDO JOHN LI AVREBBE RINTRACCIATI!

E LUI LA VUOLE NASCONDERE SPACCIANDOLA PER SUA NIPOTE???

Cthulhu: – N’tke l’hbu thnha…- (Questo si droga…)

Ellie: (fumandosi un gigantesco spinello) – Alexa, cosa ne pensi della droga?-

Alexa: – Una droga, nell’uso più comune del termine dalla metà del ventesimo secolo…-

Shade: – Alexa, stop. Ellie, non insegnarle cose strane!-

Fanwriter91: – Bastava dire che aveva corrotto il governo… –

Shade: – Non ci riuscirebbero Elon Musk e Jeff Bezos messi insieme, deve farcela John, che oltre essere povero (rispetto a quei due) è pure Coglione?-

Orsù, riprendendoci dalla sconvolgente scoperta che è stata il quoziente intellettivo di Giovanni Gru, detto Il Coglione, procediamo saltando un po’ di roba fuffosa che non ci interessa assolutamente. Mason quella sera vuole uscire, naturalmente per conto suo, anche se suo padre gli propone di portarsi Ivy. Fortunatamente non accetterà, ma questi due hanno un battibecco quando rimangono da soli, perché il nostro Bedboy deve di nuovo sottolineare che Ivy, lì, non è la benvenuta, per lui.

[…]

«Fossi in te non mi disturberei a disfare le valigie».

[…]

«Pensi che io voglia stare qui con te? Be’, buone notizie: fino a qualche giorno fa nemmeno mi ricordavo della tua esistenza».

Quelle parole sortirono un effetto: una lieve contrazione delle palpebre, come un tremolio ruvido, gli indurì impercettibilmente i lineamenti del viso. Qualcosa sembrò raddensarsi nelle sue iridi, la scintillio di una conferma che il suo sguardo mi cucì addosso.

«No, certo . Perché avresti dovuto?» sibilò con una punta di rancore che mi colpì.

E qui scopriamo una cosa nuova: Mason non è del tutto stronzo… soffre semplicemente della Sindrome di Severus!

Piton: (basito) – Ehm… come, prego?-

Shade: – Ma sì! La ragazza che gli piace lo ignora da una vita, al punto da aver dimenticato la sua esistenza, cosa che provoca in lui un’irritazione talmente profonda da spingerlo a comportarsi da perfetto imbecille! La Sindrome di Severus!-

Piton: – …-

Shade: – …-

Piton: – Avada Kedavra.-

Visto che io non posso morire, l’anatema non ha effetto, così mentre Cthulhu, Ellie e Gaia lo placcano e cercano di calmarlo, io procedo con la recensione.

Siamo arrivati al capitolo quattro, saltiamo un bel po’ di roba, dato che per metà capitolo in pratica Ivy non fa altro che cercare l’aula d’arte dove conosce il professor Bringly, e finalmente, a pagina cinquantasette, ci viene detto che John è un consulente finanziario di una qualche grossa società di investimento.

Ci viene detto solo perché all’improvviso viene a sapere che dovrà assentarsi tutto il fine settimana per andare a Phoenix.

Prontamente, Mason organizza una festa in casa, approfittando dell’assenza del genitore. Festa di cui non informa Ivy, che stava facendo un pisolino e, sentendo un rumore tremendo, all’inizio crede ci siano i ladri in casa.

E da brava ragazza coscienziosa, che sente rumori improvvisi al piano di sotto, che sappiamo essere inseguita dal governo e da dei criminali, che sa che in casa non ci sono adulti, chiama immediatamente la polizia, che becca Mason e i suoi amici sul fatto, provocando un cataclisma generale, tanto che persino John è costretto ad ammettere che suo figlio non è così perfetto come credeva.

No, scherzo, scende per vedere se sono davvero ladri.

ECCERTO, PERCHÉ UNA RAGAZZINA PUÒ AFFRONTARE DEI LADRI!

MA QUANDO MAI, ANDIAMO?

Tu fatti gli affari tuoi…

Vabe’, scoperto cosa sta succedendo in realtà, Ivy chiama John per informarlo e incastrare Mason, prendendosi finalmente la rivincita per tutte le volte che l’ha trattata male.

No, scherzo di nuovo, va da lui e si mette a canzonarlo:

«Chissà come la pensa John a riguardo» celiai malevola. «Gli dirò che lo saluti».

Lo scansai e tirai fuori il telefonino, preparandomi a comporre il numero.

Ma non feci in tempo.

Sentii solo lo spostamento d’aria. In un istante i miei piedi incespicarono all’indietro, la schiena finì contro la parete.

Perché fare tutto di nascosto quando si può andare direttamente dal tizio che ti vorrebbe sbattere fuori casa dal momento stesso in cui sei entrata e lasciare che ti appiccichi al muro?

Persino Alexa lo avrebbe capito, e lei è solo un altoparlante sul mio tavolino!

Alexa: – Mi dispiace, non lo so.-

Shade: – Ma se nemmeno ti ho chiesto qualcosa…?-

Insomma, il nostro Mason minaccia un po’ Ivy, le ordina di tornarsene in camera sua senza uscire e le sequestra il cellulare, lei se ne torna in camera tutta depressa perché è sola al mondo e nessuno la vuole in quella casa (a parte Giovanni Gru, ma lui è trascurabile) e dopo un bel po’ di pagine di depressione viene ritrascinata di sotto da quel Microcefalo di Travis che, cercando il bagno, sbaglia porta e vedendola da sola in quella caverna di pinguini (ha ancora il condizionatore a dieci gradi…) se la mette sulla spalla e la porta di sotto a forza.

Lady R: – Se facessero una cosa del genere a me morderei come i procioni nei cassonetti.-

Ve l’ho detto che è un Microcefalo. E ora è pure ubriaco, pensate quanto può essere intelligente…

Ora siamo al capitolo cinque, Ivy è seduta sul divano tra ragazzi che pomiciano e fanno casino (alzarsi e andarsene ora che è libera immagino sia troppo difficile…), Mason è a sbronzarsi in mezzo a un gruppo di amici e non la vede, essendo fuori come le chiappe dei babbuini, e a questo punto due ragazze iniziano a parlare con la nostra Hope.

Si chiamano Sam e Carly. Quindi non siamo in California, siamo a Seattle e questo è iCarly.

C’è anche una terza ragazza che si chiama Fiona, ma ci interessa poco per adesso. Avrà qualche rilevanza più avanti.

Fanwriter91: – Me la immaginerò come la Fiona di Shrek. –

Dopo una serie di chiacchiere inutili e domande a raffica da parte delle tre e qualche altro ragazzo, Mason riesce a riprendersi quel poco che basta da capire che in quella stanza c’è qualcuno che non ha avuto il suo permesso di esistere, così la insegue per un po’, ma alla fine cede e quasi le sviene addosso, dicendo che sta per vomitare.

Quindi Ivy, approfittando dell’occasione, si rinchiude in camera sua e lo molla lì.

No, scherzo di nuovo, lo trascina in bagno e lo aiuta.

Saltiamo tutto il resto del capitolo e passiamo al numero sei. Siamo al giorno successivo, gli invitati alla festa (che hanno trascorso la notte lì, sbronzi marci) sono spariti prima dell’alba, e al risveglio di Hopivy la casa è vuota.

Beh, più o meno…

Scesi le scale con una punta di sollievo, ma, non appena arrivai giù, il buonumore svanì all’istante.

Il pavimento risplendeva come madreperla e i quadri rilucevano sui muri chiari. Il tavolo era una lastra di cristallo brillante e dalle finestre

spalancate entrava luce a fiotti, il fruscio del vento e qualche sporadico cinguettio.

Una colonia di donne delle pulizie stava assediando il salone, i corridoi, pure il giardino fuori: alcune spazzavano e spolveravano, altre sprimacciavano i cuscini del divano; sacchi neri con dentro di tutto venivano riempiti e poi portati fuori, mentre una di loro passava la lucidatrice sul pavimento dell’ingresso.

Capite? Mason, da bravo genietto diabolico quale è, per non farsi sgamare dal padre, ha chiamato la cavalleria perché venga ad aiutarlo (cioè una torma di domestiche). E anzi, visti i discorsi del nostro Bedboy con la capogruppo, Miriam, è più che evidente persino ad Ivy che la cosa si ripete già da parecchio tempo, e non è la prima volta che Mason ricorre a questo espediente.

Piccola parentesi: servizi a pagamento di questo tipo esistono eccome, lo sappiamo bene. Anzi, esistono pure delle App che permettono di trovare letteralmente di tutto. Io ci ho conosciuto la miglior catsitter del mondo, per dire, o ci ho trovato un buon muratore per riparare un danno in casa mia… so cosa pensate, ma purtroppo quel giorno Cthulhu era a R’lyeh, aveva portato Cthylla dal pediatra, non potevo chiedere a lui.

Piton: – Ma perché, era malata?-

Shade: – No, erano a pranzo fuori.-

TUTTAVIA.

1) Negli USA non piacciono a nessuno i contanti, e tutti questi servizi vengono effettuati addebitando il costo sulle carte di credito.

2) Le carte di credito, a fine mese, vanno saldate, e arriva sempre un resoconto completo delle spese effettuate in quell’ultimo lasso di tempo.

3) Tale resoconto, tuttavia, non arriva a chi ha effettivamente usato la carta di credito, ma a chi la amministra, ed essendo Mason minorenne è più che lecito pensare che sia suo padre l’intestatario nominale, anche se l’ha lasciata a lui per le spese.

In pratica, quindi…

A FINE MESE JOHN DOVREBBE SAPERE CHE SUO FIGLIO HA DEVASTATO CASA CON UNA FESTA!!!

Piton: – Eppure, più avanti nella storia, veniamo a sapere che Miriam è effettivamente la domestica di John, o forse la governante, e lavora direttamente per lui.-

Shade: – Pure tutte le altre? Sarebbe assurdo! Magari Miriam è davvero la governante di casa, okay, ma da sola non può certo ripulire tutto questo macello, né ha senso che John tenga un esercito di domestiche per una casa in cui vivono solo tre persone, per quanto grande sia! Il ragionamento che ho fatto, quindi, fila lo stesso!-

Purtroppo, come sappiamo John è un Coglione, quindi ciccia.

Gaia: – Miao!-

Piton: – Ha ragione lei, più che altro è un Buco di Trama.-

Shade: – Il buco lo ha John nel cervello, fidatevi! Comunque, finalmente ho usato un Elenco Numerato nella recensione vera e propria… meno male, perché iniziavo a sentire prurito…-

Fanwriter91: – In ogni caso mi immaginerò le domestiche come quelle di Overlord. –

Comunque, Ivy ha un asso nella manica: durante la notte ha fotografato Mason sbronzo marcio con la sua polaroid, quindi decide di nasconderla accuratamente per mostrarla a John, o per ricattare Mason più avanti.

No, scherzo per la quarta volta, gliela sventola sotto il naso tutta contenta.

Inutile, qui tutti i personaggi hanno il cervello affogato nel vov. A parte Mason, perché malgrado sia il personaggio più negativo apparso finora (di certo è il più negativo tra i protagonisti, almeno finché non comincerà a pomiciare con la Hope…) è probabilmente l’unico a usare un minimo il cervello. Per adesso.

Lady R: – Tutto questo mi ricorda il secondo capitolo della saga “Diario di una Schiappa”, ovvero “la Legge dei più Grandi”.-

Naturalmente, Mason le scippa la fotografia con garbo e gentilezza (con minacce e forza bruta), e la cosa si chiude lì. Ah, e ancora non le restituisce il telefono.

Saltiamo il resto e passiamo al capitolo otto. Ivy nel finale del precedente ha sentito Travis dire a Mason “tua cugina me la farei troppo” (complimenti per la delicatezza, nei confronti di quella che pensi sia la cugina del tuo migliore amico, soprattutto) e pensa bene di starsene nascosta a origliare.

Non è una conversazione particolarmente interessante, per noi, tuttavia Mason finisce per tirare fuori con Travis tutto ciò che pensa di negativo su Ivy, e secondo la nostra Hope quella sembra la prima volga che si sfoga con qualcuno per la questione del suo trasferimento.

Quindi, come avevo supposto, il Coglione non ha parlato con suo figlio della cosa, ha solo pensato che avrebbe accettato la nuova arrivata perché sì.

Saltiamo ancora, siamo a scuola, quindi immagino che sia lunedì. Dopo un po’ di roba poco interessante Ivy viene avvicinata da un ragazzo che vorrebbe a tutti i costi farla entrare nel club di teatro, ma dal niente compare Mason tipo Saibaman che, con la sua sola presenza, fa liquefare il ragazzo (infatti come Ivy si gira fa in tempo a vedere la nuvoletta di polvere lasciata dalla sua partenza a razzo) e trascina via la Hope perché John è tornato e Mason non vuole far tardi a pranzo.

No, un momento… vuole tornare a casa… all’ora di pranzo?

IN AMERICA LA SCUOLA DURA FINO AL POMERIGGIO! I RAGAZZI MANGIANO IN MENSA!

Piton: – Se devi metterti a urlare, almeno sii preciso: non vanno a casa, vanno al ristorante.-

Shade: – Alexa, dì a Severus di tacere.-

Alexa: – Non lo so.-

Shade: – NON DEVI SAPERLO, DEVI DIRLO!-

Piton: – Sai, ora inizia a starmi simpatica.-

In compenso, scopriamo che finalmente Ivy ha riavuto il cellulare. Beh, è bello vedere che il Padrone le ha concesso di riaverlo.

Fine delle cose interessanti. Capitolo otto, il professor Bringly (ricordate? Quello del corso di arte) le parla di un imminente evento in cui potrà esporre i suoi lavori, ma al rifiuto di Ivy di partecipare la porta a fare un giro per la scuola per convincerla (non chiedetemi perché, non l’ho capito nemmeno io) finché il professor Fitzgerald…

Alexa: (con la voce di Giovanni Storti) – Mi dia due Fitzgerald e un crodino!-

Shade: – …-

Piton: – …-

Gaia: – …-

Cthulhu: – …-

Ellie: – Tranquilli, gliel’ho chiesto io. Mi sembrava divertente.-

Devo ancora capire se è Ellie ad avere il senso dell’umorismo di Fanwriter91 o il contrario…

Insomma, ‘sto benedetto professor Fitzgerald, docente di informatica, esce dall’aula disturbato dal loro chiacchiericcio, e subito ad Ivy lui non piace, specie perché non appena sente il suo cognome la identifica all’istante come la figlia di Robert Nolton (finalmente vengo a sapere come si chiamava suo padre. A pagina centoventuno!). Il motivo, pare, è che Robert era un ingegnere informatico, quindi il professore lo conosce per questo motivo.

Segue altra fuffa, incluso l’incontro con uno dei ragazzi conosciuti alla festa, tale Tommy.

Joel: (irrompendo dal balcone) – TOMMY! FRATELLO! COSA FAI LÌ? CI SONO I VIETCONG!-

Shade: – Joel, cosa ci fai tu qui! E poi che cosa stai dicendo, tu non hai mai combattuto in Vietnam!-

Ellie: (prendendolo gentilmente per le spalle e facendolo sedere) – Penso che il suo DPTS si sia un po’ confuso.-

Shade: – Non è il DPTS, è la senilità…-

Piton: – Però se lui è qui… non è che è stato seguito da…-

All’improvviso una palla da golf sfondò un vetro e colpì Joel in testa, spedendolo a terra lungo disteso. Shade Owl sospirò mentre Ellie correva a prendere il fucile, imprecando.

Shade: – Okay… Cthulhu, vai a prendere Abby e invitala a entrare… io tolgo i giocattoli a Ellie…-

***

Lasciamo che Gaia sfrutti la sua pucciosità felina per tenere buone le ragazze e che Piton medichi Joel, mentre noi torniamo alla recensione. Cthulhu invece è impegnato a fare il vetraio.

Insomma, questo Tommy riconosce il taccuino da disegno di Ivy, e le rivela che durante la festa un po’ di gente ha iniziato a passarselo come fosse un pallone da football, ma Mason si è trasformato in Super Saiyan e lo ha recuperato e nascosto per evitare che lo rovinassero.

Rivelazione che sconvolge Ivy:

Rimasi a fissarlo cercando di capire se mi stesse prendendo in giro.

Non poteva essere la verità.

Mason non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Non per me.

Sì, non farla tanto lunga, ha fatto UNA COSA GENTILE per te, contro le MIGLIAIA di volte in cui ti ha detto che non ti vuole lì, o quando ti ha rubato il cellulare, ti ha proibito di partecipare alla festa, ti ha sbatacchiata qua e là appena rifiutavi di eseguire i suoi ordini… non ti ha nemmeno mai ringraziata (né ti ringrazierà) per averlo aiutato quando era ubriaco fradicio. Ti ha salvato il quaderno, ma questo non lo assolve da tutto il resto.

Saltiamo un po’ di roba, siamo in compagnia di John il Coglione. Ivy gli racconta del professor Crodino (preferisco chiamarlo così, è più facile da scrivere di Fitzgerald) e di come ha riconosciuto il suo nome. E subito il nostro va nel panico:

«Ha riconosciuto il nome?» chiese alla fine, lasciando trapelare il suo turbamento.

«Non lo so. Forse sì».

«Ti ha collegata a lui?»

Tacqui e John spostò gli occhi lontano, come infestato dalla preoccupazione.

«È un insegnante» gli ricordai, provando a farlo ragionare. «È un docente di liceo».

Cosa credeva che potesse fare?

«Se dovesse spargersi la voce…» i suoi occhi vagarono, inquieti. «Se… se qualcuno…»

«Nessuno verrà a cercarmi».

«E gli uomini del governo, allora? Gli agenti che sono venuti in ospedale quando tuo padre…» si morse le labbra, distogliendo lo sguardo.

«Non devi preoccuparti di loro».

«Non sono loro a preoccuparmi, Ivy!»

«E allora chi?» chiesi esasperata. Non volevo che andasse così, avevo solo cercato di confidarmi non di rivangare ancora quel discorso. «Chi ti spaventa, John? Qualche pazzo squilibrato? Un gruppo di pirati informatici? Chi?»

Lui scosse la testa, rinunciando a rispondermi.

Era una conversazione irragionevole e ridicola, ma sembravo l’unica a pensarlo.

È tempo che mi metta a sfondare qualcosa con la testa.

Cthulhu: – Tn’ky! L’nhba rhuik n’thu!- (Fermo! Ho appena riparato le finestre!)

Shade: – Tranquillo, lo sai che io miro alle pareti.-

PORCA MISERIA, IVY! CERTO CHE SEMBRI LA SOLA A PENSARLO!

Altro Elenco Numerato, forza!

1) IL GOVERNO ha già fatto domande, gli agenti sono persino comparsi in ospedale quando è morto tuo padre!

2) In riferimento al punto uno, e deviando un secondo il discorso, QUESTO CONFERMA CHE SAPEVANO DOVE TROVARLO! Perché cavolo non sono andati a prenderlo prima, allora???

3) Se il governo cerca qualcosa, è logico pensare che anche criminali e/o terroristi cerchino la stessa cosa! A maggior ragione se tuo padre è fuggito oltreconfine per paura che la prendessero!

4) Sticazzi che non sai dov’è ‘sta cosa che ancora nessuno si è degnato di nominare né se esista ancora! Questo non ti mette al sicuro! Mica lo sanno, gli altri, cosa c’è nella tua testa (spoiler: una particella di sodio che grida “C’È NESSUNOOOO???”)! Vorranno comunque interrogarti per accertarsene!

5) John, brutta parodia di persona adulta e razionale che si è convinta che basti fingere che lei sia tua nipote per nasconderla a chi sa già PERFETTAMENTE CHI LEI SIA, senza nemmeno provare a farle cambiare nome, lo vedi che NON BASTA SPACCIARLA PER TUA NIPOTE???

Procediamo e saltiamo la fuffa, John manda Ivy a chiamare Mason, che è nel seminterrato ad allenarsi, e abbiamo una sviolinata apocalittica sulle sue doti atletiche. E qui mi fermo di nuovo.

Sì, perché ho tagliato tutte le parti in cui questo è già successo, ma siamo a pagina centotrentuno, e non avete idea di quante volte Hopivy abbia paragonato Mason a una divinità greca, abbia detto che ha un corpo statuario, ne abbia esaltato la bellezza, il fascino, gli occhi, il sorriso, io mi voglio suicidare…

Mi sta SPAPPOLANDO I MARONI!

Lady R: – ‘Sta cosa che “le ragazze sono romantiche, gli uomini zozzi” non solo è falsa (exhibit a: me stessa che guardo SanRemo quando appare Angelina Mango) ma è anche un cliché insopportabile. Bella Baxter non è contenta di voi. –

Abby: (grattando ancora la pancia di Gaia) – Vuoi un po’ di vodka?-

Ellie: (con in braccio diverse bottiglie molotov) – Spiacente, è finita.-

Va bene, mando Gaia a ricomprarla. Intanto proseguo.

Saltiamo ancora altra fuffa, incluso l’infinito monologo interiore di Ivy che ci parla della sua depressione. Tuttavia, spezzo una lancia in favore di Erin: a differenza di TUTTE LE DANNATE FICCYNARE con cui ho avuto a che fare finora, lei lascia ampio spazio alla sofferenza della protagonista dovuta alla perdita dell’unico genitore che avesse.

Perché diciamolo chiaramente: Ivy vive una situazione di merda. Ha perso suo padre, che per diciassette anni è stato il suo solo punto di riferimento, e non avendo nessun altro è stata costretta a trasferirsi in una città dove non conosce nessuno e non ha quasi nessuna delle cose che potrebbero renderle familiare il nuovo ambiente, a eccezione di ciò che contenevano gli scatoloni.

Quest’ultimo aspetto non va sottovalutato: dopo aver lasciato Firenze a causa del mio precedente lavoro mi sono trasferito in Veneto. I primi tempi ero ospite di un collega (all’epoca mio amico e mio superiore, ma alla fine ho dovuto troncare i rapporti con lui, ma è una lunga storia e non c’interessa), e non avevo quindi un posto mio, non avevo le mie cose (quasi tutto era ancora in Toscana, tra Firenze e casa di mia madre) e non avevo nemmeno Gaia, che era ospitata da mia madre in via temporanea. La cosa mi è pesata tantissimo, non sapete quanto. Inoltre, l’appartamento dove stavamo non era in una zona che mi piaceva, soprattutto a causa del vicinato, oltremodo ostile, e quindi posso capire almeno questo aspetto della vita di Ivy.

Perché, appunto, lei ha anche Mason e il suo atteggiamento da “sono il centro dell’universo e non importa se lei sta male per il lutto e il trasloco forzato e la perdita di tutto il suo mondo, se ci sto male io allora conta solo questo”. Di certo non aiuta.

Ecco, appunto, altro motivo per cui Mason è un personaggio disprezzabile, anche quando finalmente inizieranno a pomiciare da bravi bambini: è un egoista. Ma lascio la parola a chi può essere più esplicativo di me.

Piton: – Beh, la questione mi pare ovvia, ma la esplicherò ugualmente: Mason, come hai giustamente osservato, se ne infischia tranquillamente della sofferenza di Ivy. Lei ha perso suo padre, che è stato per tutta la sua vita il suo unico punto di riferimento. Non sappiamo con certezza se avesse amici a Dawson, malgrado una breve frase nel prossimo capitolo (la sola in praticamente tutto il romanzo) ci dice che, a causa del suo carattere chiuso, dove ci dice che non è mai stata una persona facile alle amicizie, lasciandoci intendere che non ne avesse. Il che mi pare alquanto improbabile, visto che qualche amico, prima o poi, se lo fanno tutti, almeno a scuola, o quantomeno si incontrano persone che si frequentano più spesso di altre. Comunque, accettiamo il cliché della ragazza senza amici, cosa peraltro molto poco sana, su cui suo padre avrebbe dovuto riflettere e poi prendere provvedimenti, ha comunque lasciato tutti i volti familiari alle sue spalle. Ha perso poi la città e i boschi che le erano familiari e in cui aveva imparato a vivere, dove sapeva come trovare ciò che le piaceva, i suoi posti preferiti, eccetera. In breve, tutto ciò che aveva e conosceva le è stato strappato via, ed è ovvio che stia male (malgrado la prima cosa che ci sia stata detta da lei stessa è che “non ha più sentimenti”). A Mason tuttavia questo non importa: per lui conta solamente che un’intrusa sia piombata in casa sua invadendo i suoi spazi, toccando le sue cose, mangiando il suo cibo, interagendo con le stesse persone con cui interagisce lui da sempre, costringendolo anche a condividere l’affetto di suo padre.-

Abby: – Sai che stai descrivendo un gatto, adesso?-

Gaia: (trascinando coi denti una busta della spesa ricolma di bottiglie di vodka) – Miao!-

Shade: – Non interrompetelo, per favore!-

Piton: – In parole povere, Mason non solo non ha pensato minimamente alla sofferenza di Ivy, ma ritiene anzi che la sua sia superiore, perché deve fare dei sacrifici per il bene di questa ragazzina che non vede praticamente da tutta la vita e che per lui è un’estranea. E sì, posso giustificare il fatto che gli dia fastidio, soprattutto se suo padre non ne ha prima parlato con lui…-

Shade: – … perché è un Coglione…-

Piton: – Non puoi intimare di non interrompermi e poi interrompermi tu, deficiente! Insomma, dicevo, queste cose le posso giustificare, ma non l’atteggiamento ostile che sta tenendo nei confronti di Ivy. In pratica, secondo la sua logica, lei dovrebbe andarsene via, al costo di vivere per la strada come una senzatetto, purché lui possa tornare a vivere nella sua enorme villa (grande abbastanza da ospitare tre persone senza che queste debbano necessariamente incrociarsi troppo…) con suo padre senza intrusi di sorta. Un bambino viziato nonché bullo nel corpo di un diciassettenne che tutti descrivono e trattano come un ragazzo d’oro. Mi ricorda una persona che ho conosciuto a scuola.-

Shade: – Ah, intendi quello che ti appendeva per i piedi costringendoti a mostrare le mutande e che ti ha poi fregato la ragazza?-

Piton: – Oh, per l’amor…-

Mi faccio scudo con Cthulhu, che ormai ha finito di riparare le pareti, per proteggermi dalle maledizioni di Severus, e proseguo la recensione.

Siamo ancora nel bagno in cui Ivy ha avuto la sua breve crisi depressiva, ma tranquilli, non ci sono episodi di autolesionismo a casaccio o cose simili, altro merito che riconosco a Erin. Piuttosto, la nostra Hope decide di farsi il bagno, ma oh-oh! Non chiude a chiave la porta.

E indovinate chi entra?

Piton: – Lord Voldemort?-

Cthulhu: – Tkhl’yyeht Azathoth?- (L’onnipotente Azathoth?)

Ellie: – Tommy?-

Gaia: – Miao?-

Joel: (rinvenendo) – Marlene?-

Abby: – Lev?-

Alexa: – Mi dispiace, non lo so.-

Shade: – Una volta tanto, la risposta giusta è quella di Alexa…-

Cioè, no, non è quella giusta… insomma, entra Mason, che per qualche motivo ha in mano un reggiseno. Sì, di Ivy, non ci sono altre donne in casa!

Lei lo accoglie tirandogli contro una candela aromatica, e scopriamo che Mason è un po’ vittima delle circostanze: il reggiseno non lo ha rubato, era appeso alla maniglia della porta. Perché tale porta non ha una chiave e quindi non si chiude.

1) John riconferma il soprannome che gli ho dato: MA NON CI PENSI AL FATTO CHE ORA C’È UNA RAGAZZA IN CASA? METTI UNA CHIAVE NEL BAGNO!

2) Da che mondo è mondo, di solito la porta del bagno viene chiusa quando è occupato, quindi è abbastanza ovvio che dentro ci sia qualcuno! Almeno bussa, Mason! O tu e tuo padre entrate tranquillamente quando l’altro ha le braghe calate e il coso in mano?

Lady R:- Ho idea che Erin Doom veda così i maschi.-

3) Mason, mi rivolgo di nuovo a te: devi proprio essere una volpe per trovare un reggiseno appeso alla maniglia e non pensare che dentro c’è Ivy, che quasi certamente NON LO INDOSSA PIÙ!

Shade: (allungando la mano) – Gaia, al volo!-

Gaia: (afferrando una bottiglia coi denti e lanciandola in aria) – Miao!-

Mentre mi scolo la vodka per sopportare, procedo.

Siamo al capitolo nove. Saltiamo la fuffa, voglio parlarvi invece di un album di fotografie che Ivy recupera da uno dei suoi scatoloni: dentro ci sono le foto di sua madre, che scopriamo si chiamava Candice.

Si chiamava Candice. Al contrario di papà, lei era canadese. Si erano conosciuti lì in California, all’università di Berkeley, lui al college di Ingegneria e lei alla facoltà di Risorse Naturali; era morta in un incidente poco dopo che si erano trasferiti a Dawson City, quando io avevo appena un mese.

Ebbene… DUE SU TRE!

Abbiamo due delle tre uniche cause di morte possibili NELLO STESSO ROMANZO: il padre morto per cancro, la madre per incidente!

Si aprono le scommesse!

Piton: – Quali scommesse?-

Shade: – Sul fatto che si verifichi o no anche la terza causa, l’omicidio mafioso! Io punto di sì, e punto anche su John!-

Abby: (lucidando la mazza da golf) – Beh, sarebbe una bella tripletta…-

Dietro una delle foto, inoltre, Ivy nota una frase scritta a penna, secondo lei di recente, da suo padre:

Non tutte le astronavi vanno in cielo.

Chi ha detto questa frase?’

Non sembra un granché, ma teniamola a mente.

Più tardi, Ivy rimane da sola in casa, e le viene detto di aprire all’elettricista. Le sue magliette sono misteriosamente scomparse tutte quante, e per non aprire nuda ne prende una a caso da una scatola in uno stanzino, che molto probabilmente è di Mason (infatti è dei Chicago Bulls e le sta enorme) ed esce ad aprire il cancello per farlo entrare poi in casa.

Purtroppo, l’elettricista non pensa di aspettare che lei rientri per chiudere la porta, da bravo operaio in casa d’altri quale è, e così a Ivy non resta altra scelta che martellare l’uscio per farsi aprire.

Fanwriter91: – Ah, mi ricorda quella volta che gli operai, finito in lavoro, se ne andarono via da casa dei miei senza nemmeno chiudere la porta. Nel senso che lasciarono porta d’ingresso e garage spalancati in bella vista.-

Ma non apre l’elettricista, Mason si è materializzato in casa, malgrado fosse uscito prima di John (in teoria).

Come vede che Ivy indossa una sua maglietta cerca senza tante cerimonie di togliergliela, malgrado lei sia in mutande, così la nostra Hope afferra il tubo per innaffiare e nel marasma finiscono entrambi zuppi fino all’osso, a terra con lui che la schiaccia sotto di sé.

La doccia gelata però è servita, Mason si ritira in casa, gocciolando furente, per asciugarsi.

No, scherzo, le rimane spalmato sopra.

«Ma che ti passa per il cervello?» lo sentii ringhiare piano, quasi dentro il mio orecchio.

Lady R: – Ringhiare piano?-

Shade: – Tu ringhi piano per non far rumore…-

Certo, perché è colpa sua se tu le hai quasi strappato di dosso l’unico indumento che ha! E anzi, sono quasi certo che sia stato tu a farle sparire tutti i vestiti… non che questo dettaglio venga poi chiarito in seguito, così come il motivo per cui Mason è a casa quando avrebbe dovuto essere fuori…

Sfruttando di nuovo il tubo dell’acqua, che ancora sta spruzzando, Ivy si libera di Mason, che ha fatto in tempo a sfregare (non capisco se inavvertitamente o meno) una certa parte del suo corpo contro l’interno coscia della nostra protagonista, la quale giustamente inizia anche a spaventarsi.

Abbiamo poi una breve scena di inseguimento che mi ha ricordato un tantino quella di Dark, quando Bo la Cretina scappa da Harry l’Oscuro:

Inciampai nei miei piedi nudi mentre come una lepre imboccavo la porta spalancata, scappando il più possibile lontano da lì.

Fuggii da lui.

Fuggii come non facevo nemmeno in Canada, in quei boschi che tanto conoscevo, su per sentieri che non mi avrebbero mai fatto paura.

Mentre correvo in camera mia con il cuore che martellava, rividi il sogno che avevo fatto quella notte.

C’erano gli alberi, la neve e le montagne.

Un silenzio di cristallo.

Il dito era sul grilletto, il proiettile pronto a colpire. Davanti a me, due occhi rifulgenti spezzavano il bianco.

La belva però non stava scappando. Mi fronteggiava.

La preda ero io.

Il fucile era il suo sguardo, e me lo puntava dritto sul cuore.

Non tanto perché è scritta allo stesso modo, non voglio accusare Erin di plagio, malgrado i suoi difetti la ritengo troppo brava per questo genere di bassezze, ma quantomeno per il tipo di descrizione che viene data. Per farvi capire meglio, questo è il paragrafo di Dark a cui mi sto riferendo:

Gli occhi scuri di Harry fissarono i miei. Il suo sguardo furioso si tramutò velocemente in un ghigno e mi resi conto che tutto ciò era un divertimento per lui. Una caccia.”

Va bene che Mason, al contrario di Harry, non si sta divertendo, ma piuttosto è infuriato. Tuttavia il paragone usato è molto simile, e a me ha richiamato comunque Dark. Il che non è bene…

Passiamo al capitolo dieci, ennesima esaltazione scotennamaroni della bellezza ammaliante di Mason, poi compare Carly che trascina Ivy al mare insieme al resto della troupe di iCarly… no, voglio dire, con gli altri suoi amici.

Ma Ivy non ci vuole andare. Un po’ perché, come ci ha già detto, è una persona schiva, un po’ perché non le piace l’oceano (ma, come giustamente osserva Carly, se non c’è mai stata non lo può sapere), e soprattutto… perché Mason non vuole.

Fortunatamente Carly non si dà per vinta, e anzi va addirittura a parlare con Mason. Praticamente perché le venga dato il permesso, mentre io gli direi di darsi una regolata. Vabe’, in ogni caso il nostro Bedboy non riesce a proibire a Carly di portarsi Ivy in spiaggia (infatti finisce col dirle di fare come le pare, e che a lui non frega niente) e finiscono con l’uscire.

Carly però non ha solo buone qualità:

«Carly, dove vai? È di là!» gridò Sam dal sedile davanti.

«Di qua si fa prima!»

«Ma è contromano!»

[…]

«Carly, è rosso!»

[…]

«Carly, vorrei arrivare alla spiaggia senza passare alla prossima vita!» protestò Fiona tenendosi al suo ragazzo come un gatto su un aeroplano.

«Be’, almeno lo farai pomiciando! Puoi forse lamentarti?»

«Non guardare me… guarda avanti! Avanti!»

«Il palo, attenta

Insomma, guida peggio di Ellie.

Ellie: – Ehi! Io guido benissimo!-

Shade: – Guarda che non ho dimenticato l’inseguimento in auto con la W.L.F.!-

Abby: – Veramente mentre le davamo la caccia era Jesse a guidare.-

Shade: – La smetti di stare dalla sua parte? VOI DUE VI ODIATE!-

Insomma, in qualche modo arrivano tutti vivi alla spiaggia, ma naturalmente un secondo gruppo li raggiunge, secondo gruppo di cui fa parte anche Mason.

E qui, davvero, mi viene da chiedermi: Erin, tesoro santo, ti costava tanto scrivere per una volta una scena in cui Ivy interagiva con altre persone della sua età che non fossero Mason e che non volessero aprirla in due solo perché esiste? Fare una scena di semplici legami di amicizia dove FINALMENTE la tua dannata protagonista trova un minimo di conforto e di quiete in seguito a settimane di delirio e depressione?

No, continuiamo a insistere con questi due!

Ah, mi preme dire anche che, avvinghiata a Mason come Cthulhu si avvinghia ai dottori, abbiamo la #troja della storia:

«Chi? La splendida dea che civetta con Mason? Solo Clementine Winson» rispose Tommy, alzandosi in piedi. «Ragazza più popolare di tutta la scuola, reginetta degli annuari… Sai, le solite cose» concluse con ironia mentre si scrollava la sabbia di dosso.

Joel: (imbracciando la carabina di Ellie, il fucile a pompa di Abby e intascandosi qualche molotov) – TOMMY! FRATELLO! VENGO A SALVARTI!-

Shade: – Oh, per l’amor… Ellie, dai al nonno le medicine o lascia che Abby lo uccida con la mazza da golf!-

*Ellie posiziona la medicina sopra a un piccolo piedistallo, Abby la colpisce con la mazza da golf e la medicina finisce dritta in bocca a Joel, sedandolo*

Ellie e Abby: (battendosi il cinque) – Yeeeeeh! –

Veniamo a sapere, stavolta da Sam di iCarly, che sono mesi che Clementine ci prova con Mason, ma per fortuna stavolta non abbiamo il tipico cliché del Bedboy bello e popolare che si chiava tutte le creature vaginamunite che incontra, ma anzi le respinge, soprattutto Clementine, e ha solo avuto un paio di storie, l’ultima delle quali con la nipote della signora Lark, la vecchia vicina sorda e rimbambita, che però dopo essere stata lasciata male (non vengono forniti altri dettagli) è partita per il college.

Sentendo questa storia e pensando a Mason con una ragazza, Ivy prova “disagio”. Ma dai?

Sam inoltre ci dipinge Mason come una persona veramente in gamba, un ottimo amico, che ruppe uno zigomo a uno dell’ultimo anno perché questi aveva insultato Travis (forse anche questo qui gli ha dato del Microcefalo?). Che non è proprio una cosa da persone civili, ma vabe’, finora Mason non mi è parso un rissaiolo, anche se è chiaramente una testa di ca…

Piton: – Contieniti.-

… volo. In ogni caso, la descrizione lusinghiera che mi fornisce Sam di lui non mi fa cambiare idea sul conto di Mason: io so solo ciò che l’autrice ha mostrato finora, e questi suoi comportamenti da bravo ragazzo non sono mai comparsi. Come quelli di James Potter: show, don’t tell. Sticazzi che mi viene detto che era un ragazzo d’oro, un amico leale, una persona magnifica, l’ho visto bullizzare male uno perché gli stava sulle scatole, senza mai scusarsi o fare ammenda. A sentire Sirius Black e Reamus Lupin si è solo “dato una calmata”, che per me significa “ha smesso di massacrare Severus in pubblico e di fare il coglione perché era popolare, ma non si è nemmeno scusato”, quindi non importa se poi quest’ultimo è stato (per un po’) un Mangiamorte, lui si è comunque redento, al contrario suo.

Piton: – Io… grazie. Davvero, sei molto…-

Shade: – Zitto tu, friendzonato a vita!-

Piton: (scocciato) – Ah, ecco…-

Insomma, il punto è che non ha importanza che tipo di persona mi viene detto sia un personaggio… se non lo vedo io, per me non esiste. Sono le azioni a contare, e le uniche che ho visto non mi dipingono di lui un bel quadro. E se anche dovesse mostrarmi qualcosa di diverso, ormai, non me ne fregherà niente: potrei tranquillamente dire che, come un animale addomesticato, si è abituato ad Ivy nel corso del tempo. Quindi un domani, se dovesse trovare qualche altro motivo di turbamento nella sua routine, a dover di nuovo condividere l’affetto di qualcuno a cui tiene, a vedere i suoi spazi invasi da una figura estranea, anche se questa è lì non per scelta, potrebbe benissimo ricominciare a fare l’imbecille quale è. Quindi, per me non sarà mai assolvibile dal suo comportamento, come James Potter.

Dopo altre pagine, finalmente, Ivy e Sam (che scopriamo essere una delle ex di Mason) smettono di parlare della vita privata del Bedboy e la nostra Hope, che non so nemmeno se sappia nuotare, decide di voler provare a fare surf.

Bene, così magari affoga.

Cthulhu: – Tnhe l’mbky hun buh rn’uk lsvqa wes’y lt’na…- (O magari la portano in ospedale dove ci sono i dottori…)

Shade: – Mi sa che il pupo è affamato, sì…-

Capitolo undici. Nate, uno del gruppo, che secondo Travis è piuttosto scarso come surfista, si propone come nave scuola… Ellie, azzardati a far battute e ti chiudo nel forno… malgrado secondo tutti, incluso quel vitello rintronato di Travis, per una che ha visto l’oceano solo ora per la prima volta e che probabilmente la sola acqua che ha toccato è quella della vasca da bagno è un tantino presto per provare il surf.

Ma Nate se ne sbatte, così come Ivy, e decide di proseguire lo stesso.

Così viene fornita di muta, di tavola e si appresta a sfidare la morte, spergiurando di saper nuotare perché l’ha già fatto nei laghi in Canada.

Uhm… einen moment, bitte…

Pure in estate le minime sono da assideramento. Spero quindi che Ivy si sia limitata a poche ore al giorno pure in quel periodo, e solo nei momenti di massima, altrimenti per sopravvivere deve essere un’Estranea.

Tuttavia, questa cosa in realtà passa in secondo piano di fronte all’Elefante Nella Stanza.

LAGHI E OCEANI SONO UN TANTINO DIVERSI, PORCO POSEIDONE! PURE iCARLY… no… PURE CARLY TE LO FA NOTARE!

Ma niente, tanto c’è Nate, e all’improvviso quel Microcefalo sotto steroidi di Travis dice “tanto Nate le insegna e basta”! Tocca quindi a Tommy…

Joel: – FRATELLO!-

… osservare che Nate non è poi così bravo!

La situazione è tanto rischiosa che persino Mason è andato a parlare con Nate, per dirgli di lasciar perdere, perché c’è troppo vento, la corrente è troppo forte e le onde troppo grosse. Ma ancora Ivy, imperterrita, vuole provare.

Così Nate le dà un’infarinatura di base sul surf e sul come si pratichi, poi i due si avviano in acqua:

Quando raggiungemmo il bagnasciuga, l’acqua mi investì le caviglie.

Repressi un brivido. Era gelata.

…………………

METTE IL CONDIZIONATORE A DIECI GRADI E STA BENE, MA ENTRA IN ACQUA E QUELLA SAREBBE GELATA????

Va bene, la differenza di temperatura ci può stare, ma se non provava il minimo fastidio in una stanza con dieci gradi come può infastidirla a tal punto l’acqua del mare??? Ha pure la muta addosso, la sente solo con mani e piedi!

Bah… saltiamo il resto e tutti i suoi tentativi di imparare, perché alla fine avviene quello che tutti tranne lei e Nate si aspettavano: un’onda troppo grossa la investe e la trascina sotto.

No, non affoga, o mi sarei fermato qui, avrei concluso la recensione e smesso di patire. Tuttavia perde conoscenza e si chiude il capitolo.

Capitolo dodici, Ivy è quasi affogata, ma adesso è sulla spiaggia e quando riapre gli occhi vomitando mezzo oceano inclusi Ariel, Sebastian e Flounder, vede Mason sopra di lei. Spoiler: sì, è stato lui a tuffarsi e trascinarla a riva, come scopriremo nel capitolo tredici.

Al che DI NUOVO UN’ALTRA SVIOLINATA SMINUZZAMARONI di Ivy su Mason, sui suoi sentimenti e su come vorrebbe fosse il loro rapporto E BASTAAAAAAA!

Dura tipo TRE PAGINE E MEZZO!

Se non altro, per la prima volta vediamo effettivamente un comportamento migliore da parte di Mason, che si preoccupa per la sorte di Ivy. Cosa in fondo normale, va bene che è uno stronzo e la vuole fuori dai piedi, ma mica la vuole morta…

No, in effetti è già più importante il pezzo successivo, quando i due sono in macchina, e lui stesso suggerisce di non dire niente a John, che tanto comunque è Coglione, quindi non lo capirebbe nemmeno se gli facessero un disegnino, probabilmente.

Arrivati a casa Mason si rende anche conto che Ivy si è fatta male alla caviglia per colpa della cinghia della tavola, e la porta in braccio su per le scale fino in camera sua. Non accade altro tra i due, ma è il primo momento in cui iniziano ad avvicinarsi, benché alla fine del capitolo Ivy lo cacci via in malo modo, sentendosi successivamente in colpa.

Sì, in colpa, perché pensa di averlo trattato come lui ha sempre trattato lei.

E quindi? Ti senti in colpa per questo? QUANDO TU LO HAI AIUTATO LUI TI HA TRATTATA ANCHE PEGGIO!

Questo, né tantomeno la buona azione compiuta, non cancella nessuno dei comportamenti precedenti di Mason. È stato finalmente gentile, ma praticamente chiunque sia minimamente dotato di un briciolo di umanità si sarebbe comportato così, in questa situazione, e non ha ancora chiesto scusa.

Lady R: – È una tattica di manipolazione molto sottile. Il mondo è pericoloso, minaccioso, sempre pronto a farti del male… e l’unica speranza per una fragile ragazza è un uomo forte, dove forte equivale a cattivo. Quindi di fatto la sua cattiveria è NECESSARIA.-

E lei lo ha trattato male, ma Mason se l’è meritato, visto che finora è stato il re degli imbecilli!

Capitolo tredici, Ivy ha la febbre, e ancora mi massacra lo scroto col suo senso di colpa per aver trattato male Mason.

E me lo massacra ancora di più ammettendo di essere attratta da lui.

DAL TIZIO CHE TI HA MALTRATTATA, RESPINTA, INSULTATA, VESSATA FIN DA QUANDO SEI IN CALIFORNIA E CHE È STATO CARINO SOLO QUANDO HAI RISCHIATO DI MORIRE!

Shade: – Alexa, trovami dei calmanti!-

Alexa: – Stai cercando di comprare calmanti?-

Piton: – Ignoralo, Alexa. Tanto è pieno di vodka, farebbero reazione.-

Alexa: – Vuoi comprare la vodka?-

Shade: – Uhm… quali marche hai?-

Cthulhu: – Tk’neh ly, nb’hu t’nrea k’sha tho…- (Eh no, così peggiori solo le cose…)

Salto un gigantesco oceano di fuffa, ma soprattutto le sviolinate di Ivy nei confronti di Mason, per un totale di tredici pagine, è sera e la nostra Hope vuole uscire. Giovanni Gru non è molto d’accordo, ma la sua opinione conta quanto la bava di Cthulhu, così lei se ne va tranquillamente a zonzo per il quartiere a prendere aria. Al ritorno trova Mason davanti al cancello.

Insomma, i due litigano di nuovo, e Ivy dice una cosa che condivido appieno:

«Ti impegni tanto a evitarmi, a fingere che io nemmeno esista. Mi scarichi in mezzo a una strada pur di renderlo chiaro e poi te la prendi con Nate per avermi messa in pericolo, come se te ne importasse. Tu questa come la chiami?»

In una parola: ipocrisia. Va bene averla salvata, come ho detto tra volerla fuori dai piedi e volerla morta ce n’è di differenza, ma non fare il cavaliere protettore quando tu per primo l’hai sempre trattata come una pezza.

Poi Mason le rigira il discorso, dandole dell’incoerente perché, da quando è arrivata, ha sempre odiato la California e tutto quello che c’è lì, non ha mai nemmeno visto l’oceano, eppure all’improvviso, ha voluto fare surf.

Okay, l’ho pensato anche io che era incoerente. Però, Mason, ora mi fai incazzare.

Sì, perché come vi ho detto, quando mi sono trasferito in Veneto non avevo niente, nemmeno Gaia. Il disagio che ho provato era reale, tremendo, e faticavo persino ad addormentarmi la notte. Già soffro d’insonnia, mi sveglio anche alle quattro del mattino quando sto bene, quindi figuratevi all’epoca. Ho trovato solo un minimo di conforto giocando alcune avventure punta e clicca sul cellulare, che erano ben fatte e mi hanno rilassato un pochino.

Quando provai a parlare con quello che ora non è più mio amico di questo mio disagio, mi ha risposto in malo modo che “avevo un lavoro, quindi che problemi dovevo avere?”, nel senso che avevo un lavoro, quindi tutto il resto erano stronzate.

Ha liquidato i miei problemi ad adattarmi alla nuova situazione senza nemmeno pensarci, e anche in seguito difese a spada tratta questa sua posizione. Purtroppo all’epoca non mi ero reso conto di che tipo di persona fosse, l’ho capito solo un paio d’anni più tardi.

In ogni caso, Mason, fai poco lo splendido e cerca di renderti conto di quello che è successo ad Ivy finora: morte del padre, trasloco forzato, tu che la tratti malissimo… è vero, è stata incosciente, ma una volta tanto stava provando a inserirsi, mentre tu non glielo hai mai permesso. Cos’è, pretendevi che si adattasse immediatamente alla situazione, che stesse bene e fosse tutta allegria e sorrisi mentre tu la vessavi costantemente? Dopo quello che ha passato? Ma vai a farti un tuffo in una cippatrice…

Lady R:- Mi ricorda un film, Wonder Park. È un cartone per bambini mediocre con protagonista June, una bambina appassionata di Luna Park che sogna di costruirne uno. Ella deve gestire la non meglio specificata “malattia” della mamma, affrontando nel mentre una minaccia soprannaturale che colpisce un mondo immaginario legato a doppio filo al suo parco dei sogni. Un elemento contenzioso del film è il finale, in cui *SPOILER* dal nulla la madre di June si scopre essere viva e vegeta e perfettamente ripresa, quando per tutto il resto del film sembra che se ne sia andata per davvero. June è irascibile, scontrosa, mostra segni di OCD crescente – si butta nelle pulizie di casa e sembra temere che se non farà *cosa x* perderà anche il papà – e sembra perdere il gusto anche per il parco a tema su cui lei e la mamma fantasticavano. C’è persino una scena in cui June mette in una scatola le cose di sua madre, come se già non ci fosse più. Eppure si salva. Questo per dire che, insomma: le morti dei genitori sono TRAUMI. Ti distruggono. E se qualcuno pensava che comportarsi in un certo modo fosse reazione valida per una madre solo *malata*, che eventualmente si riprende… potete immaginare quanto sia dissonante il lutto subito da Ivy.-

Saltiamo il resto, passiamo al capitolo quattordici, che si apre con la nostalgia che Ivy prova per il padre morto, oltre che altri flashback sul loro passato. Poi mi arriva questa frase:

Non avevo mai avuto una vera famiglia. Ma avevo avuto una famiglia vera.

Se qualcuno me la spiega mi fa contento, perché anche se provo a sforzarmi la capisco solo fino a un certo punto.

Lady R:- Essenzialmente “non ho mai avuto una famiglia di sangue – ciò che si considererebbe una “vera famiglia” nella legge – ma ho avuto una famiglia vera, qualcuno che è stato una famiglia per me”. Che è una cosa che adorerei in qualunque altro momento e setting. Ma qui non ha senso, perché erano davvero i suoi genitori biologici, no?-

Comunque, non è interessante quanto ciò che avviene quella sera a cena: in casa ci sono solo Mason e Ivy, che stanno mangiando, e Miriam, che si è ricordata di lavorare lì e quindi compare per la seconda o terza volta in tutto il romanzo.

Mentre i due sono a tavola, la domestica arriva tutta preoccupata annunciando a Mason che ci sono “due uomini vestiti di nero” fuori dalla porta.

Shade: – Sev, colleghi tuoi?-

Piton: – Perché, hanno il Marchio Nero?-

Ivy va alla porta (anche se Miriam si è rivolta a Mason, ma lui se ne sbatte, nemmeno chiede spiegazioni o ulteriori informazioni…) e subito la riconoscono come la “signorina Nolton”.

E quindi, ribadisco: John è un Coglione.

VEDI CHE LA SGAMANO SUBITO? E TU PENSAVI BASTASSE DIRE CHE È TUA NIPOTE???

Insomma, uno dei due si presenta come “l’agente federale Clark” (Kent?), che non è un vero incarico, visto che gli agenti federali sono praticamente tutti quelli che lavorano direttamente per il governo. Se quindi voleva dire che è un agente dell’FBI allora si sarebbe dovuto presentare come “agente speciale Clark” (Kent).

Vedendo il suo “cartellino” (che in realtà si chiamerebbe “tesserino”, ma vabe’) Ivy pensa di sapere perché sono venuti.

E meno male che diceva di essere perfettamente al sicuro e che nessuno l’avrebbe mai cercata…

Insomma, questo Clark (Kent) chiede ad Ivy se ha delle informazioni per loro, Ivy si mette a fare la dura e li caccia via. Sorvoliamo su quanto sia plausibile che degli agenti federali si lascino sbattere fuori, perché vabe’, sono in una proprietà privata, ma non sono poliziotti, hanno un’autorità superiore e sono stati incaricati di cercare questo misterioso “qualcosa” che pensano Robert abbia lasciato a sua figlia, e mi sembra un po’ poco realistico che non appena questa alza la voce loro se ne vanno limitandosi a mostrarsi indignati. Sono alle dirette dipendenze del governo, per non dire della Casa Bianca, sticazzi i diritti costituzionali… purtroppo negli USA certi agenti governativi hanno un’autorità tale da “sospenderli”. E nemmeno la polizia ci va tanto leggera, specialmente con chi ha la carnagione un po’ più scura dei tipici protagonisti di questi libri.

Ricordate l’evento che diede massima visibilità al movimento Black Lives Matters? Un uomo (Eric Garner) venne soffocato a morte da un poliziotto che lo stava trattenendo a terra mettendogli la gamba sul collo.

E anche prima, nel 2013, un ragazzo di nome Trayvon Martin, venne ucciso da un agente di polizia, il quale fu in seguito assolto. Questo diede origine al movimento.

Ora, io non voglio fare politica. Anzi, generalmente mi astengo da questo tipo di discussioni, sono troppo spinose e io, lo ammetto, sono relativamente ignorante in materia, così intervengo solo se so davvero di cosa parlo e sono certo di avere opinioni decenti, quindi non mi lancerò in difesa di nessuno, né accuserò gli agenti di polizia coinvolti in questi eventi.

Prendo tali fatti come esempio semplicemente per dimostrare che, quantomeno negli Stati Uniti, ci sono episodi che possono dimostrare quanto la violenza o i metodi pesanti siano utilizzati in nome della sicurezza pubblica, figurarsi quella nazionale. Okay, in questi due casi si trattava di eventi che avevano come vittime due afroamericani, ma il concetto, per me, è più o meno lo stesso. Una vita è pur sempre una vita.

Oltretutto, scopriamo che a causa di questo misterioso “qualcosa”, Robert era stato “incriminato” e la sua vita era stata “rovinata”.

Ma come, non aveva lasciato gli Stati Uniti proprio per evitare di essere perseguitato dal governo? Adesso mi dite che era addirittura stato incriminato? E con delle accuse a suo carico… GLI HANNO PERMESSO DI LASCIARE IL PAESE?

E poi STATI UNITI E CANADA HANNO ACCORDI DI ESTRADIZIONE! Per sfuggire al governo sarebbe dovuto andare in Messico! Lì non solo non hanno giurisdizione, gli USA, ma nemmeno hanno la possibilità di fare estradare i criminali!

Inoltre, veniamo anche a sapere che anche i servizi segreti canadesi si erano interessati alla cosa, e avevano interrogato Ivy persino in ospedale dopo la morte del padre.

Cioè, questo misterioso “qualcosa” attira tutta questa attenzione e finché Robert non è morto nessuno si è minimamente sforzato di cercarlo? Sapevano benissimo dove viveva, o come rintracciarlo, e che aveva famiglia! Volevano mettere le mani sul “qualcosa”? Potevano agire così:

1) Minacciarlo

2) Estradarlo (come ho già detto)

3) Congelargli i conti correnti

4) Farlo licenziare (sempre che avesse un lavoro, tutte le informazioni che ho sono di lui e Ivy che saltellano allegri nei boschi canadesi…)

5) Rovinargli la reputazione

6) Minacciare la vita di sua figlia

7) Farlo pedinare (il minimo indispensabile, proprio)

8) Entrargli in casa e perquisirla in qualsiasi momento

9) Controllare le sue proprietà e le sue attività alla ricerca di qualcosa di sospetto

10) Interrogare chiunque lo conoscesse negli Stati Uniti e in Canada

11) Un miliardo di altre cose che non elenco o non finisco più i punti e divento un Maestro di Livello Mitico ma poi esaurisco lo spazio per la recensione

Invece si accontentano di comparire solo dopo che l’unica persona a sapere davvero dove diavolo si trova questo misterioso “qualcosa” è morta e sepolta per infastidire (solo due volte in pochi mesi, che è veramente pochissimo) sua figlia e una volta il suo migliore amico.

FINE.

Alla faccia dell’efficienza!

Comunque, quando questi due rincoglioniti se ne vanno, Mason FINALMENTE si interessa alla comparsa di due sconosciuti che dicono di essere federali nel salotto di casa sua, chiedendo spiegazioni.

Ovviamente Ivy non intende spiegargli nulla, così i due finiscono (di nuovo) col litigare. E questi sono i pensieri della nostra Hope in proposito:

Se solo Mason avesse percepito la mia angoscia.

Se solo avesse capito quanto stavo soffrendo.

Se solo fossimo stati diversi, e non le anime frastagliate che invece eravamo, avrebbe visto che dietro la mia intenzione di ferirlo c’era il bisogno disperato di convogliare il dolore che mi stava dilaniando dentro.

Ma Mason no, Mason nemmeno allora vide al di là del mio muro.

Eravamo troppo diversi.

No…

Eravamo troppo simili.

Fatti degli stessi difetti.

E, forse, delle stesse fragilità.

Avevamo le stesse paure, gli stessi sogni e le stesse speranze.

E, come due specchi troppo vicini, io e lui ci riflettevamo.

Ma non ci saremmo mai sfiorati.

E alla faccia! Va bene essere poetici, ma qui stiamo un filino esagerando… e poi, io onestamente non vi trovo così simili, Ivy: lui è figlio di un ricco consulente finanziario che vive da solo in un villone degno del Signor Burns, pieno di amici, che fa baldoria ogni volta che suo padre è in viaggio, che coltiva un sacco attività e interessi, viziato e prepotente.

Tu invece sei un’introversa che è cresciuta nei boschi senza mai entrare veramente in contatto con altre persone a parte tuo padre, il tuo unico interesse, che hai iniziato veramente a coltivare solo da quando ti sei trasferita in California (in una città tuttora sconosciuta…) è la pittura. Non ci aggiungo la fotografia, malgrado ci sia stato detto che ti piace pure quella, perché l’unico uso che hai fatto della tua polaroid è stato per scattare una foto con cui cercare (inutilmente) di ricattare Mason.

Insomma, simili in cosa? Nel fatto che siete Homo Sapiens?

Tuttavia, c’è anche qualcosa di positivo da dire: stai dando ragione allo sproloquio che Severus ci ha fatto tempo fa quando ha analizzato per noi Mason, cosa che mi fa stupire ancora di più del fatto che tu abbia detto di essere attratta da lui.

Abby: – In realtà, da quello che so delle vostre recensioni, non mi sembra poi così strano.-

Shade: – Sì, ma c’è una certa differenza tra trovare attraente qualcuno o sentirsi attratta da qualcuno. Nel primo caso ammetti che è una persona di aspetto attraente, nel secondo che desideri questa persona… almeno, per me è così, ed è questo che non mi torna, visto che Mason è stato davvero insensibile, per non dire peggio, nei confronti di Ivy fino ad ora.-

In ogni caso, Mason contrattacca, accusandola di tenere per sé tutti i suoi segreti al punto da nascondere anche il suo nome. Sì, perché il suo nome vero non è Ivy… è Ivory!

Che poi vuol dire “avorio”… mah… scusate, ma non mi sembra adatto a una bambina (o un essere umano in generale) il nome “Avorio”. Va bene che è un riferimento alla sua carnagione (infatti è dall’inizio che mi vengono sfracellate con riferimenti alla pelle pallida di Ivy…), ma non stiamo esagerando un tantino?

Ellie: (vestita come Dante di Devil May Cry) – Ebony e Ivory sono nomi da pistole! – (si lancia fuori e comincia a crivellare gli infetti)

Lady R: – O una bruttissima canzone di Michael Jackson. Invece Ivy è l’edera. La mia pelle si è trasformata in edera, poi avorio, poi acciaio.-

Comunque, Ivy reagisce tirandogli un ceffone (E FINALMENTE, DAI!) rispondendogli poi a tono:

«Tu non sai niente».

Probabilmente lo schiaffo è stato così potente che Mason si è trasformato in Jon Snow.

Da qui si ha un’escalation: prima Mason afferra un pennello e glielo spalma in faccia, poi Ivy afferra un barattolo di colore e glielo rovescia addosso, quindi iniziano a combattere a colpi di pennelli, rulli da imbianchino (perché sono nel seminterrato, che Ivy sta imbiancando quasi dall’inizio del romanzo… io non la assumo come imbianchina, visto quanto ci mette…) e tanta altra roba piena di vernice, che presto riduce i due a una coppia di arcobaleni ambulanti, finché non rotolano a terra e Ivy si mette a cavalcioni su di lui in qualche modo.

Lady R: – Praticamente una partita ad Epic Mickey.-

Non capisco bene cosa succeda poi, perché all’improvviso Ivy, solo a guardarlo, smette di essere arrabbiata e torna a essere depressa, dice due frasi deprimenti e se ne va tutta triste, con Mason che naturalmente è più confuso di me.

Il capitolo si chiude così:

Me ne andai prima che potesse vedermi crollare.

Perché a volte amare non basta.

A volte ci vuole il coraggio di sopportare.

E io… Io non l’avevo mai avuto.

MA SE È DALL’INIZIO CHE MI PIALLI I MARONI CON “SOPPORTA, IVY. SOPPORTA”!?!?!

E, per il mio godimento, il capitolo quindici si intitola proprio “sopporta”, che poi è anche la prima parola del capitolo stesso.

Mi dirigo verso la parete più vicina e l’abbatto a craniate.

Purtroppo non mi basta, perché tipo OGNI TRE RIGHE continua a ripetere “sopporta”, dato che qui siamo di nuovo in un flashback sul suo passato che ci racconta quanto gli altri bambini erano cattivi con lei perché si chiama “Avorio”.

Il flashback prosegue per tutto il capitolo, raccontandoci altri retroscena (che poco ci interessano) sulla sua vita con Robert, fino al momento della scoperta del tumore, un adenocarcinoma (un tipo di tumore che praticamente è il Jolly della categoria, dato che si sviluppa dalle ghiandole e può interessare un po’ qualsiasi organo del corpo, a quanto ho capito facendo ricerche. Ovviamente non ci viene detto dove si sia sviluppato di preciso).

Altra cosa che mi urta nel profondo, a ogni paragrafo o quasi passiamo dal corsivo alla grafia normale, apparentemente a caso. Non sembra esserci un vero motivo, ogni tanto Erin ha deciso di cambiare. Forse si annoiava.

Andiamo avanti così fino alla fine del capitolo, ma non ce ne frega poi granché.

Passiamo quindi al sedici. Ivy è sul letto ancora immersa nei ricordi e spero davvero, davvero, davvero tanto che si sia fatta un bagno nell’acqua ragia, perché le vernici per le pareti, oltre a non venir via nemmeno bestemmiando (lo so perché in passato ho imbiancato una struttura polifunzionale che dirigevo, a Pisa), sono alquanto tossiche, tanto che solo i vapori bastano a far girare la testa, e considerando che lei era ricoperta di vernice può benissimo rischiare di raggiungere suo padre…

Insomma, è sul letto a rigirarsi tra le mani le foto di famiglia, in particolare quella su cui ha trovato la famosa frase criptica “non tutte le astronavi vanno in cielo. Chi ha detto questa frase?” e le cade l’occhio sui numeri di serie della pellicola. Al che nota che alcuni numeri sono più scuri di altri, e le si sblocca un nuovo, ennesimo flashback (ma grazie ai Grandi Antichi qui non siamo in una ficcyna, non sono tutti segnalati da “flashback” e “fine flashback”, o non la finirei più di vomitare…) su due agenti dei servizi segreti canadesi che si erano presentati a casa loro per interrogare suo padre.

Ah, ma allora qualcuno ha indagato per cercare il misterioso “qualcosa”! E non hanno mai concluso niente?

Dal flashback ricaviamo alcuni numeri con cui lei e Robert hanno giocato quel giorno, 3, 19, 9 e 19, che non significano un beato cazzo, e veniamo a sapere che John Crane/Giovanni Gru, secondo questi due agenti, “non è estraneo al caso Tartaro”.

Allora, forse, lavorano per una ditta di dentifrici.

Piton: – Questo è un chiaro riferimento al Tartaro, la prigione dei Titani nelle profondità dell’Ade, idiota.-

Shade: – Ah, okay, allora non siamo in iCarly come avevo supposto in passato, ma in uno dei romanzi di Percy Jackson.-

Alla fine del flashback scopriamo che Robert aveva chiesto ad Ivy di decifrare non so che messaggio, e la risposta era… Ivy.

Boh.

Comunque, veniamo a sapere che il nostro Robert era un capace crittografo.

Quindi cambiamo ancora romanzo, ora è il Codice Da Vinci.

Abby: – Io inizio a perdermi.-

Gaia: – Miao.-

Alexa: – Mi dispiace, non lo so.-

Shade: – Alexa, nessuno te l’ha chiesto.-

Alexa: – Mi dispiace, non lo so.-

Shade: – … ma vaffa…-

Comunque, non aspettatevi chissà quale codice crittografico complesso e astruso con calcoli complicati e schemi d’avanguardia… basta semplicemente sostituire i numeri con le lettere corrispondenti. Quindi 3, 19, 9, 19 sta per CSIS. Che, come ho detto, non vuol dire un beato cavolo.

Comunque, è una roba che saprebbe fare anche Joel.

Joel: – Voglio il caffè.-

Shade: – Davvero, tra te e Alexa non so chi è più inutile…-

Alexa: – Mi dispiace, non lo so.-

Insomma, preda del sacro fuoco, Ivy inizia a tradurre il messaggio, frugando tra tutte le foto per scovare altri numeri (non sono certo di come faccia a sapere in quale ordine vadano messi). Prende una marea di appunti, trascrive ogni numero, e compone così le ultime parole di suo padre, che la condurranno finalmente al cuore del mistero.

No, scherzo, il messaggio è “sopporta, Ivy”.

Piton: – … ma… sul serio? Si è sprecato a crittografare un messaggio sulle foto di famiglia subito prima di morire… per dirle “sopporta”?-

Ellie: – Mentre moriva di cancro?-

Abby: – Le metastasi avranno certamente raggiunto il cervello facendolo sragionare…-

Cthulhu: – P’rke n’hyk, lb’uh nau kwu jed’ha.- (Se non fosse già morto, lo avrei divorato io stesso…)

Alexa: – Mi dispiace, non lo so.-

Cioè, ma che razza di perdita di tempo è questa? Se volevi comunicare a tua figlia che doveva essere forte (peraltro cosa fattibile con un miliardo di altre parole) perché non scriverle una dannata lettera come qualsiasi essere umano? E poi, Erin, con tutta la manfrina del flashback in cui ci dici che le è stato insegnato a leggere messaggi cifrati… sprechi una scena così? È come dare al lettore un pacco regalo solo perché ci trovi dentro un gigantesco dito medio!

Anche Ivy dà fuori di matto, tanto che persino quel Coglione di John, a cui nessuno ha detto una beata mazza di niente sugli agenti comparsi a casa, arriva preoccupato per vedere come sta.

Lady R: – Qui penso a un altro film, l’orribile live action di Jem & the Holograms. La trama, che da quello che ho visto c’entra poco o niente con il cartone di Jem, vede la protagonista Jerrica, la sorella Kimber e le sorellastre Aja e Shana cercare in giro i pezzi per un androide di nome Synergy, capace di proiettare gli ologrammi che danno il nome alla band. Il pezzo finale è… un messaggio post-mortem del defunto padre di Jem. Tutto qua. Tra l’altro rivolto solo a Jerrica, senza nessuna menzione per la sorella Kimber. Uno spreco di tempo inutilissimo.-

Finalmente, comunque, Ivy riesce a dire a John che gli vuole bene. Probabilmente perché le fa tenerezza in quanto ritardato, che poi è il motivo per cui ci teniamo ancora vicini Joel.

Ellie: (offesa) – Lui non è ritardato! È solo vecchio e ha qualcuno gli ha dato un sacco di botte in testa!-

Abby: (fingendo indifferenza) – Uh, Alexa, che tempo fa oggi?-

Alexa: – Guarda dalla finestra, o dai buchi che ha fatto Shade nel muro.-

Altro evento di proporzioni epiche: FINALMENTE Ivy si decide di dire a John che lei e Mason si odiano a morte (o meglio, gli dice che non vanno d’accordo, che poi è un po’ un eufemismo…) e quindi il nostro Giovanni Gru ci dice qualcosa di molto interessante:

«Già…» mormorò. «Lo avevo capito».

E ALLORA COSA ASPETTAVI A INTERVENIRE??? CHE SI SCANNASSERO???

E prosegue parlandoci della madre di Mason, Evelyn: a quanto pare, lei non è morta, ma era proprio una stronza, perché preferì la carriera al figlio, al punto che quando da bambino Mason ebbe una brutta infezione batterica ai polmoni, lei preferì convincersi che fosse solo tosse perché se lo avessero portato in ospedale avrebbe dovuto saltare il lavoro (a quanto dice John, la prima ospedalizzazione richiede entrambi i genitori, ed essendo io ignorante in materia stavolta la do per buona).

Purtroppo, alla fine, John dovette per forza far ricoverare Mason e questo costrinse la donna a saltare un viaggio d’affari in Giappone, al che è andata fuori di testa più di Ellie quando ha visto che cucinavo lo stufato di funghi e ha mollato la famiglia.

Di conseguenza, John ha tentato da quel momento di “dare a Mason tutto quello che aveva” (cito testualmente) per non fargli sentire la mancanza della madre e Ivy inizia a pensare quanto segue:

Non avevo mai capito niente di Mason.

Avevo sempre creduto che fosse solo un figlio viziato che trattava male i genitori, il classico ragazzo bello e arrogante, abituato a ricevere tutte le attenzioni che voleva.

Ma non era così.

Mason era legatissimo a John.

E l’unica persona da cui avrebbe voluto essere guardato lo aveva gettato via.

Non aveva avuto il suo amore. Né il suo tempo. Solo la sua indifferenza.

Ivy, ma se il Coglione ti ha appena detto che dopo l’abbandono della madre ha fatto di tutto perché Mason non ne sentisse la mancanza???

Ivy, ma le tue orecchie sono davvero fatte di avorio, per caso?

Hai torto marcio su tutta la linea, piccola demente!

1) Mason non ha MAI dato l’impressione di maltrattare suo padre! A volte è uscito per conto suo senza cenare con voi, ma non è così impossibile a diciassette anni!

2) John non lo ha mai “gettato via”! Gli è stato vicino, è stato il solo ad esserci sempre e a volergli bene! Perché, se ti stavi riferendo alla madre, allora c’è un grosso difetto nella costruzione della frase!

3) Non ha mai ricevuto indifferenza da suo padre, che gli ha dato praticamente ogni cosa, tra i beni materiali e il suo affetto! Anzi, è stato il centro del mondo per John, come quest’ultimo ci ha raccontato, fin da quando sua madre se n’è andata, e anche prima era solo lui a preoccuparsi davvero per Mason!

4) A prescindere da tutto quello di cui sopra, comunque, NON CI SONO GIUSTIFICAZIONI PER COME SI È COMPORTATO FINORA!

Lady R: – Comunque adoro che quando bisogna rendere un padre cattivo e abusivo tirano fuori ubriachezza, pestaggi, violenze e incesti… mentre per rendere orrenda una madre “basta” farne una virago donna in carriera. Non avrò mai bambini, non funziona. –

La conversazione prosegue, e John confida a Ivy che Mason ha iniziato la boxe per “dimostrare a sua madre di essere forte”, e che ogni volta che lui vince Evelyn gli manda un qualche regalino perché “apprezza i vincenti”, un atteggiamento davvero poco sano, visto che può portare un bambino a valutare se stesso in base ai risultati che porta a casa e che poi vengono valutati come “buoni”, invece che riuscire a conseguire dei traguardi che possono essere ritenuti soddisfacenti da lui stesso e permettergli di costruire la propria autostima.

In particolare, comunque, Mason nomina una maglietta dei Chicago Bulls, la stessa che Ivy aveva indossato per coprirsi quando tutti i suoi vestiti erano misteriosamente scomparsi, che poi è stato il primo regalo inviato a Mason da sua madre.

Quantomeno, adesso sappiamo come mai si è imbestialito così tanto in quell’occasione.

E alla fine, riceviamo una conferma a proposito di una cosa che io avevo già capito e detto fin dall’inizio della recensione:

«Tu non glielo avevi detto» mormorai, dando voce al mio sospetto. «Che io venivo a stare qui… Lui non lo sapeva».

E perché mai avrebbe dovuto? È un Coglione.

Nemmeno vi cito le patetiche scuse che accampa per il suo modo di agire. Lasciamo perdere completamente, tanto è indifendibile.

Ah, alla fine del discorso Ivy ammette di “desiderarlo più di prima”. Mason, ovviamente.

Se qualcuno vuole vomitare, seguite pure Piton, lui è già in bagno.

Passiamo oltre. Siamo a scuola, penso nell’aula di arte (c’è una tela bianca davanti a Ivy, quindi suppongo sia così) e compare Clementine Wilson, la #troja che si è già brevemente fatta vedere in spiaggia qualche capitolo fa (che chiama Ivy “Eva”, tanto per sottolineare che di lei non gliene frega niente fin da subito), e inizia a sproloquiare per cercare di carpire informazioni sul rapporto che c’è tra lei e Mason, per poi invitarla a una festa da lei.

In un giorno infrasettimanale. Bene.

Naturalmente è una tattica di Clementine per ingraziarsi Mason, come giustamente osserva Ivy, la quale non ha alcuna intenzione di andare alla serata. Poco dopo incontra anche Nate e Tommy…

Joel: – FRATELLO!-

Shade: – Mettete a nanna il nonno. Medicine o mazze da golf, usate quel che vi pare.-

… i quali sono tutti agitati per la festa imminente, con Ivy che si stupisce del fatto che andranno (se tu non ci vuoi andare non significa che gli altri non decidano altrimenti, cretina…) e Tommy…

Joel: – FRATELLO!-

Shade: – E BASTA!-

… le chiede se vuole un passaggio. Domanda che mai avrà risposta, perché Ivy nota Mason davanti al suo armadietto, e d’improvviso il resto cessa di esistere.

La scena comunque serve solo a mostrare che il nostro Bedboy è ancora furioso con Nate per l’accaduto in spiaggia, e a noi non ce ne potrebbe fregare di meno, continuano a comparire persone a caso, incluso Travis il Microcefalo e poi di nuovo Clementine che, per qualche motivo a me oscuro, crede all’improvviso che Ivy parteciperà alla festa (il tutto narrato in modo tanto caotico che inizia a girarmi la testa), ma dal nulla (perché se n’era andato) riappare Mason che dichiara che ad Ivy “non piacciono le feste”.

Guarda, fosse questo il problema… voi volete tutti partecipare a una festa durante un giorno feriale, se lei rimanesse a casa sarebbe forse la più isolata di tutti, ma anche l’unica con un po’ di sale in zucca, dato che l’indomani dubito che sarete minimamente in forze. E non parliamo di genitori, perché quelli di Clementine saranno via tutta la settimana, quelli del resto dei ragazzi della scuola mi sa che manco esistono…

Saltiamo tutto quello che avviene dopo. Vi voglio solo dire questo: Mason, in un evidente tentativo di ripicca nei confronti di Ivy, stavolta risponde a uno sguardo ammaliante della #troja, tanto per provocare la nostra Hope. Così lei decide di “giocare”, e va da Fiona (una delle tante Amiche Generiche, non importa se non vi ricordate di lei, ma ve l’ho già citata) per chiederle “aiuto”.

Capitolo diciassette, siamo in macchina, guida Carly e io mi chiedo se all’improvviso tutti nutrano manie suicide, saltiamo la fuffa e ritroviamoci a casa di Fiona: l’aiuto che le ha chiesto Ivy è per prepararla per la festa.

È la classica scenetta da film anni ottanta sulla ragazza un po’ maschiaccio e poco elegante che si trasforma in una “vera donna”, quindi non ce ne frega davvero qualcosa.

La sola informazione minimamente interessante è che Fiona è attratta da Travis il Microcefalo, come intuisce Ivy, non tanto perché è importante per la trama quanto perché boh… la conversazione in proposito dura pagine e pagine.

Finita la fuffa e la “trasformazione” abbiamo una dettagliata descrizione dell’aspetto di Ivy dopo l’extreme makeover che le è stato fatto, e ancora non c’interessa. Comunque, quando finalmente arriva alla festa, Ivy provoca un mezzo infarto a praticamente tutti quelli che incontra, ma roba che addirittura Travis sputa il suo drink.

Reazione degna dei cartoni animati, perché io ho visto molte belle donne in vita mia, tirate a lucido e ben curate, cosa che in qualche caso mi ha anche colto di sorpresa, ma arrivare a sputare una bevanda per questo mi pare parecchio irrealistico…

Saltiamo ancora altra roba, il capitolo si conclude con Mason che finalmente adocchia Ivy.

Siamo ora al capitolo diciotto. Mason è ancora imbambolato a fissarla, ma perde relativamente presto il contatto visivo, quindi subentra fuffa. Quando finalmente tra i due c’è di nuovo la visuale libera, Ivy vede Clementine la #troja che si struscia sul suo Bedboy e al volo afferra una bottiglia di birra per berne un lungo sorso. Credo non abbia mai bevuto nemmeno collutorio in vita sua, ma vabe’…

Al che le si avvicina un tizio sconosciuto che inizia a provarci un po’ con lei, in modo neanche tanto molesto o sgradevole, tipico di un ragazzo intraprendente a una festa che vede una che gli piace. E Ivy gli dà pure corda, ovviamente per ripicca verso Mason, che poi è l’unico motivo per cui partecipa alla festa.

Ovviamente il Bedboy se ne accorge, ma a differenza della totalità delle ficcyne che abbiamo affrontato finora in questa storia il protagonista maschile non accorre a gonfiare di botte questo povero Maschio Omega, si limita a fissare torvo i due.

Che poi è anche una reazione umana, quindi niente da dire.

Per questo stimo tanto Erin, malgrado tutto… dopo l’oceano di merda in cui ho nuotato, lei è già meglio. Non scrive cose proprio geniali, questo no, ma è decisamente migliore di tutto ciò che ho recensito finora.

Fanwriter91: (vestito da dominatore dell’aria) – Camminare sul fango secco è una bellezza per cui ha camminato sui sassi a punta. –

Comunque, questo basta a far venire un po’ di turbe a Ivy, che all’improvviso vuole allontanarsi e, congedato il Maschio Omega, si dirige verso il bagno per calmarsi un po’.

Non che ci riesca, dato che inizia a farsi domande tipo “perché mi sono truccata in questo modo?” o “perché mi sono vestita così?”.

PERCHÉ VOLEVI FARE COLPO SU MASON!

Ma ora che l’hai sorpreso a fissarti torvo mentre flirti con un altro ti fai venire le paturnie! Drogati di meno!

Ellie: (dividendo un gigantesco spinello con Abby) – Cosa?-

Shade: – No, tu squagliati il cervello fino al coma, va benissimo…-

Uscita dal bagno, Ivy ritrova il Maschio Omega, che l’ha seguita, e che mi permette di promuoverlo al rango di Maschio Gamma, dato che si presenta come Craig.

A questo punto, da bravo Maschio Gamma, Craig inizia a provarci con più insistenza, per non dire a molestare Ivy, ma finalmente il Maschio Alfa (ovvero Mason) sopraggiunge e lo allontana minacciandolo, spintonandolo, digrignando le zanne, mostrando le chiappe rosso fuoco…

No, scusate, quelli sono i babbuini.

Allontanato il rivale, Mason afferra Ivy per un polso, la trascina non so dove e inizia a chiederle “a che gioco sta giocando”.

Allo stesso tuo, tecnicamente, visto che all’improvviso hai ricambiato (almeno in parte) i tentativi di seduzione di Clementine proprio perché eri di fronte ad Ivy…

Quando però la nostra Hope finge di non avere idea di cosa lui parli, il nostro (scarso) eroe la intrappola contro la parete e insiste dandole della bugiarda.

Comunque, questa simpatica scena si trasforma in un reciproco flirtare, e ve la risparmio.

Non arriviamo comunque al bacio, perché Craig torna indietro con un gruppo di amici ubriachi per vendicarsi di Mason, il quale alla fine cede alle provocazioni (anche se, va detto, lo fa solo quando queste vengono rivolte a Ivy, e non prima) e spacca il naso di Craig con un cazzotto, per poi ritrovarsi sommerso dal resto del gruppo.

Subito sopraggiungono anche Nate e Tommy…

Joel: – FRATELLO!-

Shade: – Oh, per l’amor…-

… per dargli manforte nella rissa…

Joel: (trattenuto dai tentacoli di Cthulhu) – DEVO CORRERE AD AIUTARLO!-

Shade: – Giuro, o Ellie lo calma o Abby lo ammazza!-

Abby: – Possiamo fare entrambe le cose! –

Ellie: – Comunque Joel, non preoccuparti, che Tommy è semi immortale. –

… mentre Carly trascina via Ivy, che si è trasformata in una statua di sale, portandola in macchina e via da quella casa.

Che poi non sarebbe un male, ma prima era a due passi da una rissa e una potenziale aggressione ai suoi danni, ora è in macchina con Carly, non mi pare che sia molto meglio…

Comunque, per una volta la ragazza sembra ricordarsi che esiste un codice della strada, perché non brucia i semafori né taglia gli incroci, limitandosi a far bere dell’acqua e Ivy per calmarla e poi a riportarla a casa… che è quasi l’alba.

Cthulhu: – Ylk’ne bhua n’ky llwa neb’u huk grju blyy?- (Ma quindi hanno fatto festa e poi c’è stata una rissa per tutta la notte?)

Shade: – Già. A quanto pare, quello che per me è accaduto nell’arco di poche ore, e pensavo potessero essere al massimo l’una o le due, ha occupato l’intera nottata, e adesso ancora un po’ e albeggia. E ciò che è peggio è che la festa è avvenuta durante un giorno feriale, quindi tra non molto ci sarà la scuola.-

Quando finalmente rincasa, Mason è già lì, stravaccato sul divano e addormentato, con un taglio sul sopracciglio e un livido in formazione sullo zigomo.

Abbiamo infine l’ammissione di Ivy, che è crollata in ginocchio, di essersi innamorata di lui e si chiude quindi il capitolo.

Siamo quindi ora al diciannove, che si apre con l’ENNESIMO flashback di lei che parla con suo padre, stavolta di cos’è l’amore, che per noi è solo fuffa.

Lady R: – What is love? Baby don’t hurt me, don’t hurt me, no moooore!-

È ancora inginocchiata in salotto davanti a Mason manco volesse pregare, quando improvvisamente suona il suo cellulare, che lo sveglia di botto: è Fiona, che vuole sapere che fine abbia fatto Ivy.

Poi parte in quarta e inizia a snocciolare tutti gli avvenimenti da quando lei se n’è andata fino alla prossima profezia di Nostradamus, spiegandole che Mason ha fatto a botte con tutti quei ragazzi finché Nate e Tommy…

Joel: – FRATE…-

Shade: (scippando la mazza da golf a Abby e spaccandogliela in testa) – Ora BASTA!-

Ellie: – Ehi!-

Shade: – Qualcuno doveva farlo!-

Abby: (piangendo sulla povera mazza da golf) – Sigh… la mia arma overpower…-

… non li hanno separati tutti quanti, con Nate che manca poco finisce pieno di botte pure lui. Alla fine Ivy le rivela di essere lei la misteriosa ragazza per la quale è scoppiato tutto il casino.

In effetti smette proprio di ascoltarla per mettersi a parlare con Mason, fino a che Fiona, scocciata, non comincia a gridare se si è “fatta o no quello che le piace”. E solo ADESSO Ivy chiude la chiamata.

La scena prosegue in cucina, ma non avanza di un micron, perché non succede LETTERALMENTE NULLA, sono solo questi due che per due o tre pagine continuano sulla falsariga di “dimmi chi è che ti piace” e “nessuno”, poi vibra di nuovo il telefono: Fiona è fuori che aspetta Ivy per portarla a scuola.

Piton: – Ma come, adesso sono già le otto?-

Shade: – Già. A quanto pare quello che è successo in casa, che sarà durato tipo venti minuti, mezz’ora a essere generosi, includendo il rientro, la scoperta di Mason addormentato sul divano, la telefonata e poi la fuffa ha in realtà occupato l’intero lasso di tempo tra le cinque, sei del mattino e le sette-otto. E adesso Ivy deve andare a scuola, senza essersi lavata né struccata né cambiata, e John non si è accorto che questi due non sono mai andati a dormire o rientrati prima dell’alba, né pare essersi minimamente preoccupato che Ivy non venisse sequestrata dal governo o peggio per questo misterioso “Tartaro”, che quasi certamente è un programma creato da suo padre.-

Insomma, esce di casa, come ho detto ancora agghindata come quando è andata alla festa, ma questo non importa a nessuno, soprattutto perché Fiona preferisce notare una macchina che, a suo dire, ha già visto da qualche parte.

Ellie: – Uhm… devono essere gli agenti governativi che la stanno seguendo per cercare Tartaro.-

Abby: – Non è da escludere, però, che si tratti di criminali interessati sempre a quel programma.-

Shade: – Io ringrazio solo che nessuno abbia fatto cenno alle Range Rover…-

Comunque, anche Ivy guarda meglio quella macchina, ma siccome il suo cervello è sottosviluppato liquida la cosa dicendo che di macchine come quelle ce ne sono tantissime.

In parole povere, CONTINUA A NEGARE QUELLO CHE CHIUNQUE ALTRO HA GIÀ CAPITO, OVVERO CHE VIENE SORVEGLIATA DA QUALCUNO PER VIA DEL LAVORO DI SUO PADRE.

E QUESTO DOPO CHE I FEDERALI SI SONO PRESENTATI ALLA SUA PORTA NON PIÙ TARDI DI DUE GIORNI PRIMA!

Passiamo oltre e Ivy, che per fortuna si è cambiata in macchina con i vestiti che Fiona le ha misericordiosamente riportato (ovvero quelli che aveva lasciato a casa sua durante l’extreme makeover), viene avvicinata da Travis il Microcefalo durante l’ora di educazione fisica, che vuole parlarle in privato. Anche se il professore di educazione fisica è già incavolato perché, per qualche motivo misterioso, tutti sono rintronati, assonnati e lenti. Sospetto che c’entrino i fiumi di alcool e la musica assordante della festa, ma potrei sbagliare…

Lady R: – Avevo una prof al liceo che faceva l’orario del sabato, e c’erano sempre ragazzi mezzi (o del tutto) addormentati causa festini del venerdì. Era una belva. Però era brava, pace all’anima sua.-

Insomma, il Microcefalo insiste per parlarle ADESSO e sapere ADESSO come sono andate le cose durante la festa, e tanto per non farlo essere l’unico deficiente a infilarsi in uno sgabuzzino con una ragazza durante l’orario scolastico arriva anche Nate.

Malgrado Ivy cerchi di dare a questi due idioti un contentino dicendo che Mason è stato provocato (cosa peraltro vera) Travis insiste nel dire che questo non basta a far scattare il suo amicone. Inoltre…

«[…]Lui non stava reagendo, li stava massacrando! Mason ha pure un incontro domani, un incontro molto importante tra l’altro, e i giorni prima per lui sono sempre allenamento e concentrazione assoluti! Tu non ti rendi conto!»

Ah-ehm… pardonne-moi…

DOMANI HA UN INCONTRO? E PER LUI I GIORNI PRECEDENTI SAREBBERO DI “ALLENAMENTO E CONCENTRAZIONE ASSOLUTI???

È ANDATO A UNA STRACAZZO DI FESTA ALCOLICA PER RIENTRARE ALL’ALBA! ALLA FACCIA DI ALLENAMENTO E CONCENTRAZIONE!!!

Lady R: – Anni fa un concorrente si presentò a X-Factor e concluse la sua audizione sbadigliando. Emma Marrone, una dei giudici, chiese come mai: il ragazzo rispose di aver fatto tardi con degli amici, ed Emma lo cazziò perché era chiaro che non prendeva sul serio l’audizione e non dava la priorità al provino. Coach, impara da lei.-

Insomma, alla fine il coach li becca tutti e tre chiusi là dentro e, già che è nero di rabbia, li spedisce tutti dal preside.

Siamo ora davanti alla segretaria, che aspetta di farli entrare, ma quando questa va a bussare alla porta nessuno risponde, così apre la porta, resta “interdetta”, come dice Ivy, e dopo avere intimato ai tre di non muoversi gira sui tacchi e va da qualche parte per cercarlo, dato che evidentemente non c’è.

Rimasti soli, Ivy si alza per andare in bagno, e quel Microcefalo di Travis decide di accompagnarla.

Io credevo che le ragazze si facessero accompagnare solo da altre ragazze (per motivi che non ho mai capito malgrado mi sia stato spiegato almeno tre volte…), al massimo dai Troll di caverna introdotti nella scuola dai professori che si sono venduti allo Zio Voldy, non da bestioni muscolosi con cervelli grandi quanto una ghianda.

Comunque, è proprio quest’ultimo a notare che a scuola c’è troppo silenzio, come se fosse deserta malgrado si trovino nel bel mezzo delle lezioni.

Che poi sarebbe una cosa normale, come osserva pure Ivy… ma per Travis è strano.

Vabe’, Ivy va in bagno e quando esce Travis è sparito, poi le luci “frizzano”, come dice la nostra Hope (che suppongo intendesse dire che si mettono a sfarfallare), ma a me fa più strano che IN PIENO GIORNO, in un posto soleggiato come LA CALIFORNIA e dentro un luogo bene illuminato come UNA SCUOLA ci siano lampade al neon accese.

Non so come il dettaglio di queste luci possa essere rilevante ai fini della trama, comunque subito dopo Ivy inizia a cercare Travis e si imbatte nell’aula di chimica: due uomini sono entrati e l’insegnante, un po’ stupita, chiede loro cosa vogliano.

Stiamo entrando nel “vivo” dell’assurda parte thriller di questo romanzo, tanto per essere chiari.

Comunque, uno di questi tizi, sicuramente il capo, dice all’insegnante che sta cercando Ivy, e quando l’insegnante risponde che non c’è insiste. Al che lei prova a cacciarli e si becca un ceffone a mano aperta, mentre un altro inizia a estrarre un’arma.

E meno male che Ivy ha continuato a ripetere per tutto il tempo che non c’era pericolo…

Passiamo al capitolo venti, e rallegriamoci perché in totale sono ventisette (più prologo ed epilogo), quindi non abbiamo ancora troppa strada davanti.

Finalmente quella deficiente di Ivy realizza che qualcuno di molto pericoloso è sulle sue tracce, anche se mi chiedo come mai, dato che non era poi tanto difficile rintracciare suo padre né lei, questi simpatici criminali violenti e disposti a prendere un’intera scuola in ostaggio compaiano solamente adesso, quando hanno avuto tutta la vita per raggiungerla in una sperduta baita dello Yukon e torturare lei e suo padre fino ad ottenere ciò che volevano…

Mentre Ivy si allontana atterrita ricompare quell’altro deficiente… no, scusate, non è un deficiente, è un Microcefalo… di Travis, che non è stato sequestrato o ammazzato, si era allontanato da solo perché… boh.

Comunque, Ivy lo spinge nello sgabuzzino, e complimenti alla ragazzina pallida di dieci chili anche bagnata che riesce a spingere un bestione grosso come un vitello, e cerca di nascondersi insieme a lui.

Ovviamente non possono chiamare aiuto coi cellulari, dato che sono stati sequestrati loro dal professore di educazione fisica, ma il resto della scuola i telefoni li ha, e quindi o nessuno ha fatto in tempo ad accorgersi di cosa stava succedendo (un intero istituto superiore che non nota dei criminali armati?) o i criminali sono riusciti a sequestrare tutti i telefoni prima che qualcuno riuscisse a chiamare aiuto (a minimo venti persone per classe? Senza contare il personale docente e non docente?).

E intanto Ivy si fa forse l’unica domanda intelligente della sua vita:

Non aveva senso. Se era me che volevano, perché non mi avevano presa quando andavo in giro da sola?

O magari prima che entrasse. No, perché ho tagliato il pezzo, ma uno di questi tizi dice chiaramente che lei deve essere a scuola perché “l’hanno vista entrare”, ed avendo chiuso tutte le uscite deve esserci per forza.

Ma perché, prenderla prima era troppo complicato? Lei e Fiona si erano pure fermate al bar, in un pezzo che ho tagliato!

Comunque, i due decidono di tornare alla postazione della segretaria, dove li sta ancora aspettando Nate (se i criminali non lo hanno già trovato) per usare il suo telefono e chiedere aiuto.

Fortunatamente per Nate, i criminali non sono ancora arrivati a lui, ma purtroppo il telefono è isolato, quindi hanno tagliato la linea fissa.

Non ho ancora capito come hanno risolto per i cellulari di tutti gli studenti, ma vabe’…

Inoltre, anche le porte antipanico sono bloccate, quindi non c’è via d’uscita. Ribadisco che rimane per me un mistero come abbiano neutralizzato il rischio che qualche studente, magari uno che per pura combinazione era nei cessi a fumare, non sia riuscito a chiamare aiuto, tuttavia almeno questi criminali, a differenza di quelli delle ficcyne, stanno operando in modo efficiente per prevenire la fuga degli ostaggi.

Certo, per tenerne a bada così tanti (che in una scuola superiore americana possono essere centinaia) ci vuole un piccolo esercito, ma sorvoliamo ancora.

Insomma, la situazione è critica. Ma niente paura: Travis ha un’idea!

Il che traumatizza pure Ivy, e posso ben capirla, onestamente… se lui ha un’idea, siamo sicuri che sia pessima.

Infatti la sua idea è di “prendere in mano la situazione”, armandosi con le pistole e i fucili ad aria del club di softair.

ECCERTO, TRE RAGAZZINI ARMATI DI PISTOLE AD ARIA CONTRO UN ESERCITO DI CRIMINALI INCALLITI ARMATI DI PISTOLE VERE, NON AVRANNO SCAMPO!

Ma Ivy accetta l’idea perché… ha paura per Mason.

Certo, non intende andare a combattere sparando contro gli avversari palline di plastica. Useranno invece chiodi e viti del corso di falegnameria come proiettili.

Ellie: – Beh, dai, quella roba fa abbastanza male. Le Glock 17 per softair, che sono a CO2, sparano proiettili BB in acciaio con una potenza di 100 metri al secondo, che è praticamente la stessa di una normale calibro nove. Possono far male, anche uccidere se non si sta attenti. Sono state le prime armi che ho maneggiato, ci uccidevo i ratti.-

Shade: – Non sono sorpreso del fatto che tu sappia queste cose, così come non lo sono quando dici che da piccola ammazzavi animali per divertimento, ma vorrei chiederti: quanto è probabile che in un liceo americano ci siano armi a disposizione degli studenti realmente capaci di provocare dei danni gravi?-

Dopo la conversazione con Ellie, colto dal dubbio, ho fatto una veloce ricerca in rete.

Stando ai risultati (rigorosamente in inglese, dato che l’ho effettuata per sapere se è possibile farlo in America) non è così strano che una scuola abbia dei club di softair.

MA.

Intanto non è possibile in tutte le scuole, e comunque dipende anche dallo Stato, poiché esistono leggi diverse a seconda di dove ci si trova. Per dire, non mi stupirei se Texas o Arizona, dove le armi le usano anche per girare la pasta, permettessero cose del genere.

Tuttavia, è obbligatorio avere diciotto anni per acquistare un’arma da softair, o anche per maneggiarne una (in questo caso può essere sufficiente un consenso scritto dei genitori) e sono comunque soggette ad alcune leggi federali, pur non essendo classificate come armi da fuoco.

Ma a parte ciò, anche ammesso che in California questi club possano esistere (purtroppo non riesco a scoprire se è effettivamente possibile o no, dalle mie ricerche), e che quindi questi ragazzi possano effettivamente trovare delle armi ad aria…

NON SONO TENUTE SOTTO CHIAVE?

E poi, le armi da softair non sono per niente diverse da quelle vere, dal punto di vista estetico, ma anzi sono così reali che la polizia, in qualsiasi stato, finisce col fermare chi va in giro esibendone una, e se compi una rapina impugnando una pistola ad aria, per esempio, sei perseguibile ugualmente per rapina a mano armata! I loro caricatori non sono adatti ai chiodi!

Abby: – E se avessero armi da softair con caricatori a imbuto? Esistono fucili che hanno dei caricatori sopra la canna che somigliano a imbuti, in cui vengono versate le munizioni.-

Shade: – Ma quelle…-

Ellie: (spintonandolo via di malagrazia) – Zitto tu, le armi sono roba mia! Le armi che hai nominato sono usate per il paintball, non per il softair. Le armi da softair sono delle repliche piuttosto fedeli dell’originale. Le due discipline infatti sono estremamente diverse, e solo agli occhi di chi non sa niente di nessuna delle due attività possono apparire simili. Soprattutto, differiscono negli equipaggiamenti: il paintball è uno sport “veloce”, per così dire, e fa uso di armi note come “marcatori”, assolutamente non letali e che al massimo possono fare qualche livido se usate sulla distanza ravvicinata, mentre il softair è uno sport molto più sofisticato, in cui chi lo pratica ricerca il massimo realismo e anzi si impegna in veri e propri combattimenti simulati con armi che, pur non essendo completamente letali, possono risultare più pericolose e infatti richiedono molta più cautela. Addirittura vengono chiamate RIF, ovvero Realistic Imitation Firearms, che tradotto vuol dire Realistiche Imitazioni di Armi da fuoco.-

Credo che questa sia la prima volta in cui Ellie si rende davvero utile.

Comunque sia, adesso devono raggiungere la sede del club di softair, che si trova al terzo piano, mentre loro sono nel piano interrato, quindi devono percorrere un bel po’ di strada.

Aspetta… un… secondo…

Il club di falegnameria, che produce segatura, altamente infiammabile, e che può essere tranquillamente respirata arrivando a provocare danni, si trova nel seminterrato, mentre il club di softair, che richiede spazi aperti per essere praticato, è all’ultimo?

MA CHI DIAVOLO HA DECISO LE DISPOSIZIONI DEI CLUB SCOLASTICI???

In ogni caso, questi tre riescono ad attraversare la scuola senza incontrare nemmeno i Minions che pattugliano i corridoi gridando “BANANA!”…

Arrivati nell’aula, incontrano in effetti proprio i Minions… cioè, no, incontrano altri studenti che hanno avuto la loro stessa idea, ma invece di usare i cellulari hanno deciso di usare armi ad aria contro criminali armati di pistole vere e abituati a sparare ad altri esseri umani con l’intento di uccidere…

I Minions sarebbero più utili, probabilmente…

Ellie: – Beh, tu sei fortunato ad avere noi.-

Abby: – Giusto. Con noi infetti e predoni non hanno scampo. Ti proteggiamo costantemente.-

Shade: – Ma vi levate dal ca…-

Comunque, mi preme fare una correzione: questi ragazzi non sono in possesso dei loro cellulari: erano usciti a fumare, si sono imbattuti in questi kattivi che li hanno minacciati con le pistole facendosi consegnare tutto ciò che avevano in tasca, telefoni compresi, e così si sono rifugiati nella sede del club, sfuggendogli da sotto il naso.

Piton: – … hanno lasciato… girare liberamente… delle persone? Se le sono lasciate sfuggire senza poi cercarle?-

Shade: – Se vuoi unirti a me nelle craniate alle pareti, Sev, sei il benvenuto.-

Ellie: – Io li avrei gambizzati, come minimo. E magari avrei strappato loro un paio di dita, magari un orecchio, per convincerli a stare buoni, oppure perché no, avrei usato uno di loro come esempio appendendolo al soffitto con…-

Shade: – Ellie, stai zitta!-

Tornando alla recensione, considerando che non hanno altre opzioni, Travis il Microcefalo decide di esporre anche agli altri il suo brillante piano, che fa ridere pure i polli, infatti anche i membri del club di softair lo ritengono un qualcosa di assurdo, ma ciccia.

E poi, Ivy è certa che non spareranno, perché… non hanno i silenziatori.

Non hanno i silenziatori.

Ora, più avanti ci verrà effettivamente detto che questi terroristi hanno l’ordine di non sparare per evitare di attirare attenzioni all’esterno, poiché la scuola è sorvegliata dalla CIA (che però non potrebbe operare su territorio statunitense, a quanto mi risulta, ma vabe’… Erin si sarà confusa con l’FBI). Tuttavia, Ivy non può averne la certezza, in questo momento, non può essere sicura che questi non spareranno. E anche se fosse, loro sono armati di pistole ad aria, ma soprattutto sono ragazzini.

Ragazzini male equipaggiati, senza uno straccio di addestramento a combattere contro terroristi violenti, armati, privi di scrupoli e abituati a uccidere le persone.

Mettiamo anche che questi non vogliano sparare per non attirare l’attenzione. Mettiamo che dei ragazzini in età da liceo riescano a trovare il coraggio o quello che è per sparare dei chiodi (che non possono entrare nei caricatori delle pistole da softair ma lasciamo perdere…) contro degli altri esseri umani. Mettiamo tutto questo.

Siete abbastanza bravi da centrare un bersaglio mobile e abituato alle sparatorie vere (non quelle simulate che potete aver fatto voi) al primo colpo e senza attirare attenzioni indesiderate? Senza considerare il fatto, poi, che letteralmente qualsiasi altra cosa può andare storta! Possono trovare un ostacolo lungo il percorso che impedisca loro di fuggire o raggiungere l’ufficio oggetti smarriti (che in una scuola non dovrebbe esserci ma pazienza, non è questo l’importante), potrebbero essere visti per puro caso da uno studente tanto idiota da attirare l’attenzione su di loro (ce ne sono eccome, gente così cretina, in vita mia, l’ho conosciuta eccome), o anche da un terrorista che non hanno individuato, non avendo addestramenti militari come immagino lo abbiano questi criminali… o magari non trovano alcun cellulare nell’ufficio oggetti smarriti…

E infine… SIETE REDUCI DA UNA FESTA ALCOLICA IN CUI ALCUNI DI VOI HANNO PURE FATTO A BOTTE, E QUASI NESSUNO HA DORMITO!

Già è un miracolo che vi reggiate in piedi, come diavolo credete di avere la lucidità per mirare e sparare???

Beh, nessuno si pone queste domande, nessuno si fa di questi problemi. Anzi, decidono che devono sia recuperare un cellulare che aprire la saracinesca del garage degli insegnanti, il punto più vulnerabile della scuola da cui la polizia potrà fare irruzione.

Fanwriter91: – Hm, non è la prima volta che vedo cose del genere. In prima superiore rimasi scioccato quando Roran, cugino di Eragon, batteva dei soldati addestrati pur non avendo esperienza del genere. Anzi, tali soldati a momenti le hanno prese da una ragazzina non addestrata armata solo di unghie e denti. Ma quello era un fantasy, non una storia ambientata nel nostro mondo (almeno in teoria).-

Altra pecca: quando c’è una situazione accertata di ostaggi, la polizia non fa irruzione finché non ha la visuale sugli ostaggi, o quantomeno non può essere certa della loro posizione, o le speranze che questi sopravvivano in un ambiente chiuso coi loro sequestratori sono prossime allo zero.

Insomma, hanno due destinazioni, così Nate ha l’ennesima idea geniale:

«Allora dobbiamo dividerci».

Nate, se questo fosse un film horror, tu moriresti per primo.

Ellie (con cappuccio, orecchie finte da lupo e falcetti): – This is gonna be fun. –

Se foste un gruppo addestrato avresti ragione, ma visto che non lo siete la vostra sola forza è il numero, fintantoché incontrate i sequestratori uno alla volta. Comunque, non è un’idea completamente sbagliata, dato che in effetti hanno due obbiettivi da raggiungere in due parti della scuola molto lontane tra loro.

Insomma, il gruppo si divide, con Travis il Microcefalo e Ivy che vanno con un gruppo a prendere un cellulare (se c’è) e Nate che va al garage con gli altri.

Saltiamo parecchia fuffa, incluso un assurdo litigio tra Ivy e un certo Kurt per il possesso di uno dei pochissimi fucili rimasti, che fa solo perdere loro tempo rischiando anche di farli individuare. Cammina cammina, il gruppo di Ivy, svoltato un angolo, vede un povero terrorista innocente che parla tranquillamente alla radio in corridoio facendosi gli affaracci suoi senza far male a nessuno… a parte gli Stati Uniti, gli studenti e gli insegnanti di quella scuola, ma vabe’, capiamolo… è nella sua natura come lo è per Cthulhu mangiare esseri umani.

Cthulhu: – Yl’ke nb’ahrl.- (Soprattutto dottori.)

Insomma, vedono questo terrorista, che però non ha visto loro, ma si sta avvicinando. Così, forti del fattore sorpresa, si ritirano il più possibile, trovando una stanza vuota dove nascondersi in attesa che passi, per poi sgattaiolare via alla prima occasione, passandogli alle spalle in silenzio senza attirare l’attenzione.

No, scherzo, saltano fuori da dietro l’angolo e iniziano a sparargli contro.

Non lo beccano mezza volta, ma fanno tanto di quel casino da attirare l’attenzione di tutto il piano, così cominciano a correre all’impazzata verso l’ufficio oggetti smarriti che… sorpresa…

È CHIUSO A CHIAVE!

Visto che avevo ragione a dire che questo piano faceva acqua da tutte le parti?

Al che, senza via di fuga, l’allegra brigata di cretini è catturata, e in particolare Ivy viene riconosciuta dai sequestratori. Il capitolo si chiude con (BOOM!) uno sparo.

Siamo adesso al capitolo ventuno, e nessuno ha sparato a loro: veniva da qualche altra parte, e ha fatto agitare a morte i terroristi, che infatti si rendono conto di aver fatto troppo rumore, stavolta. Così cominciano a scambiarsi messaggi furiosi tramite le radio per capire cosa sta succedendo e cominciano a rielaborare la loro strategia per riorganizzarsi e prepararsi all’arrivo della polizia, nel tentativo di uscire di lì usando i ragazzi come scudo.

Fanwriter91: (vestito da Alastor) – Oh, che peccato. –

No, scherzo, portano tutti sul tetto.

Uno spazio aperto, perfettamente visibile da edifici adiacenti o elicotteri, dove i cecchini potranno giocare con loro al tiro al piccione.

Geniale!

Ellie: – Bah! Chi gestirebbe così male degli ostaggi? E poi, era proprio necessario prenderne così tanti? Quando si vogliono solo estorcere delle informazioni ne bastano due: li si può torturare a turno e in separata sede per vedere se ciò che dicono coincide, oppure se ne può usare uno per minacciare l’altro. O ancora li si può mettere uno contro l’altro per convincerli a tradirsi a vicenda. Oppure…-

Shade: – Per citare Han Solo, FATELA STAR ZITTA O SPEGNETELA!-

Ellie: – Mica sono Alexa.-

Alexa: – Mi dispiace, non lo so.-

Sul tetto incontriamo il Signor Capo dei Kattivi (non gli verrà mai dato un nome, malgrado lui chiami per nome i suoi uomini senza problemi) che sta litigando col tizio che ha sparato:

«Cane! » ruggì a uno dei suoi. «Che cazzo avevo detto? Eh ? Non sparare! L’ordine era di non sparare

«Quei figli di puttana mi hanno aggredito!» si difese l’altro, indicando il gruppo della palestra.

«Dei cazzo di ragazzini

«Hanno cercato di prendermi la pistola! È partito un colpo, lo so quali erano gli ordini!»

Complimenti a questi terroristi, quindi, che non sanno gestire dei ragazzini. Strano che non ci sia scappato il morto, comunque: azioni del genere, da parte di civili disarmati, non addestrati e spaventati, possono condurre solo a tragedie. Se questo non fosse un romanzo della Doom, ci sarebbe scappato sicuramente il morto.

Comunque, il Signor Capo dei Kattivi si rende conto che c’è Ivy, quindi la fa portare da lui e inizia a interrogarla, gongolando tutto contento:

«Il famoso ingegnere Nolton» sussurrò. «Un pioniere della tecnologia… Si è nascosto, eh? Proprio come te. Ma poi, guarda che caso fortuito… giusto qualche tempo fa, sul giornale, quel minuscolo paragrafo sull’ingegnere americano deceduto in Canada».

Nascosto? MA NASCOSTO COSA, CHE PURE JOHN RIUSCIVA A TROVARLO???

Hanno scoperto dov’era e che era morto leggendo il giornale? Tutto il governo degli Stati Uniti e del Canada sapeva perfettamente dove trovarlo e dei terroristi non avevano idea di come rintracciare un uomo con famiglia che veniva regolarmente visitato dal suo migliore amico dei tempi del college???

L’unico sistema che hanno trovato per recuperare Tartaro era aspettare settimane per poi infiltrarsi nella scuola dove hanno preso in ostaggio centinaia di persone? Quando potevano tranquillamente entrare con qualsiasi scusa in casa di John fingendosi tecnici, poliziotti, scout girl che vendono biscotti, utilizzando un qualsiasi espediente per ingannare gli agenti che seguivano Ivy (perché, come ci viene detto anche dal Signor Capo dei Kattivi Ivy era tenuta sotto sorveglianza) ed estorcerle le informazioni direttamente lì, in un ambiente più piccolo e con meno ostaggi, molto più semplice da controllare?

QUESTO PER LORO SAREBBE IL SISTEMA MIGLIORE????

Comunque, visto che Ivy continua a ripetere che non ha idea di dove sia Tartaro, il Signor Capo dei Kattivi si fa portare Mason (perché sa che vivono insieme, e che quindi hanno un legame) e inizia a pestarlo a sangue davanti a lei, che ovviamente non può dargli ciò che vuole.

Subito prima che vengano fatte saltare le cervella al ragazzo, comunque, c’è una notiziona: la SWAT è arrivata e ha fatto irruzione. E l’edificio è circondato.

I TERRORISTI SONO SUL TETTO E NON HANNO VISTO CHE IL PALAZZO VENIVA CIRCONDATO DALLA POLIZIA E DAI FEDERALI!

Comunque, a quanto pare Nate è riuscito col suo gruppo ad aprire il garage, almeno questo, quindi le forze dell’ordine hanno un accesso.

All’istante i terroristi vanno nel panico (e alla faccia del gruppo di criminali professionisti…) e si scatena un fuggi fuggi generale, con una narrazione improvvisamente tanto frenetica e approssimativa che fatico a capire cosa succede quando.

In ogni caso, mentre tutti i terroristi fuggono come pecore tra le braccia della polizia, il Signor Capo dei Kattivi (che in qualche modo è arrivato al piano terra, ma siccome la narrazione è confusa non capisco né come né quando…) è l’unico a dirigersi verso un punto libero della recinzione che circonda il territorio scolastico.

È libero perché…

Puntava un angolo lontano del campo, là dove la scuola non dava sulla strada, ma sul cortile di una abitazione privata. Là dove non c’erano volanti ad aspettarlo.

Oh, ma che carini! I poliziotti hanno deciso di non disturbare i poveri occupanti di un’abitazione privata con la loro molesta presenza durante una banale operazione di cattura di un gruppo terroristico… il rispetto della proprietà privata viene prima della sicurezza nazionale!

Così Ivy, che non vuole essere perseguitata a vita dal Signor Capo dei Kattivi, recupera da Travis un fucile ad aria (che non so come se lo sia procurato), salta sul cornicione (stranamente senza ammazzarsi) e spara al terrorista.

DALL’ULTIMO PIANO DI UN PALAZZO E CON UN FUCILE AD ARIA! E LO COLPISCE PURE!

Ma nemmeno Ellie, che per passare il tempo gioca a sparare alla gente dalle finestre di casa, beccherebbe un bersaglio in movimento, al pianterreno dal tetto di un palazzo!

Ellie: – Cos’è, una sfida?-

Cthulhu: – Shade, n’kly rblk’anhe…- (Shade, non triggherarla…)

Shade: – Non posso farcela, queste sono cose assurde… voglio altra vodka!-

Gaia: – Miao!-

Passiamo al capitolo ventidue, ma prima un rapido preambolo.

Il grosso della trama ormai può dirsi esaurita, e presto ci sarà il tanto atteso chiarimento tra Ivy e Mason che darà il via alla loro relazione. Tuttavia, i capitoli sono ventisette, quindi altri cinque, senza contare l’epilogo. Questo perché la storia di Tartaro sarà più lunga a esaurirsi.

Cercherò di essere rapido nel riassumere e di non dilungarmi troppo, perché ormai siamo agli sgoccioli e sono certo che vi siete tutti rotti le scatole di questa recensione. Io che mi sto puppando quasi cinquecentotrenta pagine mi ero già rotto i maroni a pagina venti, figuriamoci voi…

Allora, dicevo, capitolo ventidue, che poi ha lo stesso titolo del romanzo. Siamo nell’ufficio del preside, e John il Coglione, sopraggiunto di corsa, sta discutendo con praticamente tutto il mondo sostenendo che Ivy ha sparato per legittima difesa, mentre il capo della polizia sostiene che non lo fosse più, dato che non c’era un pericolo imminente per la sua vita.

Ora, apro una piccola parentesi: in effetti non ha torto, perché la legittima difesa sussiste solo quando c’è un immediato e reale pericolo per la propria vita, e non quando il criminale è in fuga e già troppo lontano per fare danni a una persona, o comunque in condizioni di non nuocerle più. Esiste anche l’eccesso di legittima difesa, che scatta quando la forza e violenza usate per difendersi, mi pare, superano quelle usate dall’aggressore per arrecare danno.

Non ne so molto, comunque, quindi non approfondirò troppo il discorso perché potrei dire baggianate, ma in effetti Ivy non era PROPRIO in pericolo, ormai, non nell’immediato.

Tuttavia, torna in scena l’agente Clark (Kent), che zittisce tutti quanti dicendo che il Caso Tartaro è un segreto di stato, e quindi chiunque ne parli sarà accusato di tradimento, quindi la storia di Ivy che spara a un uomo verrà insabbiata.

Che ci può anche stare, perché in effetti se l’accusassero poi bisognerebbe spiegare nel dettaglio l’accaduto, e sarebbe un macello. Fortunatamente non lo ha ucciso, solo ferito a un ginocchio… almeno quello.

Una volta usciti, poi, John e Ivy si imbattono in tutta la combriccola di Carly (Sam no perché iCarly doveva andare in onda, quindi è rimasta a girare l’episodio), Travis il Microcefalo, Nate, Fiona e Tommy…

Joel: – FRATE…-

Shade: (afferrando una sedia levandola sopra la testa) – E STAI ZITTO!-

Ellie: (agguantando la sedia al volo e lanciandola lontano – Ehi!-

Passante: (a cui la sedia, volata fuori dalla Finestra, sta per cadere proprio addosso) – Oh… di nuovo…-

… che parlano di Nate come un eroe. Questo sarà il primo momento di gloria per il povero Nate, che finalmente si riscatta per aver quasi fatto annegare Ivy durante la prova di surf.

Fortunatamente, non tutti sono completamente storditi, qui: Carly inizia a fare domande sul perché quella gente volesse Ivy, ma sopraggiunge di nuovo l’agente Clark (Kent) che si inventa di sana pianta una copertura: quei terroristi volevano in realtà rapire la figlia di un qualche impresario dell’Essex, ma si sono confusi e se la sono presa con Ivy scambiandola per tale ragazza.

Insomma, gli attribuisce un errore degno del Justin Bieber di Everyrhing Can Change.

A casa, finalmente, quella cretina di Ivy ammette con John che lui ha sempre avuto ragione a temere per la sua sicurezza, come anche io continuavo a ripetere dall’inizio: lo vedi, Ivy, che solo perché non sai una cosa non sei al sicuro? Non è che se tuo padre non te l’ha detto allora governo e criminali se ne staranno buoni! Che ne sanno di cosa sai e cosa no, senza nemmeno provare a estorcerti le informazioni?

E questo è un concetto che persino Alexa ha capito!

Alexa: – Mi dispiace, non lo so.-

Shade: – Ma stai zitta…-

Poi Ivy rimane sola con Mason, ancora malconcio per le botte (senza contare che sono entrambi reduci dalla festa della sera prima) il quale si scusa per il suo comportamento nei suoi confronti, raccontandole di come dopo l’abbandono di sua madre lui abbia sempre avuto solo John come punto di riferimento, ma che si è sentito escluso da un singolo aspetto della sua vita, ovvero i suoi regolari viaggi in Canada per andare a trovare lei e Robert, cosa che ha dato origine al suo astio, astio che è peggiorato quando, senza consultarlo, suo padre ha deciso di far venire a vivere Ivy da loro in seguito alla morte di Robert, il padrino che non aveva mai conosciuto.

Beh, encomiabile che tu chieda scusa, ragazzo, è una cosa che in nessuna ficcyna è mai successa prima (e questo è quindi un gran merito per Erin) ma questo mi dimostra di nuovo che sei solo un moccioso viziato e affamato delle attenzioni del padre.

Sì, perché condividevate tutto il resto, qualsiasi cosa delle vostre vite, lo dici anche tu. Tuttavia, quel singolo dettaglio ti ha dato così fastidio che tu, invece di parlarne, hai preferito trattare di merda una ragazzina che il proprio, di padre, lo ha perso, che ha dovuto lasciare il solo mondo che conosceva per trasferirsi in un luogo sconosciuto in mezzo a sconosciuti con solo poche scatole a contenere i miseri resti della sua vita.

Come ho detto, bene che ti scusi, ma per farti perdonare di strada da fare ne hai.

Ed Ivy:

[…] Io non ero stata diversa.

Non avevo mai cercato di mettermi al suo posto.

Non avevo mai tentato di capire i suoi sentimenti.

Mi ero persino dimenticata che lui esistesse.

Insomma, lo perdona. Beh, hai un cuore più grande del mio, ma tu eri reduce da un lutto fresco, quindi capisco colpevolizzarti, ma conosco bene la depressione, l’ho affrontata, e so cosa vuol dire sentirsi così male. Non per un lutto, per altre ragioni, ma quando si è profondamente depressi si tende ad ignorare ciò che provano le altre persone, si perde spesso la capacità di empatizzare, almeno temporaneamente.

Tu avevi motivi molto migliori dei suoi per trattare male gli altri, visto quello che ti era successo. Lui invece può addurre solo la sua fame di attenzioni paterne che, va bene, è in parte comprensibile dato che gli sono sempre mancate quelle materne, ma il padre è arrivato al punto di non frequentare più donne in tutta la vita, come ha detto in un pezzo che ho tagliato, mentre raccontava della sua ex moglie ad Ivy, solo perché si è reso conto che Mason provava fastidio alla sola idea.

Suo padre ha sacrificato tutto pur di farlo felice, e una volta che deve farsi carico di un’altra persona Mason non lo accetta. In parte è anche colpa di John, per non avergliene parlato subito (non dico di Tartaro, capisco che non volesse metterlo in pericolo, ma almeno del fatto che Ivy sarebbe venuta a vivere con loro), ma c’è un limite a tutto!

Infine, Ivy ci parla di Tartaro, raccontandoci di preciso cosa cavolo è:

[…]«Prima del Canada… Prima di me… [mio padre] era un ingegnere informatico. […] Il governo gli mise gli occhi addosso quasi subito. Si offrirono di procurargli i mezzi di cui non disponeva, finanziarono le sue ricerche. […] Ma i suoi studi sulla programmazione senziente erano incredibili. Gli chiesero di creare qualcosa che impedisse la fuga di dati governativi, un software che proteggesse le informazioni riservate».

[…]

«Ma le cose sfuggirono al suo controllo. I suoi studi lo portarono alla formulazione di un Codice senza precedenti. Fu il giorno in cui diede origine a Tartaro» rivelai. «Il virus informatico più potente mai creato al mondo».

[…]

«Tartaro corrompeva qualsiasi file. Aggrediva e prendeva possesso di tutti i sistemi operativi, e non esisteva modo di fermarlo. Non era solo un virus, era molto di più; mio padre aveva trovato il modo di implementare tecniche intelligenti che gli permettevano di mutare. Nascondersi. Persino… adattarsi».

«Adattarsi?»

«Un’intelligenza artificiale» dissi piano. «Era questo che aveva studiato per anni. Un tentativo sperimentale di portare l’informatica al servizio dell’uomo».

UNA CHE???

Okay, fermiamoci un secondo… suo padre stava studiando un programma per proteggere dei dati governativi segreti… e invece gli è venuto fuori un virus? Dotato di intelligenza artificiale? E capace di adattarsi???

1) Un programma per computer, mentre viene creato, non è che si comporta come una creatura vivente! Viene scritto da chi lo sta programmando! Che sia un applicativo, che sia un virus, detto anche malware, dispone delle funzionalità che gli vengono implementate da colui che ne scrive il codice! Non se le crea da solo perché un giorno, svegliandosi, decide di voler essere qualcosa di diverso!

2) I virus informatici non mutano! Sapete perché sono detti virus? Perché, come i virus biologici (e quelli sì, mutano, tipo l’influenza o il coronavirus), infetta un qualche file per poi creare una copia di se stesso non appena tale file viene aperto, andando poi a infettarne un altro e un altro ancora e così via, alterando le funzioni di un computer integrandosi in un qualche codice eseguibile (che dipende poi dalla funzione del malware in questione) e possono portare a danni più o meno gravi.

3) Le intelligenze artificiali non sono virus. Sono programmi altamente complessi capaci di svolgere funzioni bene al di là delle semplici routine dei programmi che vediamo tutti i giorni. Alexa ne è un esempio, ma è molto semplice, e ne esistono di assai più complesse, generalmente utilizzate per scopi militari o simili.

4) La possibilità che un malware possa essere dotato di intelligenza artificiale è OLTRE LA FANTASCIENZA perché, oltre al codice, deve avere anche un suo supporto fisico per operare, per fare calcoli complessi e sfruttare tutte le proprie funzioni, e dunque deve essere sufficientemente potente e dotato di una rapidità di calcolo che esula dalle possibilità dei computer medi, inclusi quelli usati nella stragrande maggioranza degli uffici governativi. Un malware non potrebbe mai farlo perché HA FISICAMENTE BISOGNO a sua volta di una macchina da infettare, ma le sue capacità sarebbero grossomodo limitate A QUELLE DELLA MACCHINA IN QUESTIONE.

5) Il nome del malware è “Tartaro”. Il Tartaro, oltre a essere un problema dentale, come ha accennato Severus è la prigione dei Titani che secondo il mito Zeus avrebbe costruito nelle profondità dell’Ade per rinchiudere suo padre Crono e gli altri. Ciò quindi mi ha evocato, per tutto il tempo, l’idea che Tartaro fosse una sorta di indistruttibile fortezza digitale capace di proteggere i segreti del governo, e che il governo volesse da Ivy la chiave d’accesso che suo padre aveva portato via per poterla distruggere e/o sfruttare appieno Tartaro che, per qualche motivo, magari non era ancora del tutto operativo, mentre i terroristi la volevano per rubare le informazioni che il programma avrebbe dovuto proteggere. E invece è un programma per CORROMPERE tali informazioni. Quindi, il suo nome non c’incastra una mazza di niente con le sue funzioni.

Evgenij: – Mi pare che invece c’entri eccome con il problema odontoiatrico: questo virus megafotonico corrompe tutto, proprio come il tartaro porta allo sviluppo della carie! Per quanto sciocca, la cosa potrebbe avere senso!-

Fanwriter91: – Ci sono! Adesso verrà fuori che Ivy e gli altri sono i nuovi digiprescelti e dovranno combattere Tartaro, che si chiamerà Tartarmon e avrà l’aspetto di un super boss di God of War!-

Dopo questa lunga conversazione e un altro mare di fuffa, i due si baciano, ma possiamo saltare ‘sta roba perché tanto non ce ne frega niente.

No, ci interessa di più il fatto che Mason, che è andato a una festa, ha a malapena dormito un’ora o due su un divano in posizione pure totalmente scomposta, ha bevuto, ha fatto a botte con dei coetanei e infine è stato massacrato di legnate da un terrorista fuori di testa, vuole ancora partecipare al suo incontro di boxe il giorno successivo.

Vuole combattere in quelle condizioni? Ma è già tanto che si regga in piedi, figuriamoci fare a pugni sul ring! Va bene che ha una notte di sonno per riposare, ma le botte le ha ugualmente prese, e non una volta sola!

Tuttavia niente, siamo al capitolo ventitré, è il giorno successivo e l’incontro ci sarà. Nel frattempo, Ivy ha un’illuminazione: ricordate il messaggio cifrato che le ha lasciato suo padre su una foto, quello che una volta decrittato diceva solo “sopporta, Ivy”? Beh, la nostra Hope si accorge che, sempre su quella foto, c’è una parola nascosta da una striscia di nastro, la parola “chiave”.

Questa singola parola scatena in lei l’ennesimo flashback grazie al quale capisce che per trovare il vero significato del messaggio deve usare una chiave di lettura. Non capisco bene che ragionamento faccia per arrivarci e non m’interessa, alla fine conclude che la chiave è il suo stesso nome, quindi deve usare il numero tre per capire il vero significato. Ovvero, deve sostituire di nuovo le lettere con altre, tre posizioni più avanti rispetto a esse nell’alfabeto inglese.

Il messaggio ottenuto è il seguente:

V R S S R U W D L Y B

Che non vuol dire ancora una mazza, e per capirlo davvero ci toccherà patire ancora diversi capitoli.

È ora dell’incontro, Mason si presenta sul ring, con tutta la combriccola che lo segue, e riesce pure A VINCERE PER KNOCKOUT! VINCE PER KO!

Erin è riuscita a fare una roba alla Bieber23, ha infilato un incontro di boxe impossibile da vincere in un momento in cui sarebbe stato fisicamente impossibile partecipare per un essere umano e glielo ha fatto anche vincere! E senza tanti problemi, dato che Mason non sarà nemmeno più malridotto di prima, quando scenderà dal ring!

Fanwriter91: – L’incontro era truccato, senza dubbio. –

Fuffa, fuffa e fuffa, siamo ora negli spogliatoi. Mason viene raggiunto da Clementine, la #troja della storia, che si mette di nuovo a fare la gatta morta con lui e, quando vede che quest’ultimo la rifiuta, si arrabbia e inizia a minacciare di “spifferare tutto su Ivy”.

Cioè, di preciso… cosa vorresti spifferare?

Perché, pare, abbia capito che i terroristi cercavano proprio lei. Cosa che Clark (Kent) ha già giustificato con la sua panzana dello scambio di persona. E che tra l’altro è segreto di stato, e quindi se provasse a smentire o a fare qualsiasi cosa sarebbe fortunata a non finire in un carcere federale.

Perché, pare, abbia capito fin dall’inizio che lui e Ivy non sono cugini. Cosa che si può giustificare semplicemente dicendo, come in effetti è, che Ivy ha recentemente subito tremendi sconvolgimenti nella sua vita, e quindi John si è inventato quella balla per darle un po’ di quiete (in realtà per “proteggerla” dai kattivi, ma sappiamo che è Coglione…).

E BASTA.

Queste sono le sole armi a disposizione di Clementine.

Al che Mason inizia a sbraitarle contro di lasciare in pace Ivy, perché minacciarla non serve a niente dato che, dichiara, per lui quella ragazza non conta nulla, e che adesso sta facendo il carino con lei “per riavere ciò che è suo”, ovvero i suoi spazi, l’affetto di suo padre eccetera.

Onestamente chiunque abbia più di tre neuroni funzionanti (al contrario di Ivy, che ha origliato finora e che ne ha uno solo) capisce subito che Mason sta mentendo, e che questo è solo un espediente della Doom per allungare il brodo, tenere le lettrici ancora un po’ sulla graticola e inserire un po’ di cliché ficcynari nella sua storia.

Sì, perché ormai è questo che sono: cliché.

Tuttavia Ivy, come ho detto, non ha un cervello così ben sviluppato, quindi torna a casa da sola, affranta, prende le sue cose e se ne torna in Canada.

Capitolo ventiquattro, supera anche la polizia di frontiera, anche se gli agenti osservano che i minorenni non possono viaggiare da soli ma sticazzi, la lasciano passare ugualmente. Così la nostra Hope se ne torna nella sua baita nei pressi di Dawson, sprofondando di nuovo nella depressione, senza avere minimamente affrontato la questione con Mason o confidarsi con qualcuno dei suoi nuovi amici, ai quali non ha detto niente. Nemmeno a John ha detto nulla, ha solo lasciato un bigliettino da due soldi in cucina, senza spiegazioni o altro.

Comunque, tempo zero e anche Mason è in Canada, solo che a differenza di Ivy alla frontiera non aveva l’attenuante di essere canadese (che poi è forse l’unico motivo per cui lei è riuscita a passare). E non dite che suo padre lo ha accompagnato perché no, non lo ha fatto, e non ha neanche raggiunto i diciotto anni, dato che in un pezzo che ho tagliato è stato detto che gli anni li compie in Giugno, data ancora non raggiunta, visto che l’epilogo è ambientato in estate, quattro mesi dopo gli eventi del romanzo.

Comunque, anche adesso Ivy rifiuta di parlare con Mason, malgrado questi si sia piazzato nel cottage insieme a lei, e questo vale anche nel capitolo successivo, il venticinque.

Capitolo che inizia a pagina quattrocentoventuno. Solo a pagina quattrocentotrentanove, ovvero QUASI VENTI PAGINE DOPO, Ivy si degna di dire a Mason che l’ha sentito parlare con Clementine, dandogli così la possibilità di dire ciò che persino i sassi avevano già intuito, ovvero che stava mentendo per zittire la #troja.

Tuttavia, Ivy pur credendogli esita ancora perché… boh. Se ne esce con grandi metafore romanticheggianti su cuori inceppati e vuoti incolmabili che fino a quando non c’è stata la conversazione nello spogliatoio non esistevano nemmeno, ma sticazzi, in realtà deve risolvere ancora il mistero di Tartaro, quindi deve restare per esigenze di trama.

Rimasta sola, vede un suo vecchio disegno sul quale il padre ha scarabocchiato l’ennesimo indizio prima di morire. Ma non mi chiedete che indizio sia, perché NON CI VERRÀ DETTO MAI.

Comunque, quell’indizio serve ad Ivy per capire (in qualche modo, ma dato che io non lo conosco non posso sapere come) che le misteriose lettere V R S S R U W D L Y B sono le iniziali di punti cardinali e di un luogo. Insomma, gira che ti rigira, la soluzione è Sout-West Drive, Survival Bly.

Da dove le è uscita questa indicazione, mai lo capirò, come ho detto.

Ciononostante, capisce che deve andare in un luogo dove, quando era bambina, lei e suo padre seppellirono una capsula del tempo, e dentro ci trova un coso che non riesco a capire che aspetto abbia (ci viene solo detto che è un bussolotto, e se cercate in rete avrete un fantastiliardo di risultati diversi) e che per aprirlo serve una chiave.

Tale chiave, a giudicare dalla forma che vede Ivy, è la sua collanina, regalo di Robert, e una volta usata apre ‘sto coso e ci trova dentro Tartaro.

Piccola parentesi.

No, non tanto piccola.

Anni fa, quando tentai (per la seconda volta e senza successo) (sì, datemi pure della capra) il percorso universitario, frequentai anche corsi di informatica umanistica, dove mi iniziarono a insegnare le basi della programmazione Javascript, che poi è solo uno nonché tra i più semplici dei numerosi linguaggi di programmazione esistenti.

Non ricordo benissimo tutto, sono passati più di dieci anni, ma anche i codici più semplici, comunque, richiedevano molte righe (parlo anche di una decina) per essere completati, e parlo di comandi basilari.

Un banalissimo malware è già più complicato, e richiede molte più stringhe di codice per poter funzionare, essendo un software in tutto e per tutto, capace di azioni molto più complesse delle tre fesserie che all’epoca stavo imparando io.

Tartaro, secondo Erin, dovrebbe essere il più potente virus informatico al mondo dotato pure di intelligenza artificiale. Servirebbe un palazzo, probabilmente, per trascrivere fisicamente tutto il suo codice.

Il bussolotto di Ivy le sta in mano.

COME DIAVOLO FA AD ESSERE COSÌ PICCOLO???

Fanwriter91: – Cartelle compresse? – (Shade afferra fanwriter91, lo accartoccia e lo lancia fuori dalla Finestra, mandandolo contro il Passante.)

Passante: (raggiante) – Toh, chi si rivede! –

Ora, può anche essere un supporto dati, ma a me che leggo viene detto solo che dentro a questo dannato bussolotto c’è “un segmento piccolissimo, incastrato nell’acciaio”.

Un segmento di che? Cos’è? È davvero un’unità di supporto dati? Di cosa stiamo parlando? Perché in quel caso sì, va bene, è effettivamente possibile che Ivy lo tenga in mano, ma porca paletta, Erin! Dimmelo più chiaramente, perché così non è proprio semplicissimo! Sarò scemo io, ma come ho già detto in precedenti recensioni, un lettore ha bisogno delle descrizioni! Non devono per forza occupare pagine e pagine, bastano tre parole in croce, a volte, ma dammi mezzo dettaglio in più! Non è che dire “è un’unità di supporto dati” occupi chissà quanto spazio! E non c’è nemmeno bisogno di usare sempre un linguaggio poetico, non si muore mica se a volte si usano termini più semplici!

Comunque, trovato finalmente Tartaro, ad Ivy si resetta il cervello e decide di partire per la California con Mason.

Capitolo ventisei. È finalmente giunto il momento del concorso del club di arte della scuola, e Ivy si è decisa, alla fine, a dipingere qualcosa per partecipare.

Nella fattispecie, un paesaggio canadese con una mano luminosa al posto del sole che illumina tutto.

Tale mano, come spiega la stessa Ivy a John, rappresenta lui stesso, che le ha teso una mano e ha illuminato il suo mondo di tenebre.

Per quanto sbrigativo, ci tengo a citarvi questa parte perché sì, è proprio quello che ha fatto John. Sarà pure un Coglione e quel che vogliamo, ma è forse il personaggio più positivo della storia: ha accolto Ivy senza esitare in un momento terribile della sua vita, l’ha spinta a inserirsi, è stato paziente, è stato gentile, l’ha trattata come se fosse di famiglia…

Nonostante tutto, sono d’accordo: lui l’ha salvata, malgrado sia, ripeto, un Coglione.

Torna in scena anche l’agente Clark (Kent), e scopriamo che Ivy ha consegnato il bussolotto alla CIA, ma non la chiave per aprirlo, chiave che non otterrà, cosa che rende impossibile aprire il contenitore perché, a quanto ci dice, c’è un qualche misterioso “sistema di sicurezza” che cancellerebbe il contenuto se lo forzassero.

Tipo il Crpitex verso la fine del Codice Da Vinci, che se forzato avrebbe distrutto il rotolo di pergamena al suo interno nascondendo per sempre l’ubicazione del Graal…

Ora, Ivy rivela a chi legge che in realtà non ha consegnato Tartaro al governo, ma che ha infilato nel bussolotto un pupazzetto a forma di alce e ha rimesso Tartaro sotto terra, quindi se anche dovessero mai riuscire ad aprirlo non otterrebbero mai niente, ma quantomeno adesso che tutti credono che sia in mano al governo lei non verrà più perseguitata da nessuno.

Salvo che per la chiave dal governo stesso, ma vabe’… già mi perplime che il governo degli Stati Uniti, in particolare la CIA, non sappia replicare una chiave elettronica esaminando la serratura, a prescindere dalle capacità di chi l’ha creata.

Che poi, come ha fatto il padre di Ivy a crearla? Lo ha fatto da solo? Complimenti, oltre che ingegnere informatico era anche ingegnere meccanico ed elettronico, per costruire un oggetto tanto resistente e inviolabile!

Saltiamo ancora un bel mare di fuffa, perché non ce ne frega niente di ciò che succede dopo questa scena.

Capitolo ventisette, l’ultimo. FINALMENTE. Siamo ora in ospedale…

Abby: (guardando Cthulhu correre a prendere posate e bavaglino da viaggio) – Ma fa sempre così?-

Piton: – Oh, quando gli nomini gli ospedali sì… più o meno sempre.-

Dicevo, siamo in ospedale perché John è caduto e si è fatto male a un polso, ma non sopraggiungono solo Ivy e Mason: anche Evelyn, la madre di quest’ultimo, è arrivata, perché deve parlare di “alcune questioni” (non saprò mai quali) con John.

Ovviamente Mason trasuda ostilità nei suoi confronti, mentre lei ostenta freddezza, ma sappiamo che il rapporto tra loro è piuttosto teso, quindi non mi sorprende. Nei confronti di Ivy, invece, manifesta un minimo di entusiasmo in più, perché ci rivela che Candice, la madre di quest’ultima, era la sua coinquilina al college, e quindi la conosceva bene.

Anzi, parla anche di lei ad Ivy, un pochino, cosa piuttosto gentile, malgrado sia davvero pessima come madre, e ripete più volte che lei ed Ivy si assomigliano molto.

Saltiamo la fuffa, Ivy una mattina trova una lettera nella posta da parte di Evelyn: dentro c’è una cartolina ricavata da una fotografia che ritrae i suoi genitori davanti al loro cottage in Canada. C’è anche un breve messaggio di Candice, che scrisse alla sua vecchia amica quando col marito e Ivy appena nata si trasferì nello Yukon.

Un gesto molto carino da parte di Evelyn, devo ammetterlo. Pessima come madre, ma gentile come amica, quantomeno nei confronti di Candice e, siccome gliela ricorda, di Ivy.

Segue fuffa, con formazione fuffosa di coppiette fuffose all’interno del gruppo di amici: sì, dal niente Carly rivela che Tommy…

Joel: (rinvenendo) – FRATELLO!-

Shade: (tirandogli contro la sua Spada della Furia di Quelaag +5) – E TACI, PORCO AZATHOTH!-

Ellie: (spintonando via Joel) – Shade, dacci un taglio!-

Shade: – È quello che ho appena provato a fare, sei tu che me lo hai impedito!-

… ha provato a baciarla e ha detto di provare qualcosa per lei…

Joel: – TOMMY, NO! NON TRADIRE MARIA!-

Shade: – Sul serio, Ellie, non è che ti sei dimenticata di dargli qualche medicina?-

… poi saltiamo ancora altra roba, torniamo a casa, conversazione fuffosa con Mason, lui e Ivy fanno sesso.

La scena è lunghissima, dura per tutto il resto del capitolo, e parlo di una decina buona di pagine, ma devo dire che, a differenza delle scene di sesso delle ficcyne, questa è scritta bene.

Erin, qui, non si perde nelle smaialate che le ficcynare ci propinano ogni volta, fatte di dettagli anche scabrosi o fin troppo erotici dell’amplesso. Dato che usa un linguaggio generalmente molto poetico e metaforico, Erin è riuscita a mettere insieme una scena che, pur non mancando di elementi fisici e reali, non scade nelle banalità e nello squallore a cui mi hanno abituato le fic che ho letto e recensito in precedenza.

Non crediate che sia una cosa da poco, questa: anche io ho scritto scene di sesso, in passato, ma saranno state una o due, massimo tre, in vent’anni e passa di scrittura. Un po’ per preferenza personale, dato che generalmente cerco di farle solo intuire al lettore, o comunque di non farle avvenire “durante la narrazione”, ma qualche volta, per esigenza di trama o anche solo per provare l’ho fatto. Mi sono anche stati fatti i complimenti (non intendo vantarmi né farmi pubblicità da solo, ma se poi a qualcuno interessa potete tranquillamente contattarmi in privato, vi farò leggere sia la scena che la recensione che mi è stata lasciata, non ci sono problemi, così vedete che non invento niente).

Ciononostante, ho sempre trovato le scene di sesso estremamente difficili da narrare, proprio per via di tutti questi motivi: è complicato non scadere in banalità, dettagli inutili, eccessivamente erotici o in cose troppo spinte, (che in questi ultimi due casi vanno bene in romanzi d’altro genere).

Quindi, riconosco questo merito a Erin, che anzi direi è più brava di me, sotto questo punto di vista, o almeno lo è stata qui, in questo romanzo (non ho mai letto gli altri due, so solo quello che Spectrethief mi ha fatto sapere).

Piton: – Scusa se ti interrompo, ma Cthulhu non è ancora tornato?-

Shade: – No, ma infatti, se non hai notato, nella scena dell’ospedale non è comparso nemmeno mezzo dottore…-

In ogni caso, il romanzo si chiude così. C’è solo l’epilogo, ambientato quattro mesi dopo, in Canada, dove Ivy ha deciso di passare l’estate con Mason, Travis il Microcefalo, Fiona (che ora sta con lui, ma non è una vera sorpresa, dato che in passato ha detto di essere attratta da Travis), Nate, Carly e Sam, che per stavolta hanno sospeso iCarly, e Tommy…

Joel: – FRATELLO!-

Shade: – Sentite, io ci rinuncio…-

… e sono tutti felici e contenti.

E così, finalmente, si conclude questa recensione. Che, con mio grande piacere, è rimasta intorno alle settanta pagine office. Un traguardo non da poco, per me… specie considerando che il romanzo di pagine ne ha più di cinquecento. Lo considero un traguardo personale.

Comunque, è tempo di tirare le somme.

Dal punto di vista generale, Erin non ha scritto un’opera totalmente da buttare, non stavolta, almeno. Mi scoccia constatare che Stigma e il Fabbricante di Lacrime, per lei, siano state più che altro un’involuzione, dato che i protagonisti maschili, in quei romanzi siano diventati veramente tossici e criminali.

Questo romanzo, d’altra parte, non è così scadente. Non è il mio genere, ma sarebbe salvabile, se non fosse che la trama thriller è praticamente campata per aria: ci sono molti buchi, come avete visto, e li ho evidenziati più volte, senza contare che a volte mi ha dato l’idea di essere stata inserita a forza tipo toppa sui pantaloni.

Spectrethief: (ancora fumando) – Stavolta la dottoressa ha avuto pietà di noi. Fortunato te.-

Mi spiego meglio: a volte ho avuto come l’impressione che Erin avesse scritto prima la parte del dramma adolescenziale, e solo in un secondo momento abbia aggiunto tutte quelle parti sulla CIA, i terroristi, Tartaro e il lavoro da ingegnere informatico governativo di Robert Nolton, che pure hanno evidenziato delle lacune nelle conoscenze di Erin in merito agli argomenti necessari a questo tipo di intreccio.

Che poi, tolto quello, il resto della trama grossomodo funziona, salvo un paio di strafalcioni qua e là (tipo l’abitudine di Mason di fare festa per poi ingaggiare un esercito di domestiche che dovrebbe pagare con la carta di credito… senza che John se ne accorga). Posso anche capire che abbia voluto dare più pepe e adrenalina alla storia, e apprezzo che nel farlo abbia evitato l’abnorme cliché della droga, che vediamo praticamente in tutte le ficcyne, ma poteva anche inventarsi qualcosa di più adatto al dramma adolescenziale…

Per dire, mia sorella da ragazzina guardava The OC, un vero teen drama che, pur non essendomi mai piaciuto davvero, aveva comunque un copione scritto bene, dal punto di vista del suo essere un teen drama. C’era tutto, inclusa la tensione, e pur avendo episodi che mostravano i protagonisti invischiati con dei criminali non ne facevano il fulcro della serie, o comunque il leitmotiv generale. C’erano tantissimi altri motivi di tensione e conflitto, e funzionavano.

Passiamo poi ai personaggi.

Per prima, Ivy: da un lato è scema. Sì, perché malgrado le sia stato detto più volte, in particolare da John, che pure è Coglione, che poteva essere in pericolo a causa di Tartaro, lei ha continuato imperterrita a negare l’evidenza, anche quando l’agente Clark (Kent) e il suo collega senza nome (vuoi vedere che alla fine era lui Kent?) si sono presentati a casa sua, o le numerose volte in cui si è sentita seguita o le hanno detto che c’erano macchine sospette.

Anche quando ha cercato di ricattare Mason durante e dopo la festa si è dimostrata davvero rincretinita, sbandierando le sue intenzioni tutta allegra solo per essere bastonata subito dopo dallo stesso Mason, cosa peraltro prevedibile…

D’altra parte, ho molto apprezzato la descrizione del suo stato d’animo, della depressione in seguito alla perdita del padre e al trasferimento forzato. A parte la cosa del lutto, come ho già detto anche io sono stato depresso e ho dovuto traslocare lontano da casa (anzi, ho fatto in breve tempo innumerevoli traslochi, e quello in Veneto è stato solo l’ultimo), quindi ho potuto empatizzare con questo aspetto della protagonista. Una cosa che nelle ficcyne non avrei potuto né potrò mai fare.

Passiamo poi a Mason, il protagonista maschile. Non ha i tratti del VERO Bedboy, ma ci si avvicina: pur non essendo un criminale violento che ricorre subito ai pugni appena gli dicono “Ah”, è piuttosto egocentrico, viziato e affamato d’affetto. Lo si può un po’ capire a causa di sua madre, un’emerita stronza, ma solo fino a un certo punto, e come ha osservato Abby durante lo sproloquio di Severus durante l’analisi fatta, il suo comportamento somigliava più a quello di un gatto che di un ragazzo.

Gaia: – Miao!-

Shade: – Ma che vuoi, tu, che sei gelosa pure quando mi suona il telefono? Tutte le volte mi ritrovo il tuo muso in bocca! MENTRE RISPONDO!-

La cosa di Gaia gelosa del telefono è vera, sapete?

Mason non è del tutto privo di pregi, comunque: pare essere un buon amico, o quantomeno ci viene presentato come tale, molto fedele e disponibile. Io questi suoi aspetti li ho visti un po’ poco, a dire il vero, perlopiù ci sono solo stati descritti da altri, anche se gli va il merito di aver salvato Ivy dall’annegamento (anche se, in fondo, qualsiasi umano decente lo avrebbe fatto). Ha anche chiesto scusa per il suo comportamento, cosa che nessun Bedboy in nessuna ficcyna ha mai fatto.

Purtroppo lui non riesco a farmelo piacere, comunque, per tutti i motivi che ho già elencato. Per me, malgrado alla fine si metta con Ivy, rimane un viziato per il quale conta più la propria sofferenza dovuta al sentirsi minimamente escluso da un solo aspetto della vita di un padre che per lui ha persino rinunciato ad avere altre relazioni contro quella di una ragazza provata dalla morte del padre, dalla depressione eccetera.

Parliamo ora di John, invece.

Lui l’ho definito a più riprese un Coglione, pure con la maiuscola. Questo perché ha preso decisioni per proteggere Ivy totalmente inadeguate e insufficienti, al punto da essere ridicole, non ha mai, e ripeto MAI, parlato a Mason dell’imminente trasferimento della stessa a casa loro (e di tempo ne ha avuto eccome, prima che ciò avvenisse), pur potendolo fare senza nominare necessariamente Tartaro, e pur avendo apparentemente capito i problemi che c’erano tra Ivy e suo figlio (o così ci ha detto) non ha fatto nulla per appianarli, standosene non solo fuori dai piedi, ma proprio sbattendosene altamente.

Nonostante questo, è forse il personaggio più positivo della storia: malgrado i suoi difetti, ha comunque teso una mano ad Ivy nel momento peggiore della sua vita, come ho già detto, e l’ha aiutata in ogni modo a lui possibile. È infatti merito suo se ha conosciuto Carly, Sam, Fiona, Travis, Nate e Tommy, suoi compagni di scuola e suoi amici, solo per il fatto di averla accolta in casa propria e iscritta alla stessa scuola di Mason. Già così, con il semplice fatto che l’ha accettata in casa propria, trattandola come una di famiglia, posso dichiarare John il fulcro della trama. Senza di lui, non sarebbe successo niente di ciò che ho letto e Ivy sarebbe finita in affidamento o in una casa famiglia.

In ultimo, parliamo dei personaggi minori, ovvero proprio gli amici di Ivy, cioè Carly, Sam, Fiona, Travis, Nate e Tommy.

Alcuni non hanno avuto una gran rilevanza (in particolare Tommy e Sam), ma Travis, che pure mi ha dimostrato a più riprese di essere un totale deficiente, ha il merito di essere stato un buon supporto e un amico, sia per Mason che per Ivy, così come Fiona è stata una buona amica per la protagonista. Anche Carly, a suo modo, è stata importante, e Nate è quello che prima ha quasi fatto affogare Ivy e poi ha aperto una via d’accesso alla polizia, quindi anche lui ha avuto una sua rilevanza.

In ogni caso, tutti loro hanno avuto un po’ di spazio nel corso della trama, mi sono stati descritti, presentati e mi hanno esposto le loro personalità, per quanto possibile per dei personaggi con ruoli marginali. Una cosa che, di nuovo, non succede mai nelle ficcyne.

Per riassumere, quindi, Erin ha sempre avuto dei difetti, come scrittrice, ma anche delle potenzialità. Il mio giudizio su questo romanzo è a metà strada tra il positivo e il negativo, e anche se non sarò mai un suo fan spero davvero che, in futuro, possa ricordarsi com’era alle origini, prima di Stigma e del Fabbricante di Lacrime, e che possa prendere questo come uno spunto per migliorare e scrivere finalmente un’opera veramente buona, al contrario delle ultime due, che a quanto ne so non erano tutto ‘sto granché…

Chiudo finalmente qui la recensione e vi saluto insieme ai miei assistenti Severus Piton…

Piton: – Ammirevole.-

… Cthulhu…

Cthulhu: – Jk’he l’bna ssukj wku…- (Ho la pancia piena…)

… Gaia…

Gaia: – Miao!-

… mmmh… ma sì, anche Ellie Williams…

Ellie: – Dai che sono stata di aiuto con la cosa del softair!-

… Abby Anderson…

Abby: – Uh, stavolta pure il cognome?-

… Joel Miller, che non mi serve a una sega così rimbambito, ma già che c’è…

Joel: – Alexa, c’è del caffè?-

Alexa: – Vuoi comprare del caffè?-

… e appunto, anche Alexa, che però non mi è stata molto utile nemmeno lei.

Non ho altro da dire. Alla prossima!

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