Blackwargreymon e il libero arbitrio

Qui è il vostro fanwriter91, pronto a presentarti un buon antagonista: Blackwargreymon, della seconda serie dei Digimon!
Forse i più giovani tra voi non lo conoscono (la serie andò in onda quando avevo tipo dieci anni).
In tal opera, una cattiva è in grado di trasformare degli obelischi oscuri in digimon privi d’anima (praticamente degli automi) ma fondendone cento crea un sovraccarico, dando vita a un essere senziente.
Blackwargreymon, sconfitti facilmente i protagonisti, si rifiuta di obbedire e decide di cercare qualcuno al suo livello (comprensibile: essendo creato per combattere, anzi, per distruggere, il suo primo pensiero è cercare soddisfazione nella lotta).
Tuttavia non trova avversari alla sua altezza e ciò lo porta a un senso d’insoddisfazione che poi degenera in frustrazione. Durante uno scontro con altri automi, Blackwargreymon vede un fiore che sta per essere calpestato, e lo protegge. In seguito alla vittoria, per sfregio verso questo suo impulso e verso la debolezza di tal fiore, lo calpesta. Il digimon si è reso conto di aver provato qualcosa di strano: è empatia, il desiderio di proteggere la vita in quanto lui stesso è un essere vivente, ma questa è una ribellione al suo scopo apparente. Inoltre nel mondo in cui si muove la forza è tutto.
Ha degli scontri, sia fisici che verbali, coi protagonisti, e ha ancora ricordi di quel fiore. Emblematico il titolo dell’episodio “Se avessi un cuore”: Blackwargreymon s’interroga sulla sua natura, sa dei sentimenti ma non li sa definire. Quando incontra Agumon, digimon protagonista della prima stagione e capace di evolvere il Wargreymon (una vera controparte luminosa), la prima cosa che l’oscuro gli chiede è se sia stato creato con gli obelischi (ricerca di qualcuno che abbia avuto/abbia i suoi stessi problemi), mentre la seconda è chiedergli dove sia il cuore. Se a occhi superficiali pare una domanda banale e infantile, in realtà il personaggio sta cercando di definire i suoi sentimenti, ma essendo al mondo da pochissimo ed essendosi relazionato solo con avversari, non capisce cosa prova e come colmare il vuoto interiore. Non ha affrontato l’infanzia, l’adolescenza, uno sviluppo graduale.

“Nel momento in cui ti accorgi di avere un cuore, non sei più semplicemente un oggetto inorganico”.

Ciò però non basta a Blackwargreymon, ossessionato dal desiderio di scoprire il significato della sua esistenza. Lo scoprire che alcune pietre magiche gli infondono un grande dolore e sono capaci di far apparire un potentissimo digimon (Azulugmon) lo spinge a cercarle, convinto di trovare l’unico avversario alla sua altezza e risolvere il conflitto interiore. Azulugmon, però, lo ferma come nulla fosse, e lo incita a cercare il proprio scopo. Compreso che non è la lotta che cerca, l’oscuro guerriero parte per cercare sé stesso.

In seguito a vari eventi giunge nel mondo reale, dove cerca di uccidere un umano posseduto da un digimon malvagio. Agumon, digievoluto, lo affronta assieme a un alleato. Sconfitto, Blackwargreymon si placa, e in seguito verrà gravemente ferito per fare da scudo a un essere umano, di fatto salvando una vita come, in cuor suo, aveva sempre davvero voluto. In punto di morte, il fiero guerriero non perde tempo in lacrime o dolori: si libra in cielo e quando il suo corpo si dissolve, i suoi resti chiudono un pericoloso varco dimensionale, ponendo fine a gravi squilibri tra i mondi.
Il viaggio di Blackwargreymon termina con la sua morte, ma ha trovato il suo vero scopo. Le sue azioni sono un grande elogio al libero arbitrio, perché, pur essendo stato creato per distruggere la vita, ha deciso di salvarla.

Un saluto,
il vostro fanwriter91

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