Stigma (Baciamo le mani, Don Andras!)

Dove sono…? C’è un computer… Un libro… Dio, non di nuovo.

E invece sembra che io sia di nuovo qui, commediantə e tragediantə, con un altro libro della Doom. Anzitutto volevo ringraziare a nome di tutto il team tuttə voi lettorə per le visual che ha raggiunto il mio precedente articolo sul Fabbricante di lacrime. È stata una sorpresa piacevole.

Detto questo, oggi andremo a recensire Stigma, il terzo libro della Doom. Stavolta non ci saranno conteggi perché:

  • mi serve Shade sobrio,
  • preferisco fare un elenco numerato alla fine.

Shade Owl: – Mi pare… accettabile.-

Versione breve del libro: il Fabbricante con la mafia, i night club e la tossicodipendenza.

Evgenij (sfregandosi le mani): – Cominc… ehi, dov’è fanwriter91? –

Da tutt’altra parte…

Fanwriter91 (con una mappa): – Dannazione, uno esce un attimo a comprare il latte di soia e si ritrova perso per strada a notte fonda! Beh, almeno sono a Fanficcinopoli, cosa vuoi che succeda? –

In quel momento risuonò un fischio inquietante. Fanwriter91 alzò lo sguardo lentamente e vide un lupo, antropomorfo e incappucciato, che lo stava fissando.

Fanwriter91: – Oh, crap… –



Evgenij: – Va beh, se la starà cavando benissimo. Procediamo! –

Dicono che siamo noi i protagonisti della nostra storia.
Che lungo il cammino della nostra vita ci sono luci che brillano solo per noi, un abito su misura che nessuno può toglierci, perché è soltanto nostro.



Persone con il disturbo di depersonalizzazione: are we a joke for you?
Comunque il prologo si apre con la supercazzola della vita come un palcoscenico e finisce con questo.

Ecco quello che non vi dicono. L’unica verità che esiste.
Io non ero diversa.
Non ero speciale.
Nessuno aveva scritto una storia per me.

Ah, ciao Nica. Oh, non sei tu?

Shade Owl: – NN CIELO DIKONO!!!1!1!!!1!!-

La protagonista è in realtà Mireya, una ragazza che arriva nella città di Philadelphia con solo una valigia e che cerca lavoro.

Evgenij:- E rieccoci nel Nord America Fyccinaro™. E poi, che razza di nome ha la protagonista? Va bene, è un nome realmente esistente, ma quanto meno un po’ inusuale, ne converrete. –

Trovare uno straccio di lavoro non mi era mai sembrato più difficile. O ero troppo giovane, o troppo impreparata, o senza una garanzia certa di continuare a lavorare che fosse all’altezza dei loro standard. Tutti volevano delle referenze, anche per le mansioni meno qualificate; nessuno sembrava disposto ad assumere una sbandata come me, men che meno per compiti che esigevano un minimo di esperienza.

Tesora, già i giovani che hanno studiato e hanno le qualifiche fanno fatica a trovare lavoro, perché per te che sei senza residenza (e quindi non sei registrata) e curriculum dovrebbe essere facile? Vabbè, almeno questo fatto è realistico.

Cammina cammina, costei arriva a ‘sto locale, il “Milagros”. Che significa miracolo in spagnolo.

Sottile come l’iceberg che fece affondare il Titanic.

Lei si infila nel locale approfittando della distrazione della reception (non so se funzioni così, al massimo sono stato in qualche discoteca) per capire con chi deve fare un colloquio.
Aspettare domani mattina? È sera tardi.

«Cerco un lavoro. Con chi posso parlare?»
«Un lavoro?» ripeté lei, tentando di sovrastare le voci, la musica e tutto il morbido caos che ci circondava. Nonostante l’ambiente sofisticato, il posto era davvero affollato. Al mio assenso ottenni finalmente una risposta. «Devi rivolgerti a Zora».
«Zora?»
«Zora Lynch, la padrona del locale» mi illuminò. «Si occupa lei di queste cose… È là, guarda. Vicino al bar».

Devo avvisare che in ‘sto locale hanno tutti nomi che non c’entrano nulla con gli altri. Ora, capisco il dare una presenza magica, ma un po’ di coerenza di stile no?

Shade Owl: – Ma poi, come hai giustamente accennato tu, proprio di sera durante l’orario di apertura deve presentarsi? Nei night a quell’ora c’è un casino che nemmeno Ellie in Modalità Sterminio, a malapena senti i tuoi pensieri, pretendi pure di riuscire a sostenere un colloquio? Che poi magari il/la proprietario/a o chi per lui/lei ha anche bevuto qualcosa e non è propriamente lucido (se non sta facendo cose che costringano a rimaner sobri, ovviamente… e se si limita alle pubbliche relazioni, allora tranquilli che bere ha bevuto…), o comunque preda degli impegni della serata… l’orario migliore è andare di pomeriggio o poco prima di cena, quando stanno preparandosi ad aprire.-

Evgenij:- Io invece vorrei anche sottolineare la stranezza di questi nomi: Mireya, Zora e poi verrà Andras. Mi sanno tanto di fantasy-baiting, così come la copertina!-

Per pura convenienza di trama, il barista di ‘sto posto (e ce n’è solo uno, che culo), ha un attacco di vomito e c’è un cliente importante ad un tavolo.

Evgenij:- Un solo barista? In un locale descritto come “sofisticato”?-

La nostra protagonista riesce a preparare un cocktail difficilissimo che il cliente vuole con cose particolari. Tanto che riesce ad evitare di essere cacciata.

«Quanti anni hai?»
«Ventuno».
«Cazzate» sibilò, stroncandomi all’istante. La osservai stizzita e lei rincarò la dose. «Non mentirmi. O ti farò uscire di qui all’istante».
«Okay» mormorai lentamente. «Ne ho diciannove».
«Sei piccola».
«Ne bastano diciotto per servire alcolici in un bar».
Il sottile filo di fumo disegnava arabeschi nell’aria, tuttavia non mi distrassi. I suoi occhi scivolarono accorti sul mio viso, proprio come il primo istante in cui mi aveva vista. Di nuovo, non capii perché.
«Dove sono i tuoi genitori?»
Esitai e distolsi lo sguardo. Premetti le labbra tra loro ricordando le sue parole, nessuna bugia.
«Lontano».
In fondo era la verità. «E dove alloggi?»
«È un interrogatorio?»
«Voglio capire chi ho davanti» mise in chiaro, accavallando le lunghe gambe. Nonostante comprendessi il suo punto di vista, quando mi ritrovavo a parlare di me mi sentivo sempre un po’ vulnerabile.
«Sto in un ostello, a Kensington».
«Kensington?» Zora sollevò un sopracciglio. «Hai voglia di scherzare? È uno dei quartieri più malfamati della città».

Certo, assumiamo una tizia che si è presentata a caso e che potrebbe benissimo essere una tossica o peggio e che sta in un ostello di una zona denominata “Zombieland” a causa della diffusione di spaccio di droghe (ma poi ci stanno un sacco di ostelli a Philadelphia, perché proprio.. ma vabbè).

Evgenij:- Zombieland è il titolo di un filmazzo un po’ stupidotto, ma assai simpatico, sulla solita apocalisse zombie. Mi era garbato anche il sequel. Certamente, sono storie molto migliori di questa. Anche dal punto di vista delle relazioni affettive! –

E comunque no, in America il limite è 21 anche per i bartender (e già la trama di basa su una cosa irrealistica). Sono peggio di noi per quanto riguarda quei lavori.

Shade Owl: – Ecco, allora ricordavo bene… ma quando mai le autrici si documentano? E poi, complimenti alla Hope… “è un interrogatorio” cosa, che stai SOSTENENDO UNO STRACAZZO DI COLLOQUIO??? Fai poco la sostenuta e ringraziala che ti sta dedicando del tempo che non era tenuta a dedicarti, dato che ti sei presentata SENZA APPUNTAMENTO, IN ORARIO DI MASSIMO LAVORO E SENZA REFERENZE DI SORTA!-

Evgenij:- Shade, calmati, ti prego! Siamo solo all’inizio…-


Mireya sente della confusione, va a vedere e segue la prima scena inquietante.

«Sì, è vero» disse una voce, strappandomi ai miei pensieri. Era stato quello in piedi a parlare. Sembrava un gigante, ma dal tono fresco e profondo che gli sgorgò dal petto capii che non doveva essere troppo più grande di me. «Mi sono fottuto la tua ragazza». Fissò il volto sotto di sé con calma innaturale. «La cosa non dovrebbe sorprenderti, dopotutto. Mi ha praticamente implorato».La ragazza in questione osservava la scena senza il coraggio di intervenire. Era vestita da cancan, forse per uno spettacolo che sarebbe iniziato di lì a poco, e intuii che fosse una delle ballerine del locale. A quelle parole strinse le labbra, bruciando di vergogna, e tutti fissarono quella scena senza muovere un dito.
Perché stavano lì a guardare?
Perché nessuno faceva niente?

Lei molla un schiaffo al tizio e una ragazza che stava lì ha questa reazione:

«Che cosa hai fatto…» mormorò lei. «Che cosa hai fatto…»

Wow, hai appena scoperto di essere in un locale dove c’è un maniaco sessuale. Sai, la strada non è così male.

«Che cosa hai fatto…» mormorò lei. «Che cosa hai fatto…»

«Tu non sai lui chi è» soffiò sporgendosi in avanti, come se avesse voluto riagguantarmi. «Tutto questo… tutto questo funziona a modo suo».
«Questo cosa?» mi accigliai, senza riuscire a capire. Un dubbio si fece strada improvvisamente tra i miei pensieri. «Intendi… il Milagro’s?» […] «Non… non sono soci. Non so bene come stiano le cose ma…» Ruby reclinò la testa, confusa quanto me. «Io sono qui da sei mesi. E di scene così ne ho viste più di quante avrei voluto». Mi lanciò un’occhiata, come se sapesse che non doveva dirmelo, ma bastò un mio sguardo per farle intuire che non avrei rinunciato a sapere come stavano le cose. «È un mezzo matto. Non scherzo. Noi gli giriamo alla larga per non avere grane, ma fidati quando ti dico che non vuoi averci a che fare. L’ho visto fare delle cose davvero tremende… So che qualche anno fa ha pestato di botte il vecchio titolare, per indurlo a vendere l’immobile».

Ahhh, è un mafioso. Sai Mireya, se c’è un mafioso come proprietario come minimo ti ritrovi con un colpo di lupara nel petto, ergo, vattene da li. Magari cambia città.

«Perché non può, Mireya» cercò di farmi capire, abbassando la voce. «Lui è a capo della sicurezza. È il responsabile degli accessi e gestisce la sorveglianza del locale. Non è un dipendente come gli altri, ma per qualche strano motivo Zora tollera la sua presenza e la gente risponde a lui quasi quanto a lei».

È il capo della sicurezza? … No, non può essere lui il protagonista maschile. Erin non si spingerà tanto in basso…
Comunque, la protagonista viene cacciata per lo schiaffo.

«Oh, non ti conviene andare su. C’è Andras con lei».
Mi voltai, confusa. Chi?
«Il ragazzo che hai schiaffeggiato»

*Controlla la sinossi* …

Erin, hai seriamente reso un maniaco sessuale e mafioso l’interesse amoroso? Ringrazia che sono talmente apatico da non stupirmi per quella che sarà l’ennesima relazione abusiva e tossica dipinta come vero amore.

In ogni caso, questa è una scena inutile perché poi Zora la va a riprendere, lei si addormenta in macchina e si risveglia nell’ufficio di Zora.

Fanwriter91: – Passaggi davvero confusi. –

Evgenij: – Ah, sei arrivato. –

Fanwriter91: – Si, mi ero perso, ma la Morte mi ha dato indicazioni. –

«Ho dovuto girare tutti gli ostelli della zona. Poi Sergei ti ha vista». Fece una pausa, lasciando scivolare gli occhi sulla finestra. «Te lo avevo detto che quel posto era uno schifo».

Ehm, sei stata tu a mandarla in strada. Al freddo. In un quartiere dove la polizia non ci sta. In un ostello malfamato.

Anche se mi pare strano che nessuno si sia fatto due domande su un tizio che sta girando tutti gli ostelli della zona (come facevi però a sapere che sarebbe rimasta in zona però non lo so) in cerca di una tizia.

Ma tanto chissenefrega di trattare tematiche interessanti, per esempio il come sua difficile la vita dei senzatetto.

In ogni caso, nulla ha senso: Zora l’avrebbe mandata via perché voleva prima vedere chi fosse, ma allora come si è procurata le informazioni necessarie per ritrovarla? Mireya le ha detto solo il suo nome, che, va bene, è inusuale, ma dubito che sia sufficiente, nel mondo reale. Ovviamente, non lo sapremo mai.

Shade Owl: – Sì, ma poi, come avrebbe fatto quel tizio a rintracciarla? Negli ostelli non c’era, e mi par di capire che non abbia dormito a breve distanza da uno di essi o dal locale… quindi era in un posto a caso. E questo Sergei l’avrebbe trovata sempre a caso? Con la fortuna che hanno tutti, qui, mi stupisce che non tentino con la lotteria…-

«L’indirizzo di un appartamento».
Per poco le chiavi non mi caddero dalle mani. La osservai sconvolta, certa di aver sentito male.
«Cosa?»
«Non correrò il rischio che mi accoltellino la barista un giorno sì e l’altro pure» sibilò seccata, scoccandomi un’occhiata priva di gentilezza. «L’appartamento è un po’ vecchio, ma la zona è sicura. Se vuoi lavorare qui è lì che starai».

Scusa cara, ma io a diciotto anni (ok, quasi) so che con un (ancora non preso) diploma di liceo classico al massimo mi fanno pulire i cessi in un hotel con una paga da fame e al massimo mi danno il caffè gratis, altro che un intero appartamento, quindi col cazzo che ti lascio la mancia. Ma siamo in America, quindi ok. Suppongo.

Evgenij:- Il Nord America Fyccinaro™, prego.-


La protagonista va in questo palazzo nel quale le capita subito un incontro un po’ strano.

Sembrava ben tenuto, con grandi finestre rettangolari scandite da cornicioni in pietra. Ci trovavamo in un quartiere tranquillo, nella zona est della città, popolato da residenti dall’aria serena e abitudinaria. Ne ebbi conferma quando un signore anziano si fermò alle mie spalle, scambiandomi forse per la nipote di una sua qualche vicina.
«Coraline…»

Non è un riferimento al romanzo di Neil Gaiman. E non c’è l’altra Madre. Purtroppo.

Passiamo al primo giorno di lavoro con James, il barista, che si fa domande sul fatto che ci sia una MINORENNE a lavorare e sappia fare cocktail difficilissimi.

Shade Owl: – Ma che, abbiamo un personaggio sano di mente? Sarà mica un Decklon? –

«È la mia età a sconvolgerti?» Mi lavai le mani nel piccolo lavandino vicino al freezer, imperturbabile. «Gli anni non sono tutto».
«Ti sbagli» ribatté. «Gli anni sono esperienza, e l’esperienza conta parecchio».

Milagros, una reazione normale!


Segue una spiegazione da parte della protagonista: sua madre era la cantante di un casinò, lei stava lì e il vecchio barista le ha insegnato. Perché non sia rimasta lì come apprendista non lo so e non viene spiegato.
Non era meglio farla andare lì a proporsi come ballerina? Ahhh, ma la ballerina è un lavoro da [Redatto]. Bel messaggio, tanto le lavoratrici in quel campo hanno già tutti i diritti, vero?


Fanwriter91: – Ma… il locale non poteva almeno fornirle delle referenze? –


E poi, di nuovo, che ce ne importa delle difficoltà, sulla possibile tematica della difficoltà di trovare lavoro, noooo, meglio fare una storia romantica con un mafioso. Ed eccolo che arriva!

Che aveva in bocca? Non fui in grado di capirlo, vidi solo che stringeva qualcosa di sottile tra i denti. Era altissimo, con un fisico imponente e definito, e i capelli di un rosso particolare e scurissimo, simile al veleno. Viravano così vicino al nero da avere sfumature cupe, e ricadevano come pennellate selvagge attorno al volto spigoloso,
enfatizzandone il fascino aggressivo.
Non potei non notare il suo volto. Le iridi erano assurde, di un azzurro talmente chiaro da risultare surreale, e risaltavano come pezzi di ghiaccio sui tratti taglienti. Gli zigomi scolpiti e i lineamenti armoniosi ma virili incorniciavano un viso da cui era impossibile distogliere lo sguardo.
Un pensiero mi ustionò prima che potessi farlo a pezzi.
Era oscenamente bello.
Ma di una bellezza cruda, ossessiva, che celava qualcosa di profondamente sbagliato. Qualcosa di letale, di follemente affascinante e spaventoso, come la lama di un assassino o il bagliore della tela di un ragno, prima del morso.
Se l’angelo della morte avesse avuto un viso, allora sarebbe stato il suo.
Nell’oscurità che ci circondava, i suoi occhi spiccavano torbidi e perforanti sotto la linea arcuata delle sopracciglia scure; profondi come l’inferno, foschi di un’emozione spietata, fissavano una cosa sola.
Una soltanto.
Me.

1) Si chiamano “Capelli ramati”, o comunque color ruggine. Tipo quelli di Rachel Dare.
2) A meno che non si tinga i capelli di due colori come Neo, deciditi.
3) Ciao Nigel (a parte i capelli diversi e gli occhi è uguale).
4) Il tizio che sai aver picchiato il proprietario precedente, maniaco sessuale e che tutti trattano manco fosse il padrino del posto ti sta fissando = perché cazzo stai ancora lì?

Shade Owl: – Perché sennò si slanta la berna. Ma apprezzo l’Elenco Numerato.-

Segue un flashback sulla divisa.

Quando mi avevano consegnato la divisa, avevo notato che la maglietta era un po’ troppo corta sulla pancia, tanto da lasciar intravedere un lembo sottile di pelle. Così ne avevo chiesta una da uomo.
«Perché? Saresti molto carina con questa» aveva obbiettato la responsabile del guardaroba, che supervisionava anche i costumi delle ballerine e tutto ciò che riguardava l’abbigliamento nel locale. «Hai un bel fisico, sei formosa, che ha questa taglia che non va?» Le avevo scoccato un’occhiata infastidita, senza nemmeno risponderle. Lei aveva stretto la divisa tra le mani con una punta di imbarazzo. Non le avevo chiesto un commento sul mio corpo, le avevo chiesto una maglietta da uomo. Punto.

Se fosse successo a me nella vita vera (che avrei anche più ragioni di farlo), sarei stato cacciato. Ma vabbè.

«Ehi!» Una delle cameriere si guardò intorno e mi osservò con occhi timidi e sfuggenti, come se avesse timore di chiedermi qualcosa e allo stesso tempo stesse morendo dalla voglia di farlo. Strinse le labbra lucide e poi buttò fuori tutto d’un colpo: «Sei tu quella che ha dato uno schiaffo ad Andras Riker?»
D’improvviso tra loro scese il silenzio. Le voci si spensero e le altre si voltarono a guardarmi. Le loro espressioni tradivano una  nervosa, famelica curiosità.Annuii appena, e la cameriera si ritrasse con le gote rosse come se avessi appena dato uno schiaffo anche a lei, invece che fatto una confessione. Si mordicchiò l’interno della guancia e guardò le altre con l’espressione di chi non sa se ha davanti un idiota o un eroe. Avrei riso della loro reazione, se non avessi saputo ciò che mi aveva raccontato Ruby a proposito di quel tizio. Persino James adesso sembrava aver perso la voglia di scherzare. […] «Ci risiamo…» fu il commento di James, abbastanza forte perché lo sentissimo tutte.

In che senso ci risiamo, quante altre volte é successo…? Mireya, scappa, che qui finisce da schifo.

Shade Owl: – A me poi continua a dar fastidio una cosa, e scusate se lo dico solo ora: è il capo della sicurezza. Ripetiamolo lentamente: È. IL. CAPO. DELLA. SICUREZZA. È quello che dovrebbe farli sentire al sicuro. Una persona che gode della massima fiducia del titolare. E inoltre il titolare potrebbe comunque cacciarlo quando gli pare, se non lavora bene o si comporta in certi modi (tipo questi). Volevo fare un discorso ragionato e profondo, ma credo che lascerò che l’assurdità della situazione aleggi semplicemente qui attorno. Tipo una scoreggia.-

Vabbè, tornando alla trama, è entrato Geordie.

«Chi è Geordie?» chiesi allora, mentre le altre cameriere si allontanavano. In genere non ero una persona curiosa, ma quel nome aveva destato reazioni difficili da ignorare, e volevo vederci chiaro.
«Vuoi dire chi era Geordie…» mormorò il grillo parlante al mio fianco. Lo fulminai. Possibile che quel ragazzo aprisse bocca solo per le sue sparate?

«Era un cliente abituale». Ruby spostò lo sguardo da James a me, con una mano sul fianco. «Un tizio molto insistente, dall’aria non proprio raccomandabile. Fino a qualche mese fa veniva tutti i giorni e aveva dei… modi parecchio discutibili»

Poi l’hanno impiccato con una corda d’oro, è un privilegio ra.. ok, no.

Ma chiamare la polizia? O farlo fuori con una coltellata, che tanto la polizia qui non esiste? Capiamoci, non è che voglia incoraggiare atteggiamenti criminali, vorrei solo un po’ di coerenza.

Mireya va in bagno, sente il vecchio porco molestate una ballerina ed interviene, ma, poiché Don Andras vuole raccogliere lui il fiore della deficiente, allora la salva.

Lo afferrò per la gola con una violenza disumana. Il cuore mi si strizzò, mentre serrava la presa fino a graffiargli la pelle, e per un istante fui certa che volesse strangolarlo. L’attimo dopo, però, gli artigliò la carne con le unghie e lo scagliò lontano da sé. Non gli fu difficile: era talmente alto e imponente che qualsiasi suo muscolo integrava una forza a dir poco devastante. […] «Grazie?» La voce suonò cupa, satura di crudele divertimento. «Credi che lo abbia fatto per te?» Il suo sguardo scese su di me, scivolò sul mio corpo prima che lui schioccasse la lingua. «Oh, forse ho interrotto qualcosa…»




Ci risiamo lo dico io, stavolta.

«Ma non mi dire. E che genere di specie siamo?»
Rimasi in silenzio e lo studiai con una punta di disprezzo per quella provocazione così diretta, indecisa se dargli corda, ma lui sembrò divertirsi a istigarmi.
«Oh no, avanti. Voglio saperlo».
«Avete tutti lo stesso modo di fare!» scattai, irata, incapace di tenere a freno la lingua. «Vi credete i padroni del mondo, pensate di poter camminare al di sopra delle regole, ma non è così. Ve ne andate in giro incuranti di tutto e tutti, come se ogni cosa vi appartenesse, con la vostra prepotenza da due soldi e quell’espressione del cazzo, ma non siete niente!»


“Ma tanto io sono protetto dall’autrice e posso fare il cazzo che mi pare. E noi due ci metteremo insieme alla fine del libro”

L’ho aggiunta io l’ultima parte, lo ammetto, ma di base il punto è quello.

Era così che stavano le cose. Ruby era stata chiara: lì comandavano in due. La giurisdizione di una finiva dove cominciava quella dell’altro, ma la donna che era venuta a trascinarmi via dalla zona più squallida della città non poteva riparare continuamente ai miei casini.

Preferisci essere nel mirino di un mafioso?

Shade Owl: – Ma quante stronzate sta dicendo, poi? La giurisdizione di una finisce dove inizia quella dell’altro? LEI È LA FOT******IMA TITOLARE DI QUELLO STRA***ZO DI LOCALE! E LO POTREBBE CACCIARE IN QUALSIASI MOMENTO! LA SUA GIURISDIZIONE È OGNI DANNATO ASPETTO DEL DANNATO LOCALE! Sono così fuori di me da essermi autocensurato… e considerate che sono un toscano maremmano che vive in Veneto, le bestemmie io le sento da quando uscivo di casa per andare all’asilo…-

Comunque, passano alcuni giorni, la protagonista va in cantina per portare su una cassa e se la prende comoda per parlare con Ruby (l’amica che non manca mai in queste storie, ma che potreste togliere e cambierebbe poco).

Era la prima volta che la vedevo con quell’aria appassionata, quasi da bambina. Nonostante il temperamento mite, Ruby mi era sempre sembrata una ragazza con la testa sulle spalle, un’indole ragionevole e un buon istinto.

Peccato che non è stato mostrato. Comunque, parlano dell’aggressione vista all’inizio del libro.

«Non so molto» rispose Ruby, segno che qualcosa, invece, sapeva eccome. «Non più di quello che dicono in giro».
«Cioè?»
«Sembra che Sabin… insomma, lei» mosse appena il mento per indicarmi la ragazza «ci abbia provato in maniera un po’ spinta. In realtà andava avanti da parecchio. Non è la prima ballerina o cameriera che ci prova, ma in genere non funziona mai. Lui non sporca la sua posizione per portarsi a letto le dipendenti. È sempre stato irremovibile su questo. Solo che… da quello che ho capito sembra che lei non fosse molto… lucida quella sera».

Ah, avete capito? Era ubriaca….. No comment.
Almeno Mireya dice che è una scusa del menga.

«Vacci piano, Mireya» mi intimò. «Non devi fartelo piacere per forza, ma almeno fingi di rispettarlo come tutti».
«Rispettarlo? Rispettarlo?» La fissai con occhi truci e allibiti. «Non potrei rispettare un individuo così neanche me lo chiedesse il Padre Eterno».
Si era preso gioco della fragilità di una persona. Si era pure divertito a umiliarla pubblicamente e ora dovevo fingere di stimarlo? Ma per cosa? Per compiacere il suo ego da squilibrato?

Io ti suggerirei di girare i tacchi, ma purtroppo il libro finirebbe subito e sarebbe un’idea intelligente. Tornando su, Mireya si imbatte in Zora.

Anche il suo abbigliamento richiamava la serata: fasciata in un attillatissimo vestito tradizionale cinese, indossava scarpe gioiello che si inerpicavano fino al polpaccio, oltre cui un profondo spacco laterale lasciava intravedere la pelle chiara della coscia. Il vestito, di un raso scuro e lucente, aveva le maniche corte e il colletto alto da cui partivano ricchi ricami dorati che le disegnavano con eleganza la silhouette e mettevano in risalto la grazia della sua bellezza.

A parte che le descrizioni dei vestiti così li accetto solo da Ellis e da un romanzo come American Psycho, non credo che quello sia molto cinese come abito.

Shade Owl: – Quel vestito è un tradizionale cinese come Cthulhu è un tradizionale Zar della Grande Madre Russia.-

Mireya chiede a Zora perché non ha mandato via Andras, e lei:


«Tu fai troppe domande» mi interruppe, rifilandomi uno sguardo definitivo. «Pensa a fare il tuo lavoro e non creare problemi. In questo posto girano già troppe voci».

Fantastico, pure l’omertà. Ci manca solo il padrino.
Ma anche tu, Mireya, fatti una spaghettata di fatti tuoi.
Parlando con James otteniamo un po’ di informazioni in più sull’interesse amoroso, ovvero che Andras si è presentato a caso tre anni fa, quando ne aveva venti.

Quindi Andras aveva ventitré anni. Gliene avrei dati di più, vista la corporatura massiccia e l’atteggiamento disinvolto che ostentava.

Eccerto, sia mai che un bad boy abbia quaranta o trent’anni.

Shade Owl: – A ventitré anni è un temutissimo capo della sicurezza che nessuno osa contestare e che può fare il bello e il cattivo tempo come e quando gli pare? Nel mio vecchio lavoro gente così me la mangiavo a colazione coi cornetti se provava a comportarsi in questo modo, e nemmeno ero io il capo impianto. Era più credibile il mio ventitreenne Justin Bieber CEO di una ditta farmaceutica…-

Ricordami di non farti mai arrabbiare.
Comunque, se siete lettori di fyccine squallide di lunga data, lo sapete il profilo. Arrogante, fa un po’ quello che gli pare, è violento e non viene cacciato. Mi concentro solo su questo passaggio.

«Non legava con nessuno, faceva un macello dietro l’altro. Era più forte di lui, ci provava un gusto malsano. Era come se… farsi del male e fare del male gli piacesse. Hai presente quelli così? Quelli che fanno di tutto il mondo il loro intrattenimento?


Vorrei ricordare che questo è l’interesse amoroso.

Shade Owl: – SADOMASOCHISMO A GOGO!!!-

Con un pizzico di voglia di morire male.
E l’autrice è pure laureata in legge. Autrice, nella realtà può finire solo in due modi: all’ospedale oppure all’obitorio. Non so di quali cause ti occupi, ma mi fa schifo che, in un paese dove i femminici fioccano e l’educazione non fa nulla, tu scrivi libri che inneggiano alle relazioni tossiche e autodistruttive. Oltre al fatto che stai romanzando un po’ il crimine organizzato. Non è proprio una bella cosa.

Shade Owl: – Ah, quindi magari è pure avvocata la Doom? Il migliore amico di mio padre è uno dei migliori avvocati di Grosseto, ha fondato il più grande e importante studio della provincia e ha vinto cause che nemmeno vi sto a elencare. Se conoscesse questa autrice scommetto che ne avrebbe, di cose da dirle…-


Chiundendo il momento saggio, Mireya riceve una chiamata. Si, tecnicamente dovrebbe posare il telefono mentre è al lavoro, ma ‘sticazzi.

Shade Owl: – Da uno che è considerato pure bravo nel suo lavoro: fidati, non lo fa quasi nessuno…-

Era un numero fisso.
Cercai di riflettere mentre i pensieri si accavallavano e l’agitazione mi pompava nelle vene, mandandomi in subbuglio il cervello.
Credevo fosse tardi, ormai erano già le nove…
Erano loro?
Veniva da lì?
«Insomma, Mireya!»
Mi voltai smarrita e James mi fissò con l’aria di rimprovero, tenendo il cellulare tra due dita. «Te l’ho già detto: mentre lavori niente telefono».
«Ridammelo!» mi sbracciai agitata, mentre il battito si impennava. Il panico mi serrò la gola, vibrò in tutto il corpo e mi spinse il cuore tra le costole. Cercai di riprendermelo, ma lui indurì lo sguardo e lo sollevò fuori dalla mia portata.
«Non sto scherzando, lo hai sempre in mano. Puoi farle dopo le telefonate…»

Mireya, calati le corna. Dovresti ringraziare che non ti hanno buttato in strada.

Comunque, è sua madre ad aver chiamato. Vi faccio un po’ di contesto.

La madre è tossicodipendente e si sta disintossicando in un centro nella città dove stava e l’ha chiamata ora.

Vi chiederete che cosa ci faccia la protagonista a Philadelphia invece di restare nella città dove sta sua madre. La risposta é….. Boh, non l’ho capito. Non so se mi sono perso qualcosa o non viene detto, ma penso l’ultima. Non è neanche un pretesto di trama, si poteva rendere Andras il dottore stronzo o un infermiere, per dire.

Shade Owl: – Oppure, e qui scrivo la trama al posto dell’autrice: per mantenere le cure della madre la Hope trova lavoro in un bar della sua città, e conosce il capo della sicurezza psicotico di questo posto. O ancora, sia lei che la madre già vivevano a Philadelphia e lei essendo ancora appena maggiorenne non aveva mai lavorato e si stava preparando per andare al college ma la madre le ha sputtanato il futuro massacrandosi di bamba, motivo per il quale non ha referenze né esperienza pur avendo vissuto lì tutta la sua vita. FINE. BUCHI DI TRAMA RISOLTI. E le ho pure fatto la cortesia di mantenere la stronzata di Andras capo della sicurezza psicotico che spadroneggia come e quando gli pare nell’indifferenza di Zora.-

Comunque, tra il barista che si ubriaca sul lavoro, un mafioso sociopatico, una tizia che copre il mafioso, una ragazza che (spoiler) ha una relazione tossica che sarà trattata alla cazzum e le ballerine stronze, bel posticino ti sei trovata.
Vabbè, seguono scene inutili tranne questo passaggio che mi ha fatto venire i brividi:

Da piccola, quando tutti si giravano a osservare mamma, le chiedevo perché la fissassero in quel modo. Lei assottigliava le palpebre in una maniera che illuminava il mondo e mi rivolgeva un sorriso che era come un gioiello.
«Se qualcuno ti fissa senza conoscerti, Mireya, i casi sono due: o ti sta giudicando o ti trova bella. A te cosa fa più paura?»

Il fatto che mi stiano fissando. Punto.
Comunque, chi ti fissa potrebbe avere semplicemente diciotto cadaveri in cantina e vuole tu sia il diciannovesimo.

Shade Owl: – Hai appena descritto Ellie.-

Chissà la puzza in cantina.


Segue una parte noiosa, James dice di trovarla bella, lei nega di esserlo, lui dice di non essere attratto da lei perché lei è troppo giovane per lui, lei gli ricorda che ha provato a baciarla e lui si imbarazza (tra un ubriacone e un mafioso, direi meglio il primo), fino a che… sul serio, com’è che nessuno a querelato la Doom per questa scena?

«Non azzardarti mai più a fare una cosa del genere senza il mio permesso».
Trasalii e spalancai la porta.
Quel che vidi mi inchiodò sul posto.
Un caos di fogli era riverso sul pavimento, ai piedi della scrivania. Il pesante portapenne a forma di diamante era stato scaraventato a terra, insieme alla cornetta del citofono e al piattino di cristallo per la cenere, ora frantumato in mille pezzi.
Zora era in piedi, vicino al muro, il volto alto e gli occhi fermi. Andras torreggiava su di lei come una belva incendiaria.
Fissai la scena con gli occhi sbarrati e la tachicardia. La collera gli mordeva la pelle, la tendeva e la faceva palpitare, i pugni erano serrati e tutta la sua mole immensa fremeva di un’energia irosa e bruciante come un asteroide.
Non lo avevo mai visto così. Sembrava imbestialito.

Questo non è neanche romanzato, no, questa è violenza vera e propria. Possibile che hanno pensato che andasse bene? Ci sono state lunghe polemiche per molto meno, sai?

Evgenij:- Concordo, ma sto anche ridendo per quel “belva incendiaria“: e che è, una nuova creatura fantasy? –

Aveva fatto del Milagro’s il suo inferno personale. Lo aveva scavato nella terra, aveva spodestato il precedente proprietario e ora ci governava indisturbato, come un perfetto signore del caos. Nessuno avrebbe potuto sovvertire l’ordine delle cose, nessuna forza buona e giusta avrebbe potuto penetrare tra quelle pareti: lì regnava un angelo, occhi osceni e anima in decadenza. Uno squarcio a ogni sorriso, la morte a ogni risata. E una bellezza che era come un’agonia.

Non la combatti, una creatura così. Tra le palpebre ha labirinti da cui non si può uscire. E ogni peccato che puoi immaginare passa per forza dalle sue mani.

Ma io dico, Zora, perché non l’hai cacciato al primo sgarro? O ha chiamato la polizia?

Salto temporale di quando torna all’appartamento. Lei nota che la sua vicina (‘na vecchia pazza) ha lasciato la porta aperta e lei, senza permesso, entra, e vede una bambina.

Era vestita in modo grazioso, con la pelle pulita e i capelli ordinati, sola e chiusa in quella stanza.

Mi avevano sempre detto che non potevo immaginare di che cosa fosse capace, che non ne avevo idea. Ma i suoi occhi sbarrati me ne diedero conferma.

La sua espressione terrorizzata ancora di più.

No, Erin, ti prego, la pedofilia anche no..

Dei passi. Lenti. Proprio lì nell’appartamento.
Il cuore non resse. Ansimai agitata e il panico mi assalì.
Senza riflettere, mi infilai nella stanza e mi gettai dietro una poltrona, rannicchiandomi come potevo, mentre gli occhioni della bimba mi fissavano intensamente. Le lanciai uno sguardo allarmato, ma lei in qualche modo sembrò capire che non volevo farle del male.
Riconobbi l’andatura decisa che rimbombò per la casa, i rintocchi pesanti che risuonarono sempre più vicini.
Mi raggomitolai più stretta, cercando di sparire.
D’improvviso, la sua presenza sulla soglia divenne un veleno che mi paralizzò.
Sapeva che c’era qualcuno. Avevo lasciato la porta aperta.
Le suole dei suoi anfibi scricchiolarono. La sua presenza si irradiò nell’aria, mentre si avvicinava al letto. Vidi la sua ombra allungarsi sul piumone come un serpente nero: si fermò dritto davanti a lei, sovrastando quella povera creatura.

Ebbene, si. Hope ha scoperto che Don Andras il maniaco vive vicino a lei = scappa da lì e cambia città.

Comunque, per fortuna non succede nulla di anche solo vagamente pedofilo (anche se penso perché c’era lei e non è molto intelligente fare cose davanti ad un testimone).

Va bene, vi anticipo che si tratta della sorellina. Però, considerando il tipo, i servizi sociali li chiamerei comunque.

Ah, vi ricordate la scena nel Fabbricante dove Nigel, dopo la rissa a scuola, si mette il ghiaccio sui lividi e minaccia Nica di picchiarla?

Bene, qui c’è la stessa identica scena. Solo che lui entra in casa di Mireya, violando pure il domicilio e non ha ferite. Non ancora.

Bah, ho già mal di testa. Passiamo al capitolo 8.

Le telefona sua madre, della quale non ho capito l’utilità se non fare andare la protagonista lì e darle una parvenza di “personaggio tragico”. Io ancora mi chiedo cosa ci sei andata a fare a Philadelphia invece di restare nelle vicinanze con tua madre. Non c’era lavoro lì? Sul serio? Ma poi, dove sarebbe questo “lì”?

Comunque, è strano che nel libro sia già Natale mentre sto scrivendo questa recensione a giugno.

Mentre Mireya passeggia, rivede la bambina con la vecchia pazza e scopriamo che questa Hope è ispanica alla lontana.

Evgenij:- Considerato il nome, ha senso.-

Prima di esultare al miracolo sappiate che la scrittrice è la stessa che ha inserito una coppia di lesbiche solo per poter dire di essere inclusiva. E ammetto di esserci cascato con tutte le scarpe nella mia recensione precedente.

Shade Owl: – Anche le compagnie telefoniche affermano di essere All Inclusive, ma mica gli faccio la parata per questo. Okay, ho detto la cazzata, andiamo avanti…-

«Messicane?»
La osservai scuotendo piano la testa. L’insistenza sul suo viso mi spinse ad aggiungere, piano: «La mia bisnonna era colombiana».
«Ah» gioì lei, come se quell’informazione mi rendesse in qualche modo familiare. Sapevo che non si vedeva affatto, non avevo la pelle olivastra o un viso esotico e delicato. Ero pallida, con uno sguardo allungato e i capelli neri come l’ebano.
«Mireya… mi è familiare» mormorò Carmen, pensierosa. «Qualcosa legato alla tradizione latina… non era il nome di una santa?»

No, significa semplicemente “da ammirare”.

Shade Owl: – Non ha quindi molto a che fare con questo schifo.-

La protagonista torna all’appartamento e sente la bambina piangere. Se credete che i salti temporali facciano schifo, a parte che sto skippando roba inutile, anche nel libro non si capisce a volte che si è cambiato scena, quindi almeno sono scusato. Peccato, perché per lo meno la scrittura è più scorrevole che nel Fabbricante.

A quanto pare Andras tiene talmente tanto a sua sorella che si mette le cuffie a tutto volume mentre si allena per non sentirla piangere. Almeno mettiti un solo auricolare, come faccio io con la mia di sorella.

Shade Owl: – E scommetto che la Doom vorrebbe pure fare intendere che è un bravo fratello maggiore a prendersi cura di lei da solo…-


In realtà ci sta anche la vecchia pazza che non ho ben capito che rapporto di parentela abbia con loro, ma ora è fuori e penso che l’intento sia quello.
E vi ricordate quando vi ho detto che mancava solo un padrino per rendere questo libro un mafia romance? Ecco.

Era un uomo sui cinquanta, cinquantacinque anni, il portamento superbo e il fisico sagomato da un completo grigio perla. I capelli, folti e brizzolati, erano accuratamente pettinati all’indietro, e la barba squadrata al millimetro delineava una mandibola virile e pronunciata. Aveva uno strano fascino negli occhi duri, affilati come schegge, e il bastone da passeggio a cui si appoggiava brillava di un immenso smeraldo incastonato sulla sommità. Dubitavo che servisse ad altro che non fosse il puro vezzo di ostentare la sua ricchezza, e dal modo in cui ci si appoggiava a stento ne divenni certa.
Chi era?


Si chiama Archer, ma a me piace chiamarlo Don Corleone di Fate. Da quello che ho capito ha un conto aperto con lei a causa di suo padre, ma non ci viene detto altro.

«Non oserai toccarmi, Zora. Siamo noi ad aver reso grande questo posto. E tu lo sai. Lo sai a chi devi la tua lealtà». Le parlò a un soffio dal viso, mangiandola con gli occhi come se fosse feccia. La più desiderabile, sensuale feccia che avesse mai avuto il piacere di trovarsi davanti. «C’è un codice morale persino tra la gente come noi. E tu sai, sai nel profondo che non oseresti fare assolutamente nulla. Dico bene?» I suoi occhi scintillarono di bieca soddisfazione, saturi di una brama che li rendeva foschi come acque torbide. «Ora perché non dici al tuo bambolotto di portarmi un sigaro e non mi fai vedere che siparietto avete messo su…»

Però arriva Don Andras e mette entrambi K.O.
Ho la sensazione che finirà male per Andras.

«Bastardo rinnegato, pezzo di…» Ma una pressione gli strappò la parola, tingendogli l’incarnato di un rosso virulento.
«Di rinnegati qui ce ne sono due». Andras inclinò il volto, come un serpente che stritola la sua preda. «Cambia solo il tipo di famiglia, non trovi?»

E qui abbiamo la conferma che Andras è un mafioso. Sono schifato.
Passiamo ad un’altra scena abbastanza divertente. Mireya porta dei cocktail a delle ballerine (ma non ci stanno cameriere? Deve farlo una dei due soli baristi?), che stanno trafficando con i propri costumi e un paio di. Manette?

Shade Owl: – Ora siamo nelle Cinquanta Sfumature di Schifo?-

Vabbè, viene incatenata, ennesimo riempitivo completamente inutile (ma in fondo gran parte del libro ha riempitivi) scopiazzato dal Fabbricante con Andras al posto di Nigel. Mireya scappa dopo che lui la libera e scopre quattro chiamate perse dell’ospedale.
Non penso comunque che i dipendenti di un locale esclusivo possano usare il telefono durante il servizio. Ma in fondo che me ne importa.

Il prossimo capitolo di apre con lei che va nella struttura dove sua madre si sta riabilitando… e il dottore le dice che

«Alcune ricerche hanno mostrato che includere familiari nel processo di recupero apporta miglioramenti significativi» cominciò. «Per questo motivo, alcuni centri offrono una terapia familiare come parte del loro programma. È giusto che tu sappia che noi non procederemo in questo senso».

Perché, udite udite:

«Quando chi fa abuso di sostanze è un genitore, una madre nel vostro caso, il rapporto che si crea con la sostanza è assimilabile a quello con il figlio. O la figlia. Mi segui?»
[…]

«Si crea un’ambivalenza, cioè un sentimento che non porta sempre e solo a trascuratezza, ma anche a iperattaccamento. Il genitore non diventa abbandonico ma sviluppa un legame simbiotico con il figlio, visto come unico oggetto d’amore possibile. Da quello che mi hai detto, voi due siete cresciute insieme. È vero?»

Fanwriter91: – … –

Evgenij: – Non sono sicuro di aver capito… –


Ora, non so nulla della riabilitazione dalla droga, ma escludere i parenti da qualcosa del genere non dovrebbe essere illegale?

Shade Owl: – Okay… un momento, eh?- (Prende il telefono e chiama casa sua.) – Sì… Ciao, Gaia… No, non sto bevendo, oggi me l’hanno vietato… C’è Cthulhu? Ah… No, non passarmelo, al telefono è peggio che dal vivo. Digli solo che ho un dottore per lui. E tutta una clinica.-

Ecco perché mi servivi sobrio.

Shade Owl (ancora al telefono con la gatta): – E digli anche di sbrigarsi.-



Comunque vuole che non si sentano più. E quella sera, ripensandoci (o almeno da quello che ho capito, lo stacco di scena lì fa particolarmente schifo), Mireya sviene e si risveglia nell’ufficio di Zora.

Shade Owl: – Svenimenti a caso! Dante Alighieri, sei tu?-


«Hai rotto ben due bottiglie nel giro di un’ora e James è rimasto da solo per tutta la sera. Se i ritmi sono troppo duri per te, sei libera di trovarti un altro lavoro».

Ma dico, in un bar esclusivo avete un solo barista?
Comunque non la licenzia, ma le dice di riprendersi. Non le fa neanche pagare le bottiglie rotte.


Mentre esce, Mireya scopre da James che non è stato Sergei ad aiutarla, ma Andras.

E quindi? Che doveva fare? Lasciati lì? Il Don ha comunque una reputazione da mantenere.
Ma adesso c’è il test di coerenza:

Appoggiato contro la parete, nel cuore profondo della notte, il corpo immenso di Andras comparve alla tenue luce del corridoio. Aveva una mano ancorata al muro, la figura curvata in avanti come un albero ritorto. Le labbra di un rosso violento erano l’unica cosa che spiccava sotto i ciuffi di capelli. Le gambe, un viluppo solido di carne e ostinazione, erano piantate a terra con tutta la forza con cui, senza pietà, cercava di raggiungere il suo appartamento.
[…]
Lì, coperto dalla mano che cercava di premerci sopra, un alone scuro e appiccicoso gli imbrattava la stoffa sul fianco.

Ora, ricapitoliamo cosa è Andras:
1. Un violento
2. Un misogino che picchia chi ci prova con lui
3. Uno che picchia la sua socia
4. Un mafioso
5. Un delinquente
6. Un maniaco
7. Un ragazzino arrogante
8. Un pessimo fratello
9. Un tizio inquietante
10. Uno sai aver picchiato il proprietario precedente
11. Uno che sembrava stesse per metterti un colpo di lupara negli occhi

Shade Owl (coi capelli improvvisamente lunghi, dritti e biondi): – IL MIO POTERE È ARRIVATO OVER 9000!!!!-

*Si sposta per il calore*

Se il personaggio è coerente, come minimo dovrebbe sputare sopra di lui e poi ballare sul suo cadavere.
Ma invece no, lei lo salva nonostante lui continui ad insultarla.
Ma non si parla neanche di omissione di soccorso, perché non mi pare ci siano le telecamere.

Vi ricorda Nica che salva Rigel? Bene, perché pure il discorso che fa è quasi identico a quello che fa Rigel a Nica sulla falsa gentilezza e sul fatto che le emozioni rendano deboli.
Perché se io non ho emozioni mi danno del sociopatico e dell’automa, invece?

DECIDETEVI.

Anyway, saltiamo alla prossima scena degna di nota. Lei sente la sorellina di Andras piangere, la consola, lui entra e la getta sul divano con violenza, quasi la volesse violentare. Utilità della scena: zero.

Segue ennesima chiamata del dottore:

«Tua madre sta bene. Procedere con cautela è fondamentale, ma sapevamo che recidere i contatti con te avrebbe innescato una reazione».
«È stato uno sbaglio» avevo sussurrato. Quelle parole mi avevano pulsato in un punto preciso sotto il costato sinistro.

Ma va? Almeno la vuole reintegrare nella riabilitazione.

Shade Owl: – Cthulhu non è ancora arrivato? Se non ci sono io se la prende proprio comoda…-


Inoltre scopriamo che la tizia aggredita all’inizio aveva detto durante il litigio con Dave, il fidanzato violento (wow, due fidanzati violenti), che era andata a letto con Andras e così lui l’aveva picchiato.

«Dave è sempre stato estremamente geloso di lui» si giustificò, con una voce sottile sottile. «Dal primo giorno in cui l’ha visto. Non riusciva a credere che un tipo del genere sotto sotto non si approfittasse delle ballerine, e non tollerava che dovessi lavorare in un posto in cui era proprio uno come lui a decidere chi mettere alla porta».

È così che vedi i maschi cis e fidanzati ideali, autrice? Dei maniaci in preda al testosterone?

Shade Owl: – Bene. Mi ritengo offeso. E non sto scherzando. Ne avrei di cose da dire alla Doom, ma anche se non sembra sono un signore, grazie al cielo… è per gente come lei che la mascolinità tossica continua a propagarsi.-

Più che altro mi preoccupo per le ragazzine si bevono la cazzata che queste sono relazioni a cui aspirare.

Evgenij:- O che comunque rientrino in una sorta di normalità. –

Comunque, dopo due capitoli di nulla, c’è un evento importante al locale, e quindi lei deve fare assaggiare dei liquori fatti preparare per i clienti, per questo la vestono e la truccano e….
Sul serio, quelle pagine possono essere riassunte con “sono fighissima in un modo che voi, lettrici, non sarete mai”. Però è insignificante per tutto il libro e anche dopo.

Quello che invece è significativo è che dei tizi la molestano e c’è un altra scena di salvataggio dallo stupro. Comunque, adoro che l’autrice tenti di affossare il fatto che Andras sia un sociopatico con questo. Sta migliorando con la manipolazione del lettore (confessione dal backstage e spiegazione: ammetto di aver fatto un po’ di fatica a ricordare che Andras è un pezzo di merda, perché ora c’è l’hanno presentato come un eroe che salva Mireya).

Nel capitolo successivo Mireya affronta Zora sull’avere mentito:

«Non mi sembra il momento di parlarne».
«Invece ne parliamo!» mi alterai, sbattendo rabbiosamente la porta dietro di me. «Perché qui sono tutti bravi finché si tratta di pettegolezzi, ma quando c’è da parlare sul serio nessuno dice mai un cazzo!»

Zora mi scoccò un’occhiata ammonitoria. «Non alzare la voce».
«Allora rispondimi!» rincarai, furiosa, mentre tornava a darmi le spalle. «Perché mi hai mentito? Perché non mi hai detto che è stato lui a portarmi nel tuo ufficio, quando sono stata male? Che diavolo succede? Dimmelo!»

Ciccia, è la tua datrice di lavoro. Un po’ di rispetto. E poi che cavolo c’entra che è stato Andras ad aiutarti? Se fosse arrivato qualcuno a vedere sicuramente avrebbero disertato il locale.

E poi smettila di voler sapere a tutti i costi i cazzi degli altri.
Sentite invece la motivazione:

«Tu… gli ricordi qualcuno».
«Qualcuno? Chi?» I suoi occhi mi suggerirono una risposta fin troppo evidente. «Un membro della sua famiglia?» indovinai, cominciando a intuire che tutto stesse lì, proprio lì, in quella voragine dove non esistevano albe o sorrisi.

Non c’è bisogno di dire perché sia inquietante. E comunque pare la motivazione di Massimo in 365 Giorni. Strano, eh? La monnezza si assomiglia tutta.

Mireya va a chiedere spiegazioni ad Andras:

«Era così prevedibile che avresti incolpato me» affermò, con quello sguardo che urlava scandalo e il viso bello in maniera indecente. «È l’unico modo per convincerti che non lo volevi. Per non dover ammettere a te stessa di avermi ricambiato, prima che il tuo orgoglio mi respingesse. Non è vero?»

Ma se ti comporti come un sadico sociopatico per tutto il tempo! È come se Andras sapesse di essere il protagonista maschile e se ne compiacesse!

«Ti senti sola. Ma non ami chi ti tratta con pietà o commiserazione. Hai bisogno di qualcuno che aggredisca la vita, che la deformi sotto il peso di una forza che tu hai sempre voluto. Qualcuno che si preoccupi soltanto per te, che ti resti accanto, che ti protegga come non ti ha mai protetto nessuno. Non è vero? Non è questo quello che vuoi?»

Potresti togliere la parte relativa all’aggredire?

Shade Owl: – E magari anche la parte “hai bisogno di qualcuno che ti protegga”. In pratica, vuol dire “tu da sola non sai fare una sega, ti serve qualcuno che ti tenga al sicuro, ti dica cosa devi fare e dove andare perché la sa più lunga di te e sa cosa è meglio per te più di quanto non lo sappia tu”. Ma andassero tutti a cagare…-

«Tu non sai nemmeno che cosa significhi amare» sibilai, con la repulsione nella voce e le lacrime agli occhi. «Un sentimento così… puro, sincero e dilaniante, tu non sei in grado di provarlo».

Dopo l’ennesima botta agli aromantici, l’hanno capito pure le pietre che questo è malato.

Troppo presa a strapparmelo a unghiate dal cuore, finché alla fine l’unico rimasto a capirmi era lui, l’unico a restarmi sempre accanto era lui, l’unico a consolarmi quando sprofondavo in quella battaglia senza fine… era lui. […] E mi ero fatta accecare dal desiderio angosciante di ferirlo, di spezzarlo, di ficcargli a forza una mano tra le costole e farlo sanguinare, proprio come lui aveva appena fatto con me. Avevo sperato di farmi largo tra i nervi, trovargli il cuore e stritolarlo, artigliarlo e metterlo in ginocchio come accadeva alla mia anima ogni volta che il suo sguardo mi sfiorava. Di fargli sentire quella sensazione di dilaniante agonia, di universi scellerati nel sangue, di stelle infilate nel respiro come un castigo doloroso, senza rendermi conto, ancora una volta, di starmi aggrappando al motore dei miei sentimenti pur di non crollare.
Forse aveva ragione.


No che non ne aveva, visto come si è comportato con te.

Mireya va DI NUOVO da lui, le dice di Sabin e abbiamo risolto il problema. Chissene di un inutile personaggio secondario.


Si nota che mi sono rotto i coglioni?

Shade Owl (aprendo una bottiglia di vodka): – Sì, pure io. Non ditelo a Gaia.-

*Si apre pure lui una bottiglia di Nero d’Avola*

Nel capitolo 19, in maniera analoga a quanto accade nel Fabbricante, è un flashback sulla vita di Mireya e sul come sua madre è diventata dipendente.

C’è una cosa che ho capito nei miei pochi anni su Wattpad (perché in fondo il mio primo posto in cui parlare di scrittura è stato quello): se una situazione o un pretesto può essere sostituito da qualcos’altro e la storia è la stessa, allora quella tematica è inutile.

E la tossicodipendenza della madre di Mireya si becca un bel si. Si toglievano solo le chiamate e le visite all’ospedale.

Shade Owl: – Guarda, non ti serviva Wattpad. Lo potevi capire benissimo da schifezze tipo Bryan di Boscoquieto, dove la metà delle situazioni servono solo a riempire spazio e aggiungere pagine. Tagliale e non cambia una sega. E parlo di ROMANZI CARTACEI MAI PASSATI PER WATTPAD.-

Ultimo incontro tra le due (come la madre sia arrivata dalla figlia è un mistero):

«Perché?» Il suo timbro carezzò il silenzio, flebile. Una contrazione mi attraversò il petto nell’udirlo ancora, come se toccasse parti che sarebbero rimaste sempre bambine. Lei non mi guardò, ma nelle pieghe di quelle parole percepii un tormento lacerante. «Perché mi hai lasciata lì?»
«Mi stavi facendo a pezzi» sussurrai in un filo di voce. Quell’ammissione mi demolì l’anima, mostrandone i lividi, i tagli e gli squarci mai guariti. Le lacrime mi offuscarono la vista, dolorose, e i suoi contorni si sfocarono in quel calore. «Mi stavi uccidendo, mamma…»

Non sprecherò altre parole. E neanche la Doom, visto che si risolve il tutto in poche parole.

La madre se ne va, lei si sveglia con Andras come cuscino (ma allora è un vizio sta cosa di trasportare la gente mentre dorme), chiacchiere sul passato tragico, prossimo capitolo dove fa albero di Natale con la sorella di Andras.

«Andras» mormorò, pronunciando quelle lettere come se non fossero le sue, «ha origini molto antiche. Secondo la religione cattolica, è il nome di uno degli angeli caduti».

In effetti, era proprio un demone conosciuto per uccidere chi lo evoca: ha senso.

E, udite udite, scopriamo a chi somiglia Mireya. A Coralline, la sorella di Andras.

Si, avete capito bene. Questo si è innamorato della sosia della sorella/sorellastra(non si capisce bene).

Fanwriter91: – I Lannister approvano. –

Erin, perché infili l’incesto nelle tue storie?
Ho sorvolato questo nel Fabbricante di Lacrime perché in fondo Nica e Rigel non erano fratelli biologici, ma tra Andras e Coralline (personaggio tra l’altro spuntato solo ora, a parte la menzione a caso della zia capitoli fa, quindi dovrei dispiacermi se non la conosco?) c’è un legame di parentela.
Non è romantico, è una cosa disgustosa e sbagliata sia da un punto di vista etico che filosofico.

Ah, c’è anche un capitolo conclusivo con Andras in prima persona.

Rendendo completamente passiva la protagonista e ignorando tutto quello che ha fatto prima, scopriamo che è stato lui a chiedere a Zora di darle il lavoro e ha coprirla per tutto. Non è un po’ inquietante sta cosa, considerando cosa è stato detto prima?

E non me ne frega un cazzo se ti ricorda una persona cara. Tra l’altro, ciò non spiega il suo comportamento nei suoi confronti: poteva semplicemente ignorarla o provarci in un modo normale.

Shade Owl: – E poi che cacchio impone l’assunzione di qualcuno, lui? Come ho già detto, È ZORA LA PROPRIETARIA DEL LOCALE! TOCCA A LEI DECIDERE! NON FREGA NIENTE A NESSUNO DI QUELLO CHE PENSA LUI! Al massimo lui poteva dare un parere controllandone le referenze, verificando che non fosse pericolosa! FINE! Non ha alcuna voce in capitolo! Se fosse stato un socio paritario allora okay, avrei potuto parzialmente capire perché continuasse a mettere bocca e a fare un po’ il cazzo che gli pareva, ma qui stiamo davvero andando oltre ogni ragionevole pretesto! La Doom era più sbronza di me a San Patrizio quando ha scritto questa roba! –

Come ho detto prima lui ha picchiato il proprietario del posto per convincerlo a vendergli l’immobile. Ma in realtà non è che ci abbia capito molto da quel punto di vista, visto che mancano ulteriori informazioni.

Eh, finalmente ho fin…

Evgenij:- Ma come, finisce già?! – (Gli altri recensori lo guardano malissimo.) – Non fraintendetemi, meglio così, ma non è successo nulla di interessante! Cioè, i due dementi manco si sono messi assieme! Pare di essere a metà di una fyccina abbastanza prolissa, o anche a un terzo. –


Cosa, c’è un seguito?

Ma porca…

Evgenij:- Ah-ha! Ora è tutto chiaro! Due libri portano più quattrini di uno solo. Però uccidono anche il doppio di alberi, Dottoressa Doom! –

Diamo a Cesare quel che di Cesare: l’ambientazione aveva del potenziale ed era semi-originale, PERÒ…

1) Non sono riuscito a percepire l’ambiente, non è neanche descritto bene, il quartiere malfamato è stato scritto in modo stereotipato e relegato ad una sola scena. Analogamente, non si sente molto dell’atmosfera del locale. Ma poi James con il motorino (scena omessa, ma c’è), ma che cavolo? Se ‘sta storia fosse stata ambientata a Palermo o ad Amsterdam, non sarebbe cambiato nulla.

2) Un altro grande problema sono le tematiche della tossicodipendenza, della criminalità e gli abusi, tematiche pesanti che però sono passate in terzo piano. Il motivo per cui la madre inizia a drogarsi non solo è relegato ad un solo capitolo, ma pure trattato in modo raffazzonato.

3) Il rapporto simbiotico della protagonista con la madre, che poteva essere uno spunto di sviluppo narrativo, viene relegato in poche scene e poi risolto in fretta. Stessa cosa accade alla tematica criminalità che si sarebbe potuta sostituire semplicemente con Andras che fa combattimenti clandestini in classico stile fyccinaro e non sarebbe cambiato nulla. Ok che è una romance, ma per me vale la regola di Čechov.

Se c’è gente che dice “se non ti piace non leggere”, io potrò dire “se non è utile in alcun modo non inserire” (la commerciabilità e il volersi spacciare per maturi con sesso e violenza gratuita non si applica).

Nel tuo caso Erin, o spostavi la romance in secondo piano o non inserivi tematiche così serie.

Shade Owl: – O non scrivevi niente in vita tua…-

4) Mireya dovrebbe essere una protagonista generica “forte”, ma in realtà è una mocciosa arrogante che si lamenta ogni tre per due della vita che fa schifo (non che ci sia nulla di male a lamentarsi, anche a me capita, ma risulta antipatica) con ancora meno carattere di Nica, che almeno aveva la sua passione per gli animali.

5) Andras è Rigel ma versione mafiosa. Sono uguali. Anzi, in realtà lui è peggio perché almeno Rigel non si è innamorato della sosia della sua sorella/sorellastra.

6) Gli altri personaggi? Anonimi. C’è qualche accenno di personalità con James, il barista alcolista, che temo sarà il terzo membro del triangolo amoroso che si formerà nel presunto seguito.

7) Arco narrativo? Assente.

8) Ci sono un sacco di scene copiate direttamente dal Fabbricante, come se l’autrice avesse solo cambiato dialoghi, nomi e location.

9) La romance è trattata pure peggio che nel Fabbricante, visto le quantità di insulti che i due protagonisti si lanciano. E il fatto che Andras mostri veramente di essere un maniaco non fa che peggiorare il tutto.

10) La copertina non c’entra nulla con la trama, e fa vagamente pensare a un fantasy, così come accadeva con il precedente libro.

Ok, questo è il primo libro di una saga, ma è una delusione e non mi ispira a leggere i libri successivi. Dio, che mal di testa.

Ringrazio di nuovo lə lettorə per l’apprezzamento e lə miə collaboratorə per l’aiuto a stilare questa recensione.

Auf Wiedersehen,

SpectreThief

7 pensieri su “Stigma (Baciamo le mani, Don Andras!)

  1. È assurdo vedere come questi autori non crescano mai pur continuando a scrivere. La tipa che ha scritto Kiss me like you love me e va in giro a minacciare di querela chiunque critichi la sua saga ( Matteo Fumagalli ha lavorato duramente alla recensione e ha dovuto eliminare tutti i video per evitare la denuncia…) ha cominciato una nuova saga che sicuramente sarà identica alla prima per messaggio di fondo e la relazione sarà comunque disfunzionale. Mah…

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  2. Ad una parte di me piace pensare che scrivano così solo perché é una formula che vende, ma una parte più razionale dice che credono davvero di scrivere cose belle. Spero che la Doom non ci denunci.

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  3. La romanticizzazione delle relazioni tossiche è una cosa che non capirò mai, e tantomeno capirò mai la romanticizzazione della mafia. Ma poi, il Tizio che si innamora della sosia della sua sorellastra, dovrebbe essere una sorta di reference al Il Padrino III, o solo un dettaglio trash inserito a caso?

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