Avatar (Netflix), episodio 2: la mia ragazza mena

Eccoci qui per il secondo episodio!

Le noti dolenti partono da subito: come nel tristemente famoso film precedente, Katara e Sokka non decidono di aiutare Aang anche per amicizia, ma per puro dovere. Infatti che legame possono aver sviluppato in… meno di un giorno?
Il gruppo parte per un’isola in cui si trova il tempio di Kyoshi (una precedente vita di Aang) con alcune parti accelerate per ovvi motivi: per esempio, la pergamena da cui Katara apprende delle mosse dell”acqua è un dono della nonna segretamente infilato nella borsa, non viene sottratta a dei pirati.
Il gruppo, appena arrivato, viene catturato dalle guerriere Kyoshi (un gruppo di guerriere d’élite), comandate da una ragazza di nome Suki, e possiamo vedere che la serie ha tolto tutto il maschilismo di Sokka.

Apriamo la parentesi: il personaggio non è mai stato ostile alle donne, ma era un ragazzo che si ritrovava in una posizione responsabile in un contesto sociale in cui alle donne non era insegnato a combattere; la conseguenza logica è ritenere le donne meno adatte al combattimento, e quindi venir battuto facilmente dalle guerriere Kyoshi, non era semplicemente umiliante, era sminuente. Voleva dire “le donne sono deboli, ma io, maschio, sono più debole, quindi devo essere addirittura incapace”. Il personaggio non esponeva mai la cosa direttamente e mascherava il suo senso d’inadeguatezza con ironia, ma il suo cambiamento era importante.

C’era anche un elemento che faceva mangiare la polvere a molti anime anni ’80: in tali opere, spesso si cercava di creare una netta separazione tra la femminilità ed essere guerriere.

Posso citare Hokuto no Ken, in cui una donna che combatte con le armi rinnega la sua femminilità, oppure Saint Seiya, dove le sacerdotesse guerriere devono indossare una maschera per coprire, simbolicamente, il loro essere donna, con l’obbligo di amare o uccidere qualsiasi uomo le veda in volto (però la maschera ha fattezze femminili e possono girare in completi da sadomaso, che invece vanno benissimo. Tal regola verrà poi considerata sempre meno).

Avatar no!

Procediamo… Le scene di Zuko, scontroso e impulsivo, e Iroh, amichevole e sì pronto a perdersi dietro a qualche frivolezza, vanno bene. Ci viene presentato anche Zhao, l’ufficiale cattivo della serie.

Nel frattempo il rapporto tra Sokka e Suki si evolve, con maggior tensione sessuale rispetto al cartone. Tra sguardi e piccoli gesti a momenti fornicano sul posto! Sì, esagero un po’, ma sono adolescenti in pieno boom ormonale e che hanno avuto poco a che fare con l’altro sesso.
Tra le tante, cito una scena in cui Suki interrompe Sokka mentre lui si lava (è a petto nudo) e Sokka, imbarazzato, arriva a coprirsi. Ammetto che mi è piaciuta, si sente l’imbarazzo e la tensione sessuale.

Meno convincente è Aang: dice che non ama combattere perché non vuole ferire, e segue un rapidissimo flash-back in cui rischia di far del male a dei suoi compagni (gettandoli giù da una rupe) per il maggior potere. Peccato che strida! Aang dice che gli altri avevano paura di lui, ma nell’episodio prima ci avevano detto che amava stare con gli amici. E chi fa addestramenti sul bordo di un precipizio?
Quindi era pieno di amici che non voleva lasciare o era malvisto e isolato? Vogliamo deciderci? Stanno seriamente mischiando due casi classici e ugualmente validi, ma opposti!

In breve Zuko e Zhao giungono sull’isola per catturare l’Avatar. Non è Aang a risolvere la situazione, ma, trovandosi in un tempo a lei dedicato, risveglia Kyoshi, nel senso che proprio si trasforma in lei. I soldati del fuoco, dopo qualche mazzata, decidono di fare la scelta giusta.

Globalmente l’episodio è un po’ meglio del precedente, ma Aang è proprio quello sottotono. Non per la realizzazione o la recita, ma perché la sceneggiatura si focalizza tanto sul dire, poco sul mostrare e tende a contraddirsi.

Ma il viaggio dei recensori non è ancora finito!

Alla prossima!

Il vostro fanwriter91

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